Il 3 febbraio è San Biagio, protettore del “canèl” e salvatore del “porsèl”
Il dialetto bergamasco si sbizzarrisce per la ricorrenza, tra panettoni e benedizioni

Di Ezio Foresti*
Il giorno di San Biagio, San Biàs, anche da noi è usanza consumare un piccolo pezzo di panettone, superstite delle festività natalizie. L’abitudine non sembra avere origini bergamasche, ma milanesi.
Si racconta che un tempo una donna si fosse recata in una chiesa, portando con sé un panettone da benedire. Il sacro luogo era gestito da frate Desiderio che si dimenticò dell’incombenza fino quando la massaia tornò, il 3 febbraio. Pentito per la propria dimenticanza, il religioso si recò nella sacrestia, dove pensava di non trovare più nulla. Miracolosamente invece il dolce era ancora lì, più grande e più gustoso di prima.
L’assaggio fuori stagione possiede un potere taumaturgico, perché serve ad allontanare i fastidi tipici dell’inverno. E qui si innesta un’altra leggenda, quella appunto di San Biagio.
Mentre veniva condotto al patibolo dopo essere stato torturato, il santo fu raggiunto da una madre con il figlio in braccio. Il piccolo stava morendo, soffocato da una lisca di pesce, e San Biàs lo salvò con l’aiuto di una mìgola de pà di dimensioni generose.
Echi di questa narrazione si trovano nella nota invocazione San Biàs a l’te presèrve la góla di rèsche de pèss e de töt ol rèst, da pronunciare durante la benedizione, perché Ol dé de San Biàs a s’benedès canèl e nas.
Il rito si pratica anche oggi, ma l’influsso benefico del santo non si limita alla protezione di gola e naso. Siccome prima dell’esecuzione venne torturato con pètegn e scartès, pettine e scardasso, arnesi muniti di denti ricurvi simili a quelli di cardatori e tessitori, scartesì e tessànder, è il protettore di entrambe le categorie.
Vista l’importanza dell’industria della lana e della seta nella Bergamasca, non stupisce che la devozione ancora oggi sia molto sentita. Ma San Biagio è anche patrono di contadini e animali, con la motivazione che avrebbe ridato a una vedova il maiale che le era stato sottratto da un lupo. E il porsèl, lo sappiamo benissimo, è un bene prezioso.
*in memoria