Il Corno Stella, racconto di un amore
Di sicuro non ho buona memoria. Ma, nonostante questo, ricordo benissimo la mia prima salita al Corno Stella, la montagna più alta del comprensorio di Foppolo. La ricordo come fosse ieri. È stato il 4 luglio 2008, giorno precedente al compleanno di mia figlia Maryjane. Conoscevo poco la montagna, ero alle mie prime escursioni, fatte perlopiù nei rifugi. Allora ero ancora sposato, l'ex moglie mi guardava di sbieco ogni volta che nominavo le montagne. Così, per coniugare la famiglia con il mio nuovo hobby, mi costringevo a levatacce alle quattro del mattino. Quel giorno alle 5 e mezza ero già a Foppolo, sul bel sentiero che porta alla terrazza Salomon e poi al lago Moro, perla di origine naturale posta proprio le pendici del Corno Stella.
La prima magica salita in solitaria. Parte proprio dal lago il sentiero tracciato dai pionieri del CAI di Bergamo nel lontano 1875 e utilizzato ancora oggi come via normale di salita. Nulla di particolarmente difficile, se percorso dalla via normale il Corno Stella durante la stagione estiva è una docile montagna, nonostante i suoi 2650 metri di altitudine. Il mio arrivo su questa cima resterà però scolpito nei miei ricordi. Non per la bella giornata estiva, senza una nuvola, calda e assolata. Ma per il puro e semplice senso di appagamento per averla conquistata.
Non trovare nessuno in vetta e non avere incontrato nessun escursionista lungo il percorso hanno reso la mia prima vetta ancora più magica! Non ho scattato foto, la passione per la fotografia è arrivata dopo. Mi sono però soffermato per più di un'ora, fino all'arrivo dei primi escursionisti. Sembrerà strano, ma hanno turbato la pace ed il silenzio che regnava li, su quella mia montagna solitaria. Allora mi sono alzato, ho accennato un saluto, e sono sceso a malincuore, con un pizzico di gelosia. Ma qualcosa di mio sul Corno Stella è rimasto.
E ci sono tornato. Ogni estate sono passato a salutare la mia prima montagna. Scegliendo però le albe o i tramonti, che mi permettevano di evitare la "ressa del mezzogiorno", quando tutti gli escursionisti arrivano in vetta approfittando dell'apertura della seggiovia, che porta fino ai 2000 metri di quota. Così, quando gli altri salivano, io scendevo dalla mia cima solitaria.
D'inverno, nessuna concessione. Passano gli anni, l'hobby per la montagna diventa una passione, la passione diventa amore, una via di fuga verso la libertà e la pace. Io imparo a conoscere le montagne, e ripenso al Corno Stella, alla soddisfazione che mi darebbe salire d'inverno su quella montagna a cui sono così affezionato. Così, ci ho provato. Per ben due volte, sempre in pieno inverno e sempre da solo. Ma lei non si è concessa facilmente. La prima volta una bufera di neve al Lago Moro mi ha costretto al ritiro. L'inverno successivo è stata la volta del ghiaccio vivo e del forte vento all'uscita in cresta. Insomma, c'è chi ci sale d'inverno senza eccessive difficoltà, già al primo tentativo. Così ho iniziato a pensare che il Corno Stella facesse questi scherzi proprio e solo a me.
Prima tappa, la terrazza Salomon. Siamo a gennaio 2017. Gli amici sono a sciare. La mia storica compagna di cordata, Giusi, è assente per impegni familiari. Parcheggio a Foppolo con un’agghiacciante temperatura di meno 7, vicino all'albergo Rocky, lontano dalle piste da sci che tra poche ore dopo saranno gremite di sciatori. M’incammino sulla strada jeepabile che porta al rifugio Dordona, quasi scioccato dalla poca neve presente. Forse l’inverno più scarno che abbia mai visto. Abbandono il sentiero che sale al rifugio e seguo la traccia che conduce invece al Montebello e alla terrazza Salomon, punto di arrivo della seggiovia. Finalmente un po' di neve! Non mi fermo, scambio solo due veloci chiacchiere con un addetto agli impianti della seggiovia, che, vedendo la piccozza nello zaino, mi guarda con un sorriso: «Corno Stella?», chiede. Senza smettere di camminare rispondo: «Sì», con il filo di voce di quello che non ha ancora completamente smaltito il panettone natalizio. Il simpatico signore abbozza un saluto, mi augura buona giornata e mi invita alla prudenza.
Il Lago Moro, ghiacciato. Il sentiero ora si addolcisce, finalmente inizio a pestare neve consistente e mi godo questa bellissima giornata. Cosi, lasciandomi trasportare dai pensieri, raggiungo il Lago Moro, completamente congelato. Sono circa le nove. Alla mia destra si staglia la spalla del Corno Stella, vestita di bianco. «Che bello», penso mentre sorrido e mi gusto un sorso di tè tiepido dal termos. Il secondo pensiero si tramuta in un «Che freddo». Il terzo diventa «Ma chi me lo fa fare?». Mi scappa una mezza risata, ma tanto non mi sente nessuno. «Dai, dai che arriva il bello!», mi lego i ramponi e indosso l’imbraco, a cui lego la picca. Risalgo la prima spalla e la neve crocchia sotto gli scarponi chiodati, congelata al punto giusto. La giornata perfetta! Sbuco al sole. Un altro cocuzzolo mi separa dalla cresta finale, che raggiungo con calma, cercando la neve tra le rocce affioranti.
La pace sulla vetta. Arrivo al punto più difficile. Lo scorso inverno ero tornato sui miei passi proprio qua, colpito dalle forti raffiche di vento. Oggi la neve presente è poca e il sole ricorda quello di una tipica giornata primaverile, mostrando chiazze d’erba sul lato sud del Corno Stella. La cresta è tuttavia innevata e mi permette di salire, evitando le cornici di neve alla mia sinistra, seguendone il filo. Raggiungo la cima, posta a metri 2630, poco dopo le dieci. La croce di vetta, che in un inverno normale dovrebbe trovarsi sepolta, esce invece dalle neve per più di un metro. Mi fermo accanto a lei, sfilo lo zaino e mi blocco a contemplare il panorama fino alle piste da sci, ormai affollate.
Solo allora mi rendo conto che la vera bellezza del Corno Stella, come qualsiasi altra montagna, sta in questi momenti di pace. So che non mi posso fermare a lungo come vorrei, nonostante il sole la temperatura è gelida e cerco di riempirmi il più possibile gli occhi, cercando di scolpirmi anche questo momento nella memoria. La tensione della salita lascia il posto alla felicita per questo mio piccolo, grande sogno conquistato. Tocco la punta della croce, punto più alto della mia montagna, scatto qualche foto e torno sui miei passi prestando la massima attenzione.
Un pezzo di sé. Solo quando ritorno al lago mi fermo e riguardo verso l’alto, soddisfatto. «Alla fine il Corno Stella si è dimostrato più docile del previsto - penso - forse per la poca neve. O forse bastava solo aspettare il giorno buono». Ripenso a quel lontano 4 luglio, quando di montagna non conoscevo quasi nulla, e a tutto quello che è cambiato in questi anni. Oggi, arrivando sulla cima, sento di essermi ripreso quel pezzetto di me stesso che qua avevo lasciato, tanti anni prima.
A questo punto lascio trarre ad ognuno le sue conclusioni. Qualcuno non troverà nessun senso in questo racconto, altri invece rideranno di quella che potrebbe essere un'ascesa banale. Ma io ho avuto la "mia" montagna, vestita con l'abito bianco. Ci tornerò ancora, magari accompagnando qualcuno che, come me, resterà stregato dal Corno Stella.