La laurea honoris causa

Matteo Mottari in via Corti 51 Dai sorrisi degli sposi a Napoleone

Matteo Mottari in via Corti 51 Dai sorrisi degli sposi a Napoleone
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Non capita tutti i giorni d'intervistare un fotografo professionista di soli 33 anni, che ha già ricevuto una laurea honoris causa per l'impegno profuso nel lavoro svolto: è il caso di Matteo Mottari, fotografo d'interior design, pubblicitario, di prodotto, di eventi aziendali e matrimoniali, nonché fotografo ufficiale dell'Ordine militare della memoria napoleonica (fondato dallo stesso Napoleone Bonaparte nel 1805. Tutti i membri dell'associazione, con sede a Montréeal, Parigi, Montecarlo, Ginevra, Divonne-les-Bains, Milano, promuovono la ricerca storica e la valorizzazione del periodo a cavallo tra Settecento e Ottocento). «Ho ricevuto la laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione proprio su richiesta dell'Ordine», specifica Matteo, che è stato insignito dell'ambito riconoscimento dopo Vittorio Feltri. Un traguardo importante, soprattutto per chi non ha ambizione di strafare, ma desidera solo realizzare al meglio il suo lavoro, mettendoci tempo, anima e corpo. «Questo lavoro è stancante – spiega Matteo - più di quel che ci si possa immaginare». Sì, perché ci sono le ore dedicate al servizio fotografico, lo studio delle luci e un tempo indefinito per la postproduzione, indispensabile per sistemare e migliorare la resa fotografica.

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Laurea honoris causa
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E dire che tutto è iniziato con una vacanza. «Nel 2005 ero ancora iscritto all'università, che poi non ho concluso, e ho raggiunto un amico a Miami per una vacanza. E alla fine ci sono rimasto sei mesi. In questo lungo periodo lavoravo in un locale, girovagavo per la città con la mia macchina fotografica compatta, osservavo la gente per strada e in spiaggia e così ho iniziato anche a collaborare con due fotografi del luogo. Una volta tornato in Italia, finalmente avevo le idee chiare: mi sono iscritto all'Istituto italiano di Fotografia a Milano e ho iniziato il mio percorso». Dopo due anni di studio, ha iniziato la sua gavetta collaborando con varie agenzie pubblicitarie e con aziende, per cui nel suo obiettivo finivano i soggetti più disparati, dall'architettura all'industria, dai prodotti a persone. «Ai matrimoni ci sono arrivato tempo dopo – continua Matteo –. Dopo aver partecipato a qualche workshop sull'argomento e dopo essermi cimentato come fotografo a matrimoni di amici, ho capito che il discorso nozze era nelle mie corde».

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Quest'uomo alto, bruno, con la barba scura che contribuisce ad acuirne l'aspetto duro e burbero, mostra in realtà un'inaspettata anima romantica: «Non sono solo gli sposi a scegliere me – precisa – anch'io scelgo loro. C'è una sorta di selezione naturale all'ingresso, fatta di feeling, sensazioni, stile. Se dico di 'sì' a una coppia di sposi, poi sono disposto a tutto: anche a mettermi in smoking per tutta la durata del rito e del ricevimento». In smoking, ma con le All Star ai piedi, per essere agile durante tutto l'arco della giornata. «Io non faccio reportage di matrimonio. I reportage sono giornalistici e non c'entrano niente con le nozze. Io racconto una storia». Una storia d'amore fatta di attimi, sguardi, attese, scoppi di gioia. «La cosa che mi piace di più del mio lavoro è scoprire sempre nuove forme d'emozione. C'è un'immagine che non scorderò mai: due sposi, all'altare, entrambi con gli occhi lucidi. Per quanto riguarda l'architettura, invece, che resta sempre la mia prima passione, mi piace vedere cosa si riesce a estrapolare dalla scelta di una prospettiva».

 

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Per distinguere i due rami della sua attività, ha creato due siti differenti, in cui è possibile scoprire la faccia della medaglia che interessa al cliente. Da una parte quindi, c'è www.matteomottari.it, in cui ci sono gallery dedicate all'architettura, alle auto, agli interni, agli eventi e alle fotografie industriali, con solo un piccolo accenno ai matrimoni, dall'altra www.glisposidimatteo.com, con i momenti romatici delle nozze. Matteo Mottari riceve tutti nel suo spazio di via Corti 51, a Bergamo: oltre 160 metri quadrati comprensivi di studio, sala posa e uffici. «Parlare con la gente per me è fondamentale: capire chi ho di fronte è più importante di stringere in mano un contratto firmato». Progetti per il futuro? «Continuare a fare sempre meglio il mio lavoro. E magari sposarmi...». Con tutto questo parlare d'amore, poteva essere altrimenti? Si attendono le partecipazioni e il finale alla “vissero tutti felici e contenti”.

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