Gita al traghetto leonardesco Da sei secoli l'unico al mondo
Come ogni grande opera, il merito della sua invenzione rappresenta una questione non ancora risolta. La leggenda vuole che sia stato niente meno che Leonardo da Vinci, durante un suo soggiorno a Vaprio d’Adda, a idearlo e dargli vita. Qualcun altro, invece, non è d’accordo, e sostiene che il genio fiorentino abbia semplicemente ultimato un progetto già esistente. Quel che è certo, tuttavia, è che il traghetto leonardesco, da più di seicento anni, scivola sul fazzoletto di acqua che scorre tra la sponda di Villa d’Adda e quella di Imbersago, partecipando al susseguirsi delle epoche che prendevano vita attorno a lui.
Un po’ di storia. Scenario di una fitta rete di scambi culturali e commerciali, il tratto del fiume Adda compreso tra Lecco e Cassano segnava, un tempo, il confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica della Serenissima. E, anche se una volta imbarcazioni come questa erano presenti in tutti i punti di comunicazione più strategici (come Brivio, Paderno e Trezzo), il traghetto leonardesco rappresenta oggi l’unico esemplare perfettamente sopravvissuto alla storia, e per di più senza essersi trasformato in una testimonianza da consegnare a qualche polveroso documento d’archivio.
Il traghetto di Leonardo.
Non si sa dunque con precisione se il suo inventore sia davvero stato il grande Leonardo da Vinci. Sicuramente, il talentuoso fiorentino studiò il corso del fiume per diversi anni, nel periodo che trascorse a servizio del signore di Milano Ludovico il Moro; e, altrettanto sicuramente, disegnò un traghetto identico a quello attuale in occasione del suo soggiorno a Vaprio d’Adda presso il conte Girolamo Melzi, negli anni 1506 e 1507. Il progetto originale, datato 1513, è presente nel codice Windsor ed è scrupolosamente conservato nella Biblioteca reale dell’omonimo castello in Inghilterra.
Il primo modello dell’imbarcazione risale comunque a prima del Cinquecento. Negli anni successivi si aggiunsero, sempre sul corso dell’Adda, ben quattro traghetti identici: più a nord quello tra Olginate e Calolziocorte, poi quello tra Brivio e Cisano Bergamasco, quindi quello tra Villa d’Adda e Imbersago; e infine quello più a sud, tra Vaprio d’Adda e Canonica d’Adda.
Poi, un salto fino al Novecento, quando, nel 1948, il traghetto fu restaurato, con l’inserimento di due piantane verticali per il passaggio della fune d’acciaio, per impedirne la rotazione. Su questo traghetto, all’epoca della fanciullezza, è tante volte transitato Angelo Giuseppe Roncalli, papa Giovanni XXIII, il Papa Buono, in occasione dei suoi pellegrinaggi a piedi da Sotto il Monte al Santuario della Madonna del Bosco, situato in comune di Imbersago proprio di fronte a Villa d’Adda. Nel dicembre 1991, il traghetto si fermò perché non più conforme alle norme di sicurezza. Ristrutturato, venne sostituito da quello attuale, realizzato nelle sue caratteristiche storiche dai maestri d’ascia di Venezia e inaugurato il 22 maggio del 1994.
Come funziona. Il principio di funzionamento del traghetto è molto semplice: la corrente dell’acqua esercita pressione su un grande timone direzionale che, posto tra i due scafi, consente di ruotare l’imbarcazione a 45 gradi, per evitare che il traghetto segua la corrente fluviale. La spinta lungo il corso del fiume è inoltre contrastata mediante una fune d’acciaio tesa tra le due sponde. La durata del viaggio? Dipende dalla forza della corrente, ci spiega Ingrid Anghileri che, insieme al fratello Alex, gestisce l’attività da quattro anni.
La tratta dura una manciata di minuti, secondo più, secondo meno, e, in ogni caso, il traghetto leonardesco resta il modo più suggestivo di sollevare i piedi dalla terra bergamasca per poggiarli in quella lecchese. Attivo tutti i giorni della settimana, il transito è possibile dalle 8 della mattina (9 la domenica) fino alle 17.30 e può sopportare il peso di trenta persone e quattro auto, al costo di 50 centesimi. Per i due fratelli, la decisione di occuparsi del traghetto è stata una questione “di sangue”: «Mio padre ha sempre fatto barche, è una passione di famiglia, e in fondo si può dire che io, in barca, ci sia nata», spiega Ingrid. Comunque, per tutti coloro che temono il fascino dell’acqua, sarà possibile rimirare la sponda opposta stando con i piedi ben piantati a terra. O magari, grazie al servizio di noleggio di bici messo a disposizione da Ingrid ed Alex, in sella ad una bicicletta. Stando attenti a mantenere una certa distanza dalla riva del fiume, beninteso.