Due inglesi (del Times) in Città Alta
Era il febbraio dell’anno scorso quando il The Times pubblicava un reportage dedicato a Bergamo. A scriverlo la giornalista e scrittrice Rosie Whitehouse, che insieme al marito, il reporter di guerra Tim Judah, ha passato un weekend nella nostra città. Ne rimase talmente affascinata da non poter fare a meno di consigliare a tutti i suoi concittadini di passare un fine settimana in questo posto che «è un miscuglio strano di vie, torri e cupole delle chiese» e nasconde, sotto la sua dura scorza, «un animo romantico». Ve la riproponiamo, come già diverse volte abbiamo fatto in passato con articoli di testate straniere che hanno parlato del territorio orobico (QUI e QUI), convinti che nell’analisi di un forestiero ci siano sempre riflessioni e punti di vista che a noi, che quotidianamente viviamo per queste strade, queste cupole e queste chiese, sfuggono. Un modo per ricordarci quanto può essere bella la nostra città.
La Città Alta di Bergamo si erge sopra la città moderna, costruita nel XIX secolo. L’impatto è forte, perché è uno strano e interessante miscuglio di vie, torri e cupole delle chiese. L’autobus dall’aeroporto accompagna me e mio marito ai piedi della funicolare, cosa che aumenta la nostra eccitazione per essere giunti in una nuova città proprio mentre l’oscurità sta calando. La funicolare si inerpica sulle grandi mura che circondano Città Alta.
Non passa molto prima che ci si perda per i vicoli acciottolati di epoca medievale. Mi guardo intorno, chiedo a un macellaio delle indicazioni. È fuori dal suo negozio a chiacchierare con una coppia di amici. Mi risponde cortese e poi ride, dicendo che sono una pazza a camminare sotto la pioggia senza ombrello.
Il nostro hotel è stato costruito in una torre di guardia del XII secolo che svetta sopra le nostre teste. L’ingresso è però moderno, adornato da un arredamento alla moda, chic e perfetto per sorseggiare un prosecco. Mi guardo intorno e mi rendo conto che sono ad appena 40 chilometri da Milano.
La sera andiamo a mangiare Da Mimmo. Anche se sono quasi le dieci, l’ambiente nel ristorante è frizzante. Due bambini giocano silenziosamente sotto a un tavolo, tra i piedi degli eleganti commensali. Nessuno di loro batte un ciglio. Da Mimmo è il più tradizionale dei ristoranti di famiglia, aperto nel 1956. L’ultima generazione serve gli avventori, mentre il nonno controlla la situazione sedendo regalmente dietro il registratore di cassa. La famiglia giunse a Bergamo negli anni della grande migrazione dal Sud Italia e ha portato a Bergamo l’arte della pizza. Ora è una vera e propria istituzione in città e i suoi menù sono ricchi di tipici piatti locali. Io e mio marito ordiniamo pasta alla zucca e polenta con funghi porcini.
Il giorno successivo abbiamo tanto da esplorare e vedere, a partire dalla splendida e rinascimentale Piazza Vecchia. Bergamo fu sotto il dominio di Venezia dal 1428 fino al 1797, quando arrivò Napoleone. Allora la piazza si riempì di gente in festa. Da lì parte un’ampia e bellissima scalinata coperta, che porta al Palazzo della Ragione, un edificio in stile gotico. Al suo interno si trova una piccola mostra di opere degli Antichi Maestri dell’Accademia Carrara, una delle più prestigiose collezioni italiane e la cui sede è ora in ristrutturazione (come sappiamo, dal 23 aprile la Carrara riaprirà i battenti, ndr).
La sobria e semplice cattedrale barocca contiene degli affascinanti resti romani in una cripta e molti affreschi medievali fantasticamente conservati. La sua bellezza è però oscurata dal portone d’ingresso, sontuosamente intagliato, della Basilica di Santa Maria Maggiore e dalla Cappella Colleoni. Quest’ultima è un vero capolavoro di architettura lombarda, contenente la tomba di Bartolomeo Colleoni, condottiero del XV secolo al soldo di Venezia.
Al centro della piazza c’è una fontana adornata da statue di leoni incatenati, un dono fatto a Bergamo dai veneziani. Una volta questo monumento fu sostituito con la statua di Garibaldi (che oggi si trova sulla rotonda dei Mille, ndr), per poi riprendersi il suo posto. Bergamo ebbe un ruolo fondamentale durante il Risorgimento, periodo dell’unificazione italiana, fornendo a Garibaldi il più grande reggimento tra quelli che andarono a costituire i famosi Mille.
Dopo una breve sosta al Caffè del Tasso, che ha aperto i battenti nel 1476, prendiamo una seconda funicolare che ci porta fino a San Vigilio, passando tra giardini lussureggianti e alberi carichi di cachi. Quando arriviamo, il conducente chiude i battenti della stazione della funicolare con un grosso lucchetto. Tutto si sta fermando per la pausa pranzo. Ci spiega che il bus partirà tra 5 minuti. Passiamo davanti a due dei migliori ristoranti della città, indugiamo sullo spettacolo della nebbia che cala sulle colline e poi andiamo a caccia del bus. «Vi stavo aspettando!» ci dice ridendo l’autista mentre saliamo a bordo. Parte e fa tappa davanti a un’altra istituzione della città, il caffè La Marianna, conosciuto per aver inventato (secondo i titolari) il gelato alla stracciatella nel 1962. Qui si trovano dei biscotti glassati deliziosi. Entro e ne compro uno a forma di cuore per mio marito. C’è un animo romantico nascosto in Bergamo.
Questa città dovrebbe essersi aperta al turismo con l’arrivo della Ryanair all’aeroporto locale, ma in realtà resta un emblema dell’autenticità italiana con le sue eleganti vie dello shopping del XIX secolo. Lo stile e il design regnano supremi. Naturalmente c’è anche spazio per uno shopping più informale e meno griffato. Domenica mattina Piazza Vecchia si riempie per il mercato dell’antiquariato e la strada principale, via Colleoni, brulica di persone, la maggior parte visitatori provenienti da Milano. Tresoldi, con la sua bella insegna in vecchio stile, è una bottega alimentare aperta sin dal 1938. La vetrina mostra, in bella vista, gli scarpinocc, ravioli con ripieno di formaggio a forma di antiche scarpe medievali.
La passeggiata ci mette fame, così decidiamo di fare un pranzo a base di taleggio, un simbolo dei formaggi bergamaschi, in un piccolo ed elegante wine bar, il M1.lle, situato vicino ai due templi in stile dorico che compongono Porta Nuova, costruita dagli austriaci che occuparono la città nel 1815. Il posto è vivo e frizzante. Andiamo a sederci in fondo al locale e ci godiamo semplicemente l’atmosfera.