A Gromo

La brigata partigiana Camozzi e una croce, simbolo di libertà

La brigata partigiana Camozzi e una croce, simbolo di libertà
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Il prossimo 25 aprile si celebra il settantatreesimo anniversario della Liberazione. I decenni passano inesorabili e le nuove generazioni mostrano interesse più per i possibili ponti di vacanza che per il contenuto di un giorno tanto importante. È il segno del tempo e, dopotutto, una conferma di quanto quella lotta sia stata decisiva per garantire la nostra libertà. In quest’ottica non è certamente un’occasione banale quella organizzata sabato 21 aprile alle 15.30 a Gromo, dove verrà inaugurata una stele agli Spiazzi di Boario in prossimità della Croce dei Partigiani, a cura della sezione Bepi Lanfranchi Valgandino dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, con il patrocinio del Comune e la presenza del locale Corpo Musicale. La Croce fu offerta dai partigiani della Brigata Gabriele Camozzi e collocata il 17 Agosto 1947 in un luogo dove avevano trovato accoglienza e sostegno da parte della popolazione.

 

 

La brigata Gabriele Camozzi. «La Brigata partigiana Gabriele Camozzi delle formazioni Giustizia e Libertà – spiega Giovanni Cazzaniga dell’ANPI ricordando il testo apposto sulla stele commemorativa – operò in media e alta Valle Seriana dal maggio 1944 fino alla Liberazione. Già dopo l’8 settembre 1943 (annuncio dell’armistizio con gli Alleati e inizio dell’occupazione tedesca), in Valle Seriana si formarono gruppi spontanei di giovani che rifiutano l’arruolamento nelle milizie della Repubblica Sociale Italiana, instaurata da Mussolini a Salò sotto controllo tedesco. Le prime importanti azioni sono possibili solo dopo gli aviolanci alleati, che assicurano disponibilità di armi: l’assalto alla caserma di Gromo e al treno a Gazzaniga, a cui seguono rastrellamenti e rappresaglie nazifasciste, con vittime fra partigiani e civili (Villa D’Ogna, 14-22 luglio 1944; Val Vertova e Cavlera, 17-22 agosto). Per evitare nuove ripercussioni sulla popolazione i partigiani si spostarono in zone più alte della Valle, tra cui la frazione Boario di Gromo, rifugio sicuro per uomini costretti a continui spostamenti, ma che potessero contare sull’appoggio della gente di montagna e di alcuni sacerdoti. Fra le azioni della Brigata, quella simultanea del 27 settembre ’44, al passo della Manina, Castione, Ponte del Costone e Borno, dimostrò grandi capacità organizzative e di coordinamento fra squadre partigiane».

 

 

Al Curò. Il 13 novembre 1944 il proclama del generale inglese Alexander invitò i partigiani alla smobilitazione: alcuni tornarono a casa, altri ripararono in Svizzera. Una trentina di uomini salì al rifugio Curò e assicurò la continuità della formazione nel durissimo inverno 1944/1945. In dicembre furono raggiunti dagli uomini della 53esima Brigata Garibaldi 13 Martiri di Lovere, costretti a lasciare la loro zona perché braccati dalle forze nazifasciste. La solidarietà della Camozzi e l’aiuto della popolazione consentì loro di superare il difficile momento. Quel sostegno concreto e poco ricordato dalla storia ufficiale è ricordato anche nelle parole del partigiano Bomba, riprese nel libro Immagini e racconti della 53esima Garibaldi dell’ANPI Lovere.

La vigilia di Natale. «Eravamo su agli Spiazzi di Boario, io, Ivan, D’Artagnan e altri: lì, alle segherie c’era gente buona che ci aiutava. Erano persone piene di compassione (…) La sera della vigilia di Natale arrivano sette o otto giovanotti alla stalla di Tabarì; c’era buio e noi ci domandiamo: “Che cosa vogliono?” ….. Veniamo a sapere che il parroco ha rinunciato al suo diritto di riscuotere le decime e che ha detto a tutti: “Fate da mangiare a quei quattro disperati morti di fame!” Così il giorno di Natale scendiamo all’osteria: ci sono gnocchi con burro fuso di mut e vino. Ci sono tre ramine da cui ci si può rifornire a volontà. Ci sarà stato anche altro, ma io mi ricordo solo di una gran mangiata di gnocchi». Di Boario di Gromo era originario anche Enrico Orsini Bocia, classe 1928, in forza nella Brigata Giustizia e Libertà Valle Vermenagna e Roja, caduto il 27 gennaio 1945 a Robilante (Cuneo) in seguito a un’imboscata fascista.

 

 

Fino alla Liberazione. Le azioni della Brigata Camozzi continuarono anche all’inizio del 1945: Selvino, Gromo, Trescore, Branzi, Fiumenero, Ponte Nossa. La Camozzi, raggiunta dalla notizia dell’insurrezione il 26 aprile, liberò Clusone il 27. La legione fascista Macerata, lì stanziata dal’44, lasciò il paese in treno; intercettata e disarmata a Gazzaniga, fu consegnata alla giustizia a Bergamo. Il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) di Bergamo affidò alla Camozzi il presidio della Valle Seriana fino alla riconsegna delle armi (giugno 1945). Alla fine della lotta di Resistenza la Brigata Camozzi contò in Valle Seriana in meno di un anno più di trenta caduti. Morti per la libertà.

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