La buona cucina del Cantiere Ristò (nato davanti a una birra, tra amici)

Sono passati una decina di giorni dall’apertura del nuovissimo Cantiere Ristò, e già se ne parla con animata curiosità. La nuova insegna a metà del Passaggio dei Canonici Lateranensi (stradina che unisce via Tasso con via Camozzi) ha preso il meglio di due, tanto famosi quanto diversi, indirizzi gastronomici cittadini che da qualche mese hanno terminato la loro avventura: il Cantiere Cucina in Borgo Santa Caterina, di Matteo, e il Bistrot Afrodita, di cui Simone era chef. Di quest’ultimo, però, Cantiere Ristò si è preso anche la location. Che, rinfrescata e rinnovata negli assetti e nei colori, ha accolto la cucina dei due amici.
La storia che ha dato vita a questo progetto comincia, come molte storie, davanti a una birra. Da reciproci clienti e professionisti del settore è nata infatti nel tempo un’amicizia comune basata sull’apprezzamento delle rispettive cucine. Di birra in birra e di pensiero in pensiero, nel tempo si è delineato, quasi per gioco (ma non troppo) l’idea di un nuovo ristorante comune e infine l’occasione giusta ha di fatto dato il pretesto a cui non si poteva rinunciare. L’idea di fondo è basilare: grande materia prima e la voglia di lavorarla al meglio per esaltarne le caratteristiche. Ma fino a qui il proposito è comune a quasi tutti i ristoratori, soprattutto quelli che sono in procinto di iniziare. Quello che offre una differenza tangibile, al netto della bontà, è che al Cantiere Ristò si fa una cena completa con tanto di bottiglia di vino e spendendo non più di 25 euro a persona. Conti con il menù alla mano. Un’impostazione chiara e pensata attentamente perché possa fare la differenza, oltre che offrire la possibilità di togliersi lo sfizio di mangiare fuori casa qualche volta in più.
Il menù è composto da piatti che dichiaratamente non appartengono all’alta cucina, ma non per questo sono meno golosi. Dopotutto non c’è niente di nuovo e segreto, le mani sono quelle conosciute e la filosofia pure. Tanto che nel primo menù, e probabilmente sarà così anche in futuro, sono presenti dei super classici dei rispettivi cuochi. Un esempio? L’amatriciana "secondo me" di Matteo, apprezzatissima da chi l’ha assaporata almeno una volta, e il baccalà mantecato su polenta integrale con battuto di acciughe capperi e limone di Simone. Ovviamente, accanto a questi must che i clienti affezionati richiedono a gran voce, si sta sviluppando una cucina comune che rappresenti il feeling tra i due amici. Per ora potete sicuramente assaggiare l’ottimo risotto con finferli e mirtilli, nato esattamente con questo spirito. Il menù, con 3 antipasti, 4 primi e 4 secondi, non varia e si propone anche per il momento del pranzo, anche perché i prezzi si adattano perfettamente anche a questa occasione.

Il tiramisù del Cantiere Ristò

Il risotto con finferli e mirtilli del Cantiere Ristò

Il baccalà mantecato su polenta integrale con battuto di acciughe capperi e limone di Simone

L'amatriciana "secondo me" di Matteo
Altro punto forte e nota positiva è la carta dei vini. Non perché sia particolarmente lunga e ricercata, anzi, propone (per ora) non più di una manciata di etichette, ma tutte accuratamente scelte tra i vini naturali. Matteo, esperto e appassionato, ha deciso di impostare così la lista sia per proprio gusto personale, sia per provare a offrire a Bergamo qualcosa di nuovo e non facile da trovare nella proposta cittadina. Servizio rapido e svelto ma con l’impostazione del buon ristorante, e spesso accade che i due siano in sala a portare piatti, a confrontarsi con gli ospiti e a salutare le rispettive clientele che vengono a vedere che forma ha preso questo nuovo progetto. Almeno per qualche mese potrete andare a trovarli sia a pranzo che a cena, tutti i giorni della settimana.