Un luogo ricco di simboli

La Casa del Commiato a Seriate Per la cerimonia dell'ultimo saluto

La Casa del Commiato a Seriate Per la cerimonia dell'ultimo saluto
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Vavassori Mario

 

Al di là delle apparenze, di ogni ragionevole controllo, di una congettura, della realtà. L'aldilà è uno spazio che evade il nostro controllo, imprevedibile e segreto. In senso stretto è anche un argomento tabù: non se ne parla per paura o forse per esorcizzare una fase naturale della vita, quella che chiude il capitolo terreno per aprirsi all'infinito.

«Quando si verifica un lutto, siamo le prime persone che vengono contattate dopo il medico», svela Mario Vavassori, impresario funebre, titolare della Casa del Commiato della famiglia Vavassori. Si tratta di una struttura dall'architettura futuristica, inaugurata il giorno di Ognissanti del 2013 in via Nazionale 22 a Seriate. «L'edificio è nuovo, ma io ho iniziato a fare questo lavoro nel 1979, all'età di 19 anni, quando frequentavo ancora il primo anno della facoltà di Medicina – continua Mario – Mi sono fermato dopo otto esami, ma non ho alcun rimpianto».

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Trentasei anni nel settore sono bastati per concepire una struttura diversa da quella di ogni altro concorrente, che usufruisce di energia elettrica prodotta grazie a un impianto fotovoltaico. All'ingresso c'è una piccola piscinetta che abbraccia l'ingresso. L'acqua è vita. Il filosofo greco Talete sosteneva che l’acqua è il principio primordiale che determina la vita, nel quale tutte le realtà tornano una volta terminata la loro esistenza». Da fuori si scorge anche un ulivo, che si staglia in giardino come protagonista assoluto, anch’esso lui rivestito di una forte connotazione simbolica: «È un albero portentoso perché è secolare, vive in tutto il mondo e a ogni latitudine». Il design della facciata comprende piccole fessure geometriche che consentono alla luce di entrare di giorno e di uscire di notte, superando l'idea di un muro invalicabile. Il risultato? Un origami di bagliori 3D.

L'agenzia è dotata di quattro camere (dedicata ciascuna a uno dei quattro elementi: aria, acqua, fuoco e terra), celle frigorifere (nel caso ci sia la necessità di conservare la salma per più giorni) e una cappella per cerimonie, dove – nel rispetto delle normative di legge vigenti – è possibile esporre il corpo del caro estinto.

La chiesa
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La chiesa

Sala acqua
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La sala dell'acqua

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«I funerali cambiano da persona a persona, in base alle ultime volontà, alle decisioni della famiglia e al budget a disposizione. Per offrire un servizio di qualità, abbiamo istituito il cosiddetto 'funerale solidale', vale a dire che ci occupiamo di vestizione e composizione salma, del cofano di legno base per cremazione o inumazione, del carro funebre limousine, della presenza di quattro portantini, dell'addobbo base della camera ardente e ovviamente del disbrigo delle pratiche burocratiche, per 1.890 euro» ci spiega il titolare, aggiungendo che mediamente la cifra si aggira intorno ai 5mila euro. «Dal certificato di morte al necrologio, dal ritocco delle foto all'arte funeraria, ci occupiamo di tutto, sollevando i cari da qualsiasi onere».

Con un bilancio di 120 ultimi saluti l'anno, sei persone fisse e una serie di collaboratori a chiamata costituiscono il team firmato Vavassori: tutte figure altamente professionali, come quella del tanatoesteta (un truccatore post mortem) e del maestro di cerimonie, in grado di consigliare la famiglia sulla scelta dei fiori, della musica, delle letture e di quanto può servire per personalizzare la cerimonia. «Le strade da seguire a questo punto sono tre: la prima è la tumulazione nei loculi, nelle tombe o nelle cappelle di famiglia (è una pratica finalizzata a conservare più a lungo le spoglie mortali), la seconda è l'inumazione nella terra (in un campo mineralizzato), la terza è la cremazione», illustra Vavassori, specificando che in città, circa il 60 percento della popolazione chiede la cremazione, poco meno del 40 percento la tumulazione e solo una minima parte l'inumazione, «ma in provincia le percentuali cambiano: sarà solo un 30 percento a chiedere la cremazione e in alcuni paesi ancora meno. La provincia, si sa, è sempre più restia a modificare le sue abitudini».

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