Il tesoro nascosto di Antonio Pizio

La cena con museo a Pradella Prima le erbe, poi i minerali

La cena con museo a Pradella Prima le erbe, poi i minerali
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Metti una minuscola frazione di montagna, un’esperta di erbe selvatiche dietro ai fornelli e lo stupore di cristalli incredibili custoditi in un vero e proprio museo. È una gemma tutta da scoprire quella che a Pradella di Schilpario è legata all’Albergo Ristorante San Marco della famiglia Pizio, che va molto al di là del godibile e genuino stile tipico che a volte invidiamo ai cugini trentini.

 

[La casa costruita sulla roccia, foto di Claudio Colombo]

 

Per il turista che sale oltre il Passo della Presolana e scende verso la Val di Scalve, il primo stupore è senza dubbio quello del piccolo borgo del Dezzo, con l’incredibile casa costruita sulla roccia. Qui il Vangelo l’hanno preso in senso letterale (e purtroppo non si fecero mancare nemmeno lo «strariparono i fiumi» nei giorni del disastro del Gleno), al punto che il primo tornante che sale verso Pradella circumnaviga questa costruzione caratteristica. Un’icona a suo modo premonitrice di come qui la roccia sia elemento costituivo delle costruzioni, ma anche e soprattutto del carattere delle persone e delle attività in cui si impegnano.

A Pradella vivono una cinquantina di persone ed al civico 3 c’è l’Albergo Ristorante San Marco, guidato da Mea Tagliaferri e Antonio Pizio. All’esterno e nelle sale il legno è elemento costitutivo di struttura e arredi, ma in tavola trionfano i prodotti tipici, a cominciare dalle erbe. I piatti della tradizione sono arricchiti da Buon Enrico (lo spinacio selvatico, per tutti parùc), Silene (con i fiori a campanella che tutti noi almeno una volta abbiamo fatto scoppiare) ed Erba di San Pietro, proveniente dalle malghe alte della Valle. Non è un caso che lo scorso anno, per festeggiare i cinquant'anni di attività, Mea e Antonio abbiano deciso di supportare la stampa di un volume dedicato proprio alle erbe. Per il profano buongustaio che si mette a tavola il piatto irrinunciabile è il risotto fiorito. In bella vista ci sono le corolle di fiorellini bianchi selvatici. Guai però a chiamarle margherite: «Sono pratoline – precisa Antonio – ma è un errore che fanno molti, forse un risotto “con le margherite” suona più originale ed esotico».

 

[Foto di Diego Percassi]
Antonio Pizio
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Risotto con pratoline
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L’aspetto più originale del San Marco di Pradella è però, senza dubbio, un altro ed è ben custodito nel seminterrato della sala da pranzo. Qui i ristoratori più in voga degli Anni ’80 avrebbero ricavato una sala discoteca utile per banchetti e matrimoni. Pizio ha preferito farne un Museo, assolutamente coi fiocchi. Al di là del complimento preventivo, di “fiocchi” veri e propri si tratta, dato che in una sala che sa tanto di Paese delle Meraviglie ci sono in ordinata esposizione pietre e minerali a dir poco stupefacenti, a cominciare dalle aragoniti, assoluta rarità delle antiche miniere di Schilpario. Antonio mostra con orgoglio ai commensali divenuti visitatori il frutto di ricerche appassionate: le fluoriti della Valle Brembana, i minerali dell’Adamello, pietre e cristalli (preziosi) provenienti da ogni angolo del mondo. Con legittimo orgoglio, a fine serata, Antonio propone anche il classico colpo di teatro. La sala diventa buia e sotto la luce violacea di un’apposita lampada, mostra riflessi incomparabili di alcuni esemplari. «È il luogo ideale - spiega Pizio -  per famiglie e scolaresche che spesso arrivano in Valle per visitare le miniere». Siamo assolutamente d’accordo, per carità. Ma anche una cena con… digestivo minerale è davvero una piacevole sorpresa.

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