La festa per i 95 anni di Mario

La dinastia Mangiarotti, ovvero la grande scherma made in Bg

La dinastia Mangiarotti, ovvero la grande scherma made in Bg
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Si è svolta martedì 3 novembre presso il centro Sportivo Don Bepo Vavassori la festa per i 95 anni di Mario Mangiarotti, compiuti qualche mese fa. Non è un'esagerazione affermare che la famiglia Mangiarotti nel corso del ventesimo secolo abbia scritto la storia della scherma, prima col padre di Mario, Giuseppe Mangiarotti, poi coi fratelli maggiori Dario ed Edoardo; e infine col suggello di Mario.

La festa insieme ai giovani schermidori. La celebrazione non poteva che svolgersi nei pressi delle pedane calcate da giovani schermidori. I ragazzi della Scherma Bergamo hanno accolto Mangiarotti nella loro palestra, si sono seduti sugli spalti, più o meno consci di avere davanti a loro una vera leggenda di quello sport. È stato bello ed emozionante vedere Mario che ingannava l'attesa alzandosi ogni due per tre per andare a spiegare qualcosa ai giovani atleti che tiravano davanti ai suoi occhi. I festeggiamenti non sono stati quindi polverosi né ingessati: tutto il contrario, si sono inseriti nel dinamismo dei giovani, hanno ritagliano una finestra di emozioni all'interno del frastuono gioioso degli schiamazzi dei ragazzini, galvanizzati dalle loro sfide alla scherma. Insomma, un contesto ideale per celebrare la storia e la vita di Mario Mangiarotti.

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Le parole emozionate di Mario. Quando è arrivato il momento di prendere la parola davanti al pubblico di ragazzini e adulti, Mangiarotti si è posto con la genuina spontaneità di un ragazzo. Non ha letto discorsoni altisonanti, non ha parlato tanto di se stesso, ma si è piuttosto rivolto ai tantissimi  ragazzi che gli stavano davanti. Ha esposto la sua chiave di lettura con semplicità e purezza: «L'importante è dire una cosa fondamentale: ricordatevi che lo sport è la vita! Fare sport significa compiere un'attività che promuove lo sviluppo del fisico, della mente e, avendo sempre degli avversari davanti, si impara ad affrontarli cavallerescamente, anche nella vita. Questo insegna soprattutto la scherma: a rispettare l'avversario e a farsi rispettare. Ognuno di noi ha una sua personalità, che va onorata: fare scherma significa promuovere la propria iniziativa. Vi auguro di avere una vita fondamentalmente valida, con quella forza che ho saputo trovare anch'io per seguire le orme di mio padre. Bravi, forza e coraggio che lo sport è fonte di vita». Ha commentato brevemente anche il Presidente della Scherma Bergamo, Nando Cappelli, visibilmente emozionato. Si è parlato inoltre del Panathlon International Club di Bergamo, di cui Mangiarotti è oggi presidente onorario e di cui in passato è stato presidente per molti anni. Il Panathlon ha lo scopo di promuovere i valori veri dello sport: il fair play, l'educazione, l'aggregazione.

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Edoardo Mario e Dario Mangiarotti

02_Dario, Mario, Edoardo, Rosetta e Giuseppe Mangiarotti
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Dario, Mario, Edoardo, Rosetta e Giuseppe Mangiarotti

03_Nostini ed Edoardo Mangiarotti, Monaco 1951
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Nostini ed Edoardo Mangiarotti, Monaco 1951

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Melbourne 1954

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Edoardo Mangiarotti con la moglie Camilla

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Carola Mangiarotti

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Edoardo Mangiarotti

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Edoardo, Giuseppe e Dario Mangiarotti

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Edoardo, Giuseppe e Dario Mangiarotti

11_Marcello Bertinetti, Giuseppe Mangiarotti, Masaniello Parise e Riccardo Nowak
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Marcello Bertinetti, Giuseppe Mangiarotti, Masaniello Parise e Riccardo Nowak

11_Prime lezioni di scherma
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Prime lezioni di scherma

Edoardo e Dario Mangiarotti, Helsinki 1962
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Edoardo e Dario Mangiarotti, Helsinki 1962

La dinastia Mangiarotti. Nei primi anni del Novecento il padre di Mario, Giuseppe Mangiarotti ha rivoluzionato il mondo della scherma: «Il problema è che la scherma italiana è senza dubbio la più importante al mondo», esordisce Mario. «Nacque nel Medioevo perché in Italia c'erano le varie signorie ed era facile confrontarsi e vedere chi era il migliore. Mio padre ha avuto la fortuna di essere figlio di una grande cantante, Adelina Stehle, celebre soprano di fine Ottocento, scelta anche da Verdi per il ruolo di Nannetta alla prima del Falstaff. Quindi ha vissuto la sua fanciullezza nell'arte, quella che ha poi portato avanti nella vita. Ha studiato in Svizzera, ha appreso la scherma di spada, si è dato da fare, l'ha sviluppata e l'ha resa moderna. Mio padre capì che con la spada si potevano fare tutti i tipi di scherma, di attacco, di arresto, di difesa. Essendo molto istruito sul lato sportivo è riuscito a sviluppare questa specialità, ha dato vita alla scherma di spada moderna, quella che si è poi affermata.

Nella mia famiglia, Dario ed Edoardo sono stati dei grandissimi schermidori, i migliori al mondo; poi ho fatto qualcosina anch'io. Ma il mio vanto principale è aver capito a livello teorico, concettuale, cosa poteva essere la scherma di spada. Mio padre aveva capito le possibilità della spada ed è stato maestro degli schermidori italiani moderni; io ero il più giovane dei fratelli, quello che aveva studiato di più, e ho potuto svilupparla al massimo a livello teorico. Anche grazie alla mia attività medico-sportiva ho potuto perfezionare la tecnica di questa disciplina».

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