A partire dalla chiesa di Sant’Agata

La firma dei Caniana a Bergamo

La firma dei Caniana a Bergamo
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Tra le varie personalità eccelse che il nostro territorio vanta, non si può non parlare di un architetto che ha segnato l’aspetto settecentesco di Bergamo e del suo territorio, tramandato con una bottega attiva per circa 150 anni dalla sua fondazione: stiamo parlando di Giovanni Battista Caniana, un artista dotato di una personalità colta e poliedrica, spesso e volentieri legato alla collaborazione con la bottega dei Fanoni di Rovetta, in special modo con il “delfino” Andrea. Non è però corretto considerare solo il capostipite, per l’appunto Giovanni Battista progettista e architetto, ma anche altre figure di questa famiglia paiono degne di particolare nota, nonostante abbiano goduto di minor fama e clamore. Caterina (1697-1784), Giuseppe (1700-1761) e Martino Bonifacio Caniana (1712-1775) - tre dei dieci figli avuti dalla moglie Brigida Erba - specializzatisi nell’intarsio, pur iniziando come collaboratori,sono stati fondamentali per l’esecuzione degli elementi decorativi delle opere progettate dal capostipite ed ebbero poi una loro storia autonoma, riconosciutagli in vita e a tutt’oggi. Loro opere sono conservate a Bergamo (Chiesa Santa Maria delle Grazie, già in Santa Maria di Rosate e Chiesa Santa Croce in Rocchetta), Alzano Lombardo (Chiesa Santa Maria della Pace), Martinengo (Chiesa del Convento Santa Maria Incoronata), Sorisole (Chiesa San Pietro), Zanica (Chiesa San Nicolò). Ci sono poi Francesco Antonio e Giacomo Martino Caniana, figli di Giuseppe e quindi nipoti diretti di Giovanni Battista. Il primo ambivalente come il nonno ed erudito nel disegno delle figure dal pittore Giovanni Raggi, il secondo più modesto e non rimasto in onore di cronaca. Loro interventi sono a Bergamo (Basilica Santa Maria Maggiore, Cappella Colleoni), Cologno al Serio (Chiesa Santa Maria Assunta), Treviolo (Chiesa San Giorgio), Zanica (Chiesa San Nicolò).

Tornando invece a occuparci di Giovanni Battista Caniana, i suoi principali “cantieri”, quelli più noti, sono sicuramente nel capoluogo, ma quelli che lo hanno veramente consacrato sono distribuiti a lungo raggio su tutto il territorio bergamasco (e non): per una panoramica, assolutamente non esaustiva anche in considerazione del fatto che molti gli sono solo attribuiti, mentre sicuramente diversi altri devono ancora essergli restituiti, si citano gli edifici ecclesiastici in Albino, Alzano Lombardo, Ardesio, Brignano Gera d’Adda, Cenate Sopra, Cividate al Piano, Gandino, Gerosa, Gorlago, Grumello del Monte, Oltre il Colle frazione Zorzone, Pradalunga, Romano Lombardo (sua città natale), Scanzorosciate, Serina, Sorisole, Stezzano, Tagliuno, Telgate, Vertova, Zanica. Se per la provincia stilare un percorso rischia di divenire troppo dispersivo, in città tutto è più facile, anche se a tratti gli esiti finali possono parere ripetitivi, se pur giustificati a causa dell’immane richiesta che interessò l’opera dell’architetto: costui, infatti, pur di soddisfare tutte le commesse pervenutegli, preferì adottare continuamente soluzioni similari, per non dire identiche, se si escludono le diverse dimensioni di ogni singolo edificio affidatogli per il parziale o completo restyling, adottando progetti da lui stesso consolidati e testati.

 

CHIESA SANT’AGATA DEL CARMINE

Gli viene commissionato il suo ampliamento nel 1730 (terminato entro il 1740) che vede la realizzazione della facciata, delle cappelle laterali (cinque per lato con volta a botte), tra cui di rilievo quella della Madonna del Rosario, e della volta a botte, scandita da dieci grandi finestre.

 

CHIESA SAN MICHELE ALL’ARCO

L’intervento, datato 1743, dovette affrontare la problematica dei diversi livelli stratigrafici su cui poggia la chiesa, adagiata da secoli tra Piazza Vecchia e la ripida via Rivola. Il progetto vede il riorientamento dell’edificio, che da quello canonico est-ovest diviene da nord a sud, e la realizzazione di una facciata alta e stretta, coronata dalla statua dell’arcangelo.

 

CHIESA SAN PANCRAZIO

Il suo intervento, ultimo di molti succedutisi e dovuti al sito angusto su cui sorge la chiesa, interessa solamente la porzione superiore della navata e la parte absidale, prima quadrata e in seguito semicircolare, coperta da una cupola ellittica. Al suo genio strutturale si devono anche le lesene poste tra una cappella e l’altra, utili a reggere la trabeazione caricata dalle arcate delle dieci cappelle laterali, concatenate da altrettanti tiranti, che svolgono il compito di riequilibrare l’asseto interno dell’edificio sacro.

 

CHIESA SANTO SPIRITO

La sua storia architettonica la si può rileggere a vista nei diversi materiali che riaffiorano dai lati e dall’affaccio incompiuto del fronte sulla piazzetta omonima. Caniana negli anni Trenta del Settecento viene incaricato di rinnovare o completare la precedente copertura di un suo precedente e altrettanto valevole omologo, Piero Cleri detto lsabello, insieme all’abside, al presbiterio e alla navata: proprio partendo dalla trabeazione isabellina innesta la grande volta a botte sui muri perimetrali, smorzata nella spinta ciclopica dagli archi e dai tiranti di sostegno lungo la navata.

 

FONTANA PIAZZA DANTE ALIGHIERI

Progettata nel 1734, viene realizzata dalla bottega dei Pirovano e posta al centro dell'allora Fiera di Bergamo, dismessa all’inizio del secolo scorso per cedere il passo al Centro Piacentiniano di nuova generazione: rappresenta ad oggi uno dei pochi elementi a ricordo del complesso, che conteggiava oltre cinquecento botteghe disposte su file parallele e perpendicolari, servite da tre ingressi per lato e quattro torri angolari.

 

CHIESA TUTTI I SANTI (GALGARIO)

Della chiesa emerge maggiormente l’aspetto eterno che quello interno, che si presenta piuttosto modesto e a tratti anche spoglio, realizzato in considerazione della sobria tradizione degli Ordini conventuali che l’hanno accudita nei secoli: navata unica con volta a botte, cappelle laterali a base rettangolare divise da lesene con capitelli ionici, abside semicircolare. Il fronte rispecchia la modalità di esecuzione tipica dell’architetto: facciata divisa in due registri da un cornicione, nicchie simmetriche e in asse per ogni livello con coronamento finale mistilineo e portale barocco con stemma sormontato al fastigio terminale.

 

CHIESA SANTA CATERINA

A causa dei pochi mezzi finanziari allora a disposizione, i lavori iniziati nel 1725 si protrassero fino alla fine del secolo XVIII. Di Caniana sono la facciata morbidamente stondata, divisa in due ordini e terminante sulla sommità con la statua della santa titolare la parrocchia. L’interno è a navata unica con copertura a botte, impreziosita alla base del suo corso dalla leggiadria di logge e matronei angolari.

 

CHIESA SAN COLOMBANO (VALTESSE)

Il disegno risale al 1747 e pare sia stata l’ultima commissione di carattere religioso dell’architetto romanese. Il cantiere chiude nel 1770 e assume nelle sue forme tuttora attuali un aspetto un pochino più variegato degli altri ad oggi noti, dove oltre agli elementi strutturali e plastici anche l’intonaco diviene protagonista; il fronte, infatti, è scandito in tre ordini (i due superiori rivestono la stessa altezza di quello inferiore) e ognuno è suddiviso in tre o cinque sezioni. Lesene e controlesene terminano con capitelli di ordine dorico ionico e corinzio, che proiettano fino alla cornice centrale curvilinea.

 

CHIESA SAN SISTO (COLOGNOLA AL PIANO)

I lavori iniziano nel 1733: pianta rettangolare, quattro altari laterali dotati di ingressi secondari, matronei, volta a botte e presbiterio con copertura ellittica. La facciata è nuovamente divisa in due porzioni da un cornicione, raccordate dalle lesene verticali e terminante con statue. La chiesa è oggi sconsacrata e utilizzata per scopi civici e culturali.

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