La mappa del cuore di Albino I posti dove vivono i ricordi di tanti

Il luogo del cuore di Pietro, 83 anni, è piazza San Giuliano: «In questo luogo ho conosciuto e sposato mia moglie Luigina. Ricordo nei particolari il giorno del nostro matrimonio: Luigina indossava uno splendido vestito bianco, era bellissima. Io ero emozionatissimo». In occasione dell’iniziativa "Lavori in corso" promossa nel periodo estivo dal Progetto Adolescenza del Comune di Albino e coordinata dell’educatore della cooperativa Il Cantiere Cristian Negroni, è nata una bella collaborazione tra promotori e Fondazione Honegger, legata al progetto "Albino Comunità Amica delle persone con Demenza". Ragazzi e residenti della struttura hanno partecipano, insieme alla psicologa Erica Chitò, referente di Dementia Friendly Community Albino, e a un paio di educatori della Fondazione, alla mappatura del territorio di Albino per cercare un po’ quelli che sono i luoghi del cuore della popolazione più anziana, e soprattutto per individuare dove possono essere introdotte delle migliorie che permettano a tutte le fasce di età e a tutte le fragilità di usufruire di questi spazi. Ecco i risultati di questa ricerca nella memoria, attraverso le parole di alcune delle persone anziane coinvolte. Il lavoro ha costituito una mostra, programmata nell’ambito della 26esima Giornata Mondiale dell’Alzheimer, in occasione del terzo convegno "Albino Comunità Amica delle persone con Demenza", svoltasi sabato 21 settembre all’Auditorium Cuminetti di Albino.
Per Maria, 81 anni, la chiesa di Sant’Anna è un ricordo indelebile: «Frequentavo lì il catechismo con le amiche e le sorelle, con le quali ero molto in confidenza e amavo chiacchierare. Mi ricordo di aver assistito in questo luogo a molti spettacoli teatrali che mi hanno divertita». L’ottantenne Chiara, pensa con piacere all’ex mulino di Dossello: «Ho molti ricordi spensierati e felici legati a questo luogo dove vivevo insieme a mia suocera che consideravo come una seconda mamma, dolce e sensibile. Lì viveva anche mio marito che però non vedevo spesso perché era costretto a stare via a lungo per motivi di lavoro. Ricordo il rumore dell’acqua che scorreva nel torrente e fra le pale del mulino». Ines, 93 anni, non può dimenticare il giorno delle sue nozze al Santuario della Madonna del Pianto: «In questa chiesa ho sposato mio marito vestita di bianco, non avevo mai avuto un altro uomo. Per l’occasione fecero una grande festa, io ero molto emozionata. Sono molto devota e credente». L’oratorio di Comenduno è al cento dei ricordi di Gemma, 93 anni: «Andavo all’oratorio con le amiche tutti i giorni festivi dopo la Messa e insieme giocavano a biglie, a palla o a campana. Ricordo gli schiamazzi delle mie amiche che si divertivano. All’età di 26 anni, quando mi sposai, ci andai per l’ultima volta».
Altro oratorio, quello di Desenzano, ritorna nei pensieri della novantenne Genoveffa: «Casa mia si affacciava sul cortile dell’oratorio e spesso dalla finestra guardavo i bambini giocare allegramente. Giorno dopo giorno li vedevo crescere, ricordo con nostalgia le loro grida e le loro risate. Ricordo anche i canti e le feste, in particolare quella del 9 ottobre (Festa della Madonna della Gamba, ndr), quando Desenzano veniva decorata con fiocchi, ghirlande e fiori». "Il Pozzo", osteria di Bondo, è luogo del cuore di Gabriella, 85 anni: «Ci andavo spesso quando ero piccola, nelle domeniche di sole con mio fratello e mia sorella, e lì giocavamo con i figli del proprietario all’esterno dell’edificio: ci divertivamo tantissimo insieme. Quante ore spensierate in compagnia!». L’attuale pizzeria "Al Ponte", un tempo era la "Sala da ballo Bettinelli". Così la ricorda Benita, 92 anni: «Qui conobbi mio marito e lì ci baciammo per la prima volta. Durante il nostro primo incontro, lui mi vide mentre mi trovavo in cima alle scale e subito scese per invitarmi a ballare: fu amore a prima vista. Entrambi non sapevamo ballare molto bene e quindi chiacchieravamo spesso e ballavamo il tango perché era lento e facile da imparare».








Non potevano mancare i ricordi della scuola. Andreina, 90 anni, li lega alle Elementari Bulandi di Albino: «Quando ero piccola aiutavo mio fratello minore a fare i compiti. Una volta il maestro scoprì che li avevo fatti io e per questo motivo scrisse sul foglio “brava” invece che “bravo”. Durante l’intervallo giocavo spesso con le compagne di classe, a nascondino, oca, campana o tombola. Chi vinceva guadagnava un centesimo di mancia e quando avevano racimolato abbastanza denaro compravamo l’anguria e la mangiavamo vicino al fiume». La via Carotti e i rifugi antiaerei hanno trovato posto nel cuore di Imelda, 79 anni: «I miei fratelli insieme ai vicini e ad altri amici, erano i miei compagni di giochi, infatti, insieme a loro, correvamo dalla prima alla seconda via Carotti (via del centro storico di Albino che collega la parte alta del paese a via Mazzini separandosi in due direzioni, ndr), litigavamo, discutevamo, ma ciò che era sicuro era che ridevo e scherzavamo moltissimo. In tempo di guerra, ci rifugiavamo in cantina o nei rifugi antiaerei durante i bombardamenti, però vivevano quei periodi critici con l’ingenuità e la spensieratezza dei bambini, divertendoci».