Intervista esclusiva a Di Biagio

La meglio gioventù atalantina che fa grande la nazionale U21

La meglio gioventù atalantina che fa grande la nazionale U21
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Correte a vedere la meglio gioventù, quella che non si stanca, non arranca, non si abbatte; quella che lotta, suda, passaggio-tiro-gooool; quella che crede nel domani ma ancor di più nell'oggi, e se vi sembra un'esagerazione allora andate a prendere un giornale (basta internet, su: un bel giornale frusciante e spiegazzato), scorrete col ditino sulla classifica della Serie A e cercate l'Atalanta: ci sono i ragazzi della meglio gioventù del campionato. Anche a loro (ma non solo, of course) Gigi Di Biagio si è affidato per costruire questa Under21 pimpante, sveglia, vincente. Una squadra che ha centrato un posto a Euro2017 in Polonia e che il 14 novembre sarà all'Atleti Azzurri d'Italia per l'amichevole contro la Danimarca. Con quattro atalantini. Beata gioventù. «Mi aspetto delle risposte da chi potrebbe credere di essere una seconda scelta, voglio che mi dimostrino di voler far parte dei 23 per l'Europeo. Sono test importanti perché ti permettono di capire meglio le cose. Qualcuno mancherà, tra infortuni e convocazioni con la Nazionale maggiore. Per cui è un'opportunità per chi ha giocato meno».

 

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Caldara, Conti, Petagna e Grassi, pedine inamovibili della squadra che parteciperà a Euro2017.

 

Tempo ce n'è: l'Europeo è una certezza.
«La qualificazione non era scontata perché nel nostro girone avevamo squadre di grande valore come la Serbia campione del mondo U20. Ce la siamo sudata, ce la siamo meritata».

Tagliamo la testa al toro: l'Atalanta si è meritata la sua attenzione.
(ride) «Da un pezzo. Sono ragazzi fantastici, anche perché sono da diverso tempo con noi, nonostante l'anno scorso abbiano giocato zero minuti o quasi. Ma hanno sempre dimostrato personalità, professionalità, voglia».

Ci dica di più.
«Conti è un ragazzo già pronto per una grande squadra. Caldara è quello che cresce più di tutti. Lo sta facendo in maniera esponenziale. Dimostra sempre più sicurezza».

Invece di Gagliardini che giudizio ha?
«Gagliardini è forse un po' una sorpresa per molti. Mica per noi. Solo per quelli che non lo conoscevano. Lui con me ha sempre risposto presente, è disponibile al sacrificio, è intelligente».

Tant'è che è stato prelevato da Ventura per l'Italia dei grandi.
«Le cose non avvengono mai per caso».

 

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Alberto Grassi.

 

E Grassi?
«Fino a poco tempo fa era il più titolato. Poi l'infortunio… Adesso è tornato e non sta trovando posto. Ma il suo ottimismo e la sua esuberanza lo porteranno a dimostrare il suo valore».

Petagna è esploso o c'è sempre stato?
«Fino a un paio di anni fa non cresceva. Ha passato un momento difficile, ma ora è alle spalle. Sta sfruttando in pieno le sue possibilità e quelle che gli vengono date. È uno che dà tutto e ha fatto anche dei gol importanti».

Lei che ricordo ha di Bergamo? Battaglie qui ne ha giocate tante...
«Tifo incredibile. Questa cosa me la ricordo molto bene. Ogni volta che venivo a giocare qui avvertivo un'atmosfera molto passionale. Il pubblico è caloroso».

Confessi: la sta sorprendendo questa Atalanta?
(Senza esitare) «Penso che l'Atalanta sia la vera sorpresa del campionato. L'obiettivo del club era quello di salvarsi. Adesso bisogna vedere se cambia qualcosa. Se arrivano due sconfitte qualcuno potrebbe parlare di crisi perché il calcio è così. Invece bisogna avere tempo».

Il tempo è qualcosa che voi allenatori non avete. Figuriamoci i ct…
«È alla base di tutto, soprattutto se vuoi fare un certo tipo di calcio. Ma questo fa parte del nostro lavoro. Se trovi la società che ti appoggia in tutto e per tutto, allora il tempo non manca.

 

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Mattia Caldara.

 

Invece quanto manca al campionato italiano una favola come il Leicester?
«In Italia mancherà sempre. Ma è improbabile».

I ct, da Donadoni in poi, hanno sempre un po' criticato il modo di operare dei club nei confronti delle nazionali, c'è invece più collaborazione quando si tratta di Under?
«C'è correttezza. Sempre. Noi ci limitiamo a fare il bene dei ragazzi. Ecco tutto. Faccio un esempio: se il calciatore non sta bene, non gioca. Facile. La salute è la cosa più importante. Le società sono contente e l'Atalanta è una di queste, ha sempre collaborato in maniera limpida e corretta».

A che punto sta l'Italia del calcio giovanile?
«Lo dico e lo penso da diversi anni: abbiamo dei talenti. Dobbiamo solo avere il coraggio di metterli in campo. Allenatori coraggiosi ce ne sono. Gasperini è uno di questi. Sì, il vento sta cambiando. Non è vero che coi giovani non si raggiungono risultati».

Meno Primavera, più esordi in Serie A: le piace come motto?
«La forbice fra Primavera e prima squadra è troppo ampia, servirebbe il campionato delle squadre B. Sono pochi quelli che riescono subito a giocare. Si potrebbe abbassare di un anno l'età in tutte le categorie, magari dagli Esordienti. Soltanto in Italia senti che entra un '94 o un '93 ed è giovane. Negli altri campionati d'Europa ha già fatto cinque-sei stagioni».

 

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Andrea Petagna.

 

Qual è la Nazione più forte?
«La Francia, anche se è stata eliminata. Poi direi Portogallo e Germania».

E quella più organizzata?
«Difficile dirlo. Ma credo che l'Italia sia un modello. Negli ultimi anni il nostro modo di lavorare è cambiato, sono aumentate in maniera vertiginosa le vittorie, e moltissimi ragazzi sono finiti in nazionale A».

Dunque buone sensazioni per l'Europeo...
«Mancheranno molte squadre forti, ma ce ne saranno altre interessanti. L'Europeo Under21 è una delle competizioni più belle in assoluto. Noi andremo con il pensiero di arrivare in fondo».

Lei che ricordo ha della sua esperienza in Nazionale?
«Magari sembra banale, ma non è così: ricordo l'emozione incredibile. Ti rendi conto di mettere addosso un simbolo, e poi la pelle d'oca per l'inno, è bellissimo. È una cosa che cerco di trasmettere anche a questi ragazzi».

Quindi l'Under21 non è solo un passaggio per la nazionale maggiore...
«Ogni volta, prima di andare in campo, lo dico: “Ragazzi, pensate a dove siete, e tenetevi stretto il momento con gratitudine”. Per tanti potrebbe non ripetersi più, per altri potrebbe ripetersi con la Nazionale maggiore. Voglio che se la godano».

Prima diceva che il vento è cambiato. L'Italia non è più un paese per vecchi (calciatori)?
«La percentuale dei giovani Under23 tra la A e la B è aumentata. Siamo sulla strada giusta. L'Atalanta, per esempio, ha fatto il percorso inverso: non era partita bene e nel momento in cui sono entrati i giovani, ecco, le cose hanno iniziato a girare. Perché non continuare? » .

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