La mostra a Predore fino al 21

La passerella, ma per i migranti Il sogno degli studenti dell'Artistico

La passerella, ma per i migranti Il sogno degli studenti dell'Artistico
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Dal 6 al 21 agosto, nell'ex Chiesa di San Giovanni Battista a Predore, si tiene la mostra fotografica a ingresso libero dedicata a The Floating Bridge – Un progetto per Lampedusa, a cura di Simone Assi e Cecilia Rizzi e sotto la guida del professor Enrico De Pascale. Per info, qui.

 

Tra Tripoli, capitale della Libia, e Porto Empedocle, in Sicilia, stanno più o meno 520 chilometri di mare. In mezzo, circa a metà, si trova Lampedusa e, un po’ più in su e un po’ più a est, Malta. A Malta i migranti non sono ben accetti, anzi: chi arriva lì, difficilmente se ne va, rinchiuso com’è in centri di accoglienza che assomigliano più che altro a carceri. Così, la rotta marittima (per intenderci, i barconi) per chi lascia la Libia alla volta dell’Italia tocca Lampedusa e arriva in Sicilia, disegnando una linea spezzata fatta di dolore e incertezza. Troppo spesso, morte.

 

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Ora, gli studenti della terza del Liceo Artistico Manzù, indirizzo Arti Figurative, ci hanno ragionato sopra. E, al di là delle facili retoriche e delle altrettanto immediate polemiche, hanno lanciato la palla un po’ più lontano, partendo dall'attualità ma sbarcando oltre. In quella terra fertile che è l’arte, capace – scrivono - «di spalancare davanti ai nostri occhi scenari altrimenti inimmaginabili, grazie al suo carattere utopico e visionario». Si sono dati un maestro, anche, creando un legame critico e intelligente con l’evento artistico principe di questi giorni, tanto celebrato dalla stampa, e che gli studenti hanno analizzato e discusso: la passerella The Floating Piers di Christo, prevista dal 18 giugno al 3 luglio sulle acque del Lago d’Iseo. E hanno poi creato The Floating Bridge – Un progetto per Lampedusa, a cura di Simone Assi e Cecilia Rizzi e sotto la guida del professor Enrico De Pascale. Che ha già ottenuto il plauso di Repubblica.

«Cercando di emulare lo spirito visionario» di Christo, i ragazzi hanno immaginato di «trasferire la sua magica installazione in un altro, ben più drammatico, luogo: quel braccio di mare compreso tra le coste del Nord Africa e la Sicilia, là dove negli ultimi mesi sono morte centinaia di persone in fuga dalla guerra, dalla fame e dalla miseria. Abbiamo provato a immaginare che, anziché a bordo delle famigerate carrette del mare, i profughi, con le loro famiglie e il loro carico di dolori e di speranze, potessero arrivare in Europa semplicemente passeggiando». Su quella linea spezzata che i barconi percorrono, ma «lungo una confortevole, fiammeggiante passerella d’oro».

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Gli altri progetti. Sotto la guida del professor De Pascale, gli studenti del Manzù stanno allineando una serie di progetti davvero ben riusciti, di qualità e profondità in effetti indiscutibili. Il primo di cui avevamo scritto risale a gennaio 2015, quando una mostra della 4°D intitolata Le donne che leggono sono pericolose aveva addirittura attirato, per la peculiarità dell’idea e l’eccellenza della realizzazione, l’attenzione de La Stampa. Si trattava, allora, di una performance fotografica tutta al femminile diventata poi una mostra, nella quale, le liceali riproponevano, con la modalità del tableau vivant, pose e ambientazioni di quadri raffiguranti donne in lettura.

Solo un mese fa, poi, i ragazzi della 4°D Liceo Artistico, indirizzo Arti Visive, avevano dato vita a un’indagine sul rapporto tra ragazzi e intimità e mondo, attraverso il filtro-finestra dello smartphone. Si intitolava Deep Blue, perché il blu era il colore che rimaneva in una stanza buia, alla sola luce dello smartphone. E con il blu si delineavano i volti dei ragazzi, ritratti in un poetico e silente chiaroscuro digitale che lasciava qualcosa in sospeso. E invitava, per forza, a pensare.

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