La Pietra di Credaro, solida
Si conclude con questa puntata la nostra carrellata dedicata alle Pietre Originali della Bergamasca, il marchio coniato dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura che identifica i materiali lapidei a uso ornamentale estratti nella provincia di Bergamo e ne certifica la provenienza geografica. La finalità di questi nostri articoli è la valorizzazione e promozione di questi prodotti del territorio, dato che molto spesso ai materiali orobici vengono preferite pietre di altra provenienza e di limitata o sconosciuta tradizione. Si è visto come le più note, in quanto più diffuse e riconoscibili a occhio nudo, siano l’arenaria di Sarnico e il calcare bianco di Zandobbio: per le altre, senza per questo nulla loro togliere, ci si augura siano state per il lettore motivo di interesse oltre che una piacevole scoperta. Il binomio inossidabile Sarnico/Zandobbio può divenire una triade consolidata con la Pietra di Credaro, un’altra pietra originale molto nota e apprezzata, tra le più tipiche impiegate per la costruzione nel corso dei secoli. Il nome è indicativo, dato che oltre a Credaro le tipiche zone di affioramento in Valcalepio, un tempo tutte oggetto di escavazione, erano Monte Santo Stefano, Carobbio degli Angeli, Bagnatica, Costa Mezzate e Grumello del Monte; attualmente l’attività estrattiva è circoscritta ai Comuni di Credaro, Castelli Calepio e Carobbio degli Angeli.
Storia. Si tratta di una roccia sedimentaria, costituita prevalentemente da arenarie a composizione calcarea, appartenenti all’Unità della Pietra di Credaro, che a sua volta fa parte della Formazione del Flysch di Bergamo di età cretatica (tra 145 e 65 milioni di anni fa). Quando l’area orobica era sommersa dal mare e contestualmente si stava formando la catena alpina, che si elevava gradualmente per le frequenti e forti scosse telluriche, sul fondo del bacino si depositavano i cosiddetti flysch originati dall’accumulo di detriti di composizione carbonatica e terrigena, trasportati dalle correnti di torbida (torbiditi): «Si tratta di flussi densi formati da materiale in sospensione che, a causa della densità superiore a quella dell’acqua circostante, scivolano sui pendii delle scarpate sottomarine incanalandosi in valli e depressioni». Il flysch affiora dalla Brianza al lago d’Iseo, lungo la fascia collinare, e le popolazioni che hanno abitato queste terre lo hanno impiegato per le più svariate costruzione dai tempi molto antichi fino all’avvento di mattoni e di cemento. L’aver optato per il loro impiego fu dettato in primis dall’abbondante disponibilità, ma anche dalle proprietà del materiale, tenace e resistente e allo stesso tempo tenero e dalla cromia calda “nocciola-dorato”.
La Pietra di Credaro la si riconosce in moltissimi edifici di città e di provincia: all’interno della cinta di mura e degli edifici storici in pietra dei colli; nel rivestimento meridionale della Basilica Santa Maria Maggiore e nelle murature della Rocca; lungo la torre del Gombito e di Adalberto, così come nelle porte d’accesso alla città; nei castelli dell’alta pianura (Conti Calepio, Castel Trebecco, Bagnatica), negli edifici a uso civile o agricolo, nei muretti a secco e di contenimento per i terrazzamenti a scopo agricolo. Poiché la Pietra di Credaro è l’unica pietra del Flysch di Bergamo tuttora in coltivazione, viene destinata non solo alle realizzazioni moderne e di design, ma anche al restauro e ripristino del patrimonio edilizio e artistico locale.
Proprietà tecniche e meccaniche. In base alla varietà della Pietra di Credaro, si riscontrano proprietà meccaniche leggermente diverse, il Medolo e il Berrettino, che possono essere impiegate separatamente o insieme in funzione soprattutto dell’effetto estetico desiderato. Il Medolo è un calcare costituito completamente da carbonato di calcio (calcite), con tracce di miche e di quarzo, dalla granulometria molto minuta e caratterizzato da un colore bruno rosato, con toni variabili da chiari a scuri: «Tipiche del Medolo sono anche le superfici caratterizzate da piccole concavità, pregio dei bolognini scalpellati a mano». Il Berettino è invece una calcarenite, ovvero un’arenaria ricca in carbonati, anch’essa dalla granulometria minuta, sebbene superiore a quello del Medolo, ma caratterizzata da un buon grado di compattezza e dalla cromia variabile nei toni caldi dell’ocra e del giallo dorato: «Il Medolo mostra una minore tendenza all’imbibizione e una maggiore resistenza ai carichi, ma i valori del Berrettino sono confrontabili con quelli di altre arenarie e indicano che la roccia non risente degli effetti del gelo. Quanto alla resistenza a compressione, essendo la roccia isotropa, la direzione di applicazione del carico non interferisce con le prestazioni del materiale».
Impieghi. Mentre in passato la Pietra di Credaro veniva impiegata con funzioni quasi esclusivamente strutturali (costruzione di muri portanti, più o meno a secco, muri di cinta, ecc...), ora è prevalentemente utilizzata come pietra decorativa, per la realizzazione di rivestimenti soprattutto in edifici a uso civile come villette e palazzine, in cui la presenza della pietra conferisce una personalità propria a ciascuna realizzazione. Tra le tecniche di posa sono caratteristiche la posa a secco, la posa con fuga e la posa a semisecco, oppure i rivestimenti con superfici più o meno bugnate. L’originario utilizzo della Pietra di Credaro per opere murarie viene oggi riproposto in impieghi di pregio, come ad esempio le recinzioni in muratura, spesso arricchite da profili ondulati e “intagli” di diverse forme, vere e proprie finestre sui giardini. La versatilità della Pietra di Credaro, coniugata con la lavorazione artigianale, ben si presta anche alla realizzazione di cornici di finestre: in questi casi alla lavorazione artigianale dei singoli conci, seguita dalla posa, si aggiunge un’ulteriore rifinitura a mano della pietra. La posa si diversifica in un’ampia gamma di tecniche, sempre meno tradizionali oltre all’originalità degli abbinamenti con laterizi e/o altri materiali naturali: ad esempio i rivestimenti vengono realizzati utilizzando sia i bolognini bugnati a mano dagli scalpellini, sia conci di dimensioni e forme simili, sia conci di forma e pezzatura irregolari. Di particolare effetto sono anche i disegni cromatici e le particolari forme geometriche. Come detto, le ultime fasi della lavorazione vengono ancora eseguite a mano, mentre per le realizzazioni più particolari la rifinitura avviene direttamente sul posto dopo la posa delle pietre.