L'album della Nazionale atalantina

Irriducibili tifosi della Dea, ne seguiamo le sorti con un'apprensione palpabile e trasformiamo i suoi giocatori in altrettanti membri della famiglia, spesso identificandoli con affettuosi epiteti. Abbiamo così immaginato una formazione, completa di titolari, riserve e allenatore, che metta in campo tutti gli stereotipi del tifo atalantino. Naturalmente è solo un gioco, che potete divertirvi a ricreare con gli amici.
1) Gat
Di agilità felina, balza tra i pali della porta alla velocità della luce. Numero uno per eccellenza.
2) Gat de marmo
Elegante ossimoro per definire il motore immobile della difesa, giocatore di staticità leggendaria.
3) Spacacaègie
Le sue entrate sono di precisione chirurgica, nel senso del Matteo Rota. Preferisce le caviglie, ma non disdegna gli stinchi.
4) Mür
Baluardo delle difesa, si erge ai confini dell'area come le antiche statue che presidiavano le colonne d'Ercole. Da lì non si passa.
5) Maiabalù
La partita per lui è un monologo, se potesse farebbe a meno dei compagni. Ma non può, e allora dribbla anche l'erba.
6) Ciód
Arrivato con grandi aspettative, riesce a deluderle sin dal primo stop. Non solleva gli animi, ma le zolle.
7) Nanèto
Giocatore di altezza inferiore alla media, mulinella gli arti inferiori frastornando gli avversari. Piccola grande risorsa.
8) Sinsighì
Presente in ogni zona del campo, è fastidioso come una zanzara tigre e altrettanto dannoso. Dissanguante.
9) Ol Capitano
Punto di riferimento assoluto, è l'incarnazione dell'eroe greco, da ammirare dentro e fuori del campo. Insostituibile.
10) Bóra
Nella sua semplicità, ignora anche i rudimenti del gioco. Misteriosamente, trova spesso spazio nell'undici titolare.
11) Bölo
Spesso intento a contemplare se stesso, conquista più donne che rigori. Non di rado indossa il cerchietto.
12) Canù
È il bomber per antonomasia, capace di spezzare gli equilibri del gioco, le reni ai terzini e le reti delle porte. Indispensabile.
13) Nóno
La sua autonomia non supera i venti minuti, ma anche giocando da fermo regala sprazzi di calcio antico. Come lui.
14) S-cetorlèt
Sbarbato prodotto della Primavera, di solito esordisce con piglio da veterano. Il soprannome diventa incongruo con gli anni.
15) Catìv
I suoi avvisi sono stampati su stinchi e polpacci, ringhia peggio di Cerbero contro chiunque si avvicini all'area. Spesso esce, non per sua volontà.
16) Fighèta
Non è fatto per i tackle sanguinosi e per i contrasti virili. Sfiora leggiadro l'erba di centrocampo, protetto da due arcigni mediani.
17) Scarpù
Generoso fino all'inverosimile, cerca di sostituire la qualità con la quantità. Qualche volta ci riesce.
18) Professùr
Lui non gioca, dispensa saggezza. Con lanci aristotelici, aperture apodittiche, dribbling metafisici. Calcio ergo sum.
19) Schègia
Imprendibile folletto della fasce, le percorre a velocità da multanova. Spesso però a fine corsa ha una lucidità da dopo sbornia.
20) Chèl de Bèrghem
Osannato anche quando gioca oggettivamente male, è il ragazzo di paese che tutte le nonne vorrebbero avere come genero.
21) Nìgher
Detto senza alcun intento razzistico, denota semplicemente il giocatore di colore, un tempo raro e ora spesso amato e decisivo.
22) Fantasma
È il giocatore che c'è ma non si vede. Tra infortuni, decisioni tecniche ed eventuali ritorni in patria, compare solo nelle voci di spesa.
Allenatore: Mìster
Accentato perché ormai fa parte del patrimonio linguistico bergamasco, al punto che qualcuno lo scambia per una variante del diffuso cognome Mistri.