A Fontanella, Sotto il Monte

L'Azienda Agricola Sant'Egidio Una storia di devozione alla terra

L'Azienda Agricola Sant'Egidio Una storia di devozione alla terra
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«La terra è mia e voi siete solo pellegrini in essa». Difficile non notare la scritta che troneggia all’ingresso della piccola Abbazia di Sant’Egidio, meta di pellegrini, bergamaschi e non, già a partire dal 1080, anno della sua costruzione. Altro è però il motivo che ci porta oggi qui, presso la frazione di Fontanella, sulle pendici del  Monte Canto: a pochi passi dall’Abbazia infatti un grande cancello indica l’ingresso dell’ Azienda Agricola Sant’Egidio, anch’essa storica e gradita attrazione dei golosi della zona e non solo.

Ritorno alla terra. Sarà la vicinanza all’Abbazia, ma il rispetto della terra è la filosofia dominante anche per la famiglia Ravasio, proprietaria della tenuta da generazioni. «È sempre stato così - ci racconta Carlo -. Mio padre non faceva nulla alle viti se non due trattamenti all’anno con il rame. E così anche noi, dopo un breve periodo in cui abbiamo utilizzato le tecniche più moderne e tradizionali di coltivazione del vigneto, abbiamo realizzato che la terra soffriva, non c’era bisogno di accanirsi contro di lei. Dal 2013 abbiamo quindi sposato la cultura del biologico e il terreno ha pian piano ricominicato a vivere. Lo guardi!». E in effetti, passeggiando lungo un viottolo curatissimo di ciottoli bianchi, tra i bellissimi filari, si nota come il terreno sia tornato a ripopolarsi della sua microfauna originale: lombrichi, formiche, ragni. «Persino le lucciole sono tornate», sorride Carlo, compiaciuto per il risultato ottenuto.

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La storia della cantina. Carlo Ravasio, assieme al fratello Fabrizio, è l’attuale proprietario dell’Azienda Agricola, che ad oggi, oltre ai sette ettari di terreni e alla cantina di recente ristrutturazione, vanta anche la proprietà dell’agriturismo Cavril, nato dal restauro dell’ominimo borgo che qui sorgeva dai tempi degli antenati della famiglia. «La storia di questo posto è in effetti anche la storia della nostra famiglia», dice Carlo. Famiglia umilissima, di orgini contadine, che già quattro generazioni fa, all’epoca del trisnonno Ravasio, si manteneva coltivando in mezzadria questi vigneti. La svolta arrivò con il nonno Giovanni Battista che, nell’immediato dopoguerra, con un grande sforzo economico, decise di acquistare un primo pezzo di questa terra, proprio in corrispondenza del vigneto più antico, il cosidetto “Ronco di sera”, perchè terreno esposto a ponente, dove cala il sole. Le generazioni si susseguono, la cura amorevole del terreno rimane la stessa, mentre la superfice vitata cresce fino ad inglobare il borgo di Cavril e diventare la tenuta che è oggi.

La produzione. Sono 20mila le bottiglie prodotte, vendute non solo nella provincia di Bergamo, ma anche nel milanese e nel vicino Ticino. E non finisce qui: la cantina vanta ordini  anche in Germania, Francia e Stati Uniti. Grazie all’agriturismo infatti, sono tanti gli stranieri che si rifugiano qui per qualche notte, immersi nella natura e che, oltre a innamorarsi del posto, cedono anche al fascino dei suoi vini.

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La degustazione. Nel frattempo, filare dopo filare, si arriva all’ingresso della cantina ed è giunto il momento di gustare questi vini. In sala degustazione c’è Fabrizio. Mentre termina di affettare salumi e formaggi da offrire agli ospiti presenti in sala, si ha tempo di osservare l’ambiente rustico ma ben curato: un bel camino scalda l’atmosfera e la vista sulla valle è davvero magica. L'assaggio vede protagonisti i due vini principali della cantina: Tessére, prodotto interamente con uve Merlot, e Turano, ottenuto invece al 100 percento da Cabernet Sauvignon. Entrambi i vini vengono prodotti solamente nelle annate favorevoli, perchè è la qualità del prodotto a voler essere esaltata e non il numero di bottiglie messe in commercio ogni anno. «A questo proposito è nata di recente Sette Terre - spiega Fabrizio -, associazione a cui abbiamo deciso di aderire, costituita da sette viticoltori indipendenti della bergamasca, con lo scopo di valorizzare e tutelare la qualità della produzione enoica dell’intera zona collinare di Bergamo».

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Sia il cabernet che il merlot invecchiano per circa un anno e mezzo prima in barrique e poi in botti di rovere francesce e americano. Le barrique vengono cambiate ogni cinque anni poichè il legno dopo questo periodo si “esaurisce”, mentre le botti vengono raschiate e portate a legno nuovo ogni anno. Ad incidere sul risultato organolettico dei due vini quindi, non solo la cura in vigna, ma anche una scrupolosa attenzione nelle tecniche di cantina utilizzate. Tessére e Turano sono di fatto le due facce di una stessa medaglia: entrambi si mostrano nel bicchiere con colori pieni e intensi; il primo, a base merlot, regala al naso piacevoli note di marmellata di frutti rossi e di ciliegia molto matura. In bocca è davvero morbido e rotondo, coccola il palato e apporta il giusto calore. Il secondo vino al naso “pizzica” di più, ha delle note più verdi di prugna ancora non troppo matura e di peperone. Ma di questo secondo vino quello che ci colpisce davvero è la sensazione in bocca: il cabernet, quando vinificato in purezza, solitamente è molto ruvido e asciuga il palato quasi a dar fastidio. L’uso sapiente del lego in cantina regala invece a questo Turano un grande equilibrio: la sua potenza è smorzata da un grando alcolico che riscalda e ridona freschezza al palato dopo un primo brevissimo momento di arsura. Entrmabi i vini ci omaggiano di un finale lungo e persistente, il gusto della frutta non vuole proprio lasciarci.

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L'uliveto. Ma le sorprese non finiscono qui. Fabrizio stupisce portando al tavolo una bottiglia di olio extra vergine di oliva. Olio bergamasco? Prodotto sul Monte Canto? Ebbene sì. Da qualche anno, infatti, Fabrizio si è fatto promotore della coltura dell’ulivo presso la tenuta. Ha cominicato con qualche pianta, e ora l’uliveto vanta circa 500 piante con una produzione annua di circa 250 quintali di olio. E l'olio assaggiato è tutt’altro che insapore o sciapo. Al contrario, la fetta di pane su cui viene versato acquista una potente aromaticità. In bocca non è per niente acido, ma ci sorprende con la sua delicatezza. A questo punto della visita è ormai ora di pranzo: perché non accomodarsi presso il ristorante Cavril (letteralmente “posto delle capre”, perchè qui vi era un recinto, anni addietro)?

Vini degustati.

  • Turano, Cabernet Sauvignon, 2013, costo in cantina 12 euro. Provalo con formaggi stagionati della tradizione bergamasca.
  • Tessére, Merlot, 2013, costo in cantina 14 euro. Provalo con arrosti di carne bianche.
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