Le 10 vette più alte in bergamasca
L’estate si avvicina e le Orobie offriranno al sole i manti lucidi di roccia e degli ultimi residui di neve. Gli itinerari che s’inerpicano sui versanti delle nostre Prealpi sono davvero numerosi e coprono gradi di difficoltà molto diversi. Tra i sentieri più impegnativi ci sono ovviamente quelli che conducono sulle vette più alte, quelle che sono state scalate dai primi alpinisti del CAI bergamasco, che ricordiamo essere stato fondato da Antonio Curò, da Matteo Rota e da altri ventotto soci fondatori nel 1873.
Pizzo Coca (3.050 mt)
Con i suoi 3 050 m, il Pizzo Coca è la vetta più alta delle Orobie. Si trova tra la Val Seriana e la Valtellina, dunque tra la provincia di Bergamo e la provincia di Sondrio. L’itinerario più frequentato è quello che parte da Valbondione e che, lungo il sentiero CAI n° 301, prosegue fino al caratteristico Rifugio Mario Merelli al Coca, arroccato sulla roccia e intitolato all’alpinista bergamasco morto nel 2012 durante una salita alla Punta Scais. Dal Rifugio, l’escursionista diretto al Pizzo prende la strada per il Lago di Coca, nella conca dei Giganti. Prima di raggiungere le rive del Lago, volta verso est, dove incomincia una salita ripida e ghiaiosa, dal dislivello di 300/440 m, la quale conduce direttamente al Pizzo Coca. Si può intraprendere anche un altro percorso, che parte dal Rifugio Curò. Tuttavia, il terreno friabile rende la salita particolarmente ardua e pericolosa.
Pizzo Scais (3.038 mt)
Il Pizzo di Scais è purtroppo noto per essere stato il luogo di morte di Mario Merelli, il grande scalatore di Lizzola. Merelli e Paolo Valoti, suo compagno di salita ed ex presidente del CAI, erano a un passo dalla vetta, quando un masso si è staccato dalla montagna e ha colpito Merelli sullo stomaco, provocando una caduta che non si sarebbe potuto arrestare in alcun modo. Il Pizzo di Scais, unito al Pizzo Coca (3 050 metri) e al Pizzo Redorta (3 038 m), è raggiungibile tramite un sentiero che per un tratto coincide con quello del Pizzo Coca. Dal paese di Valbondione si sale verso il Rifugio Coca, sempre seguendo il sentiero n° 301. Si prosegue poi verso il Lago di Coca e da qui per il Passo di Coca, un canale nella montagna che porta in cresta. Volgendo le spalle alla Fetta di Polenta (2997 m), si cammina verso il Torrione Curò (3005 m), un aguzzo dente di roccia, e si arriva fino all´attacco della cosiddetta Piodessa, o Placca Baroni, una ripida placca spiovente sul Ghiacciaio di Scais. Il nome della Piodessa richiama un episodio divenuto celebre nella storia dell’alpinismo. Nel 1897, infatti, la guida Antonio Baroni superò la Placca addirittura a piedi nudi. Non era una novità, per lui: se un passaggio gli riusciva particolarmente difficile, preferiva sentire la roccia con la pelle, per avere maggiore presa. Da qui gli derivò l’appellativo di «La grande guida a piedi nudi». Dalla Piodessa, comunque, le difficoltà del percorso calano gradatamente e in poco tempo si raggiunge la vetta.
Pizzo Redorta (3.038 mt)
Il Pizzo è raggiungibile anche con un itinerario scialpinistico. Il meraviglioso panorama che si apre sulle maggiori vette della zona ripaga ampiamente della fatica del percorso, che deve essere affrontato con molta cautela e solo con un opportuno allenamento. Il CAI orobico (www.caibergamo.it) propone un’escursione di due giorni. Dal paese di Agneda si prosegue verso il lago di Scais, che si costeggia sul lato sinistro, fino a raggiungere la baita Caronno (1 612 m). Da qui si segue il ripido costone che conduce al rifugio Mambretti (2 002 m), intitolato al giovane Capitano Luigi Mambretti, morto nel 1923 proprio sulla Punta di Scais (per la precisione, sulla Cresta Corti) a soli ventisette anni. Dal rifugio, poi, ci si porta verso la base della cresta Corti e si risale la vedretta di Scais. Oltrepassato l’ultimo ripido pendio, si percorre l’ampio pianoro in direzione della bocchetta di Scais e poi ci s’inerpica lungo il canale che conduce fino alla vetta.
Pizzo Porola (2.981 mt)
Il CAI propone un’escursione di due giorni, che si può eseguire anche con gli sci. Durante il primo giorno, s’imbocca il sentiero per la baita Caronno (1 612 m) e si prosegue poi fino al rifugio Mambretti (m 2.002). Il secondo giorno, invece, ci si porta verso la base della cresta Corti, alla congiunzione delle vedrette di Scais e di Porola. Si risalgono i ripidi pendii di quest’ultima e si arriva fin sotto il canale immediatamente a sinistra della vetta.
Pizzo del Diavolo della Malgina (2.924 mt)
È la più alta vetta della conca del Barbellino che sia raggiungibile con un itinerario scialpinistico. Dalla frazione Grumetti di Valbondione (970 m) si sale lungo il sentiero per le baite di Maslana. Si prosegue poi verso le cascate del Serio, fino a raggiungere il rifugio Consoli e quindi il rifugio Curò (1 915 m). Dal rifugio si scende sul lago, si attraversa il fiume Serio sul ponte della mulattiera e si sale il primo tratto della valle Malgina, fino al lago omonimo, di origine glaciale (2 339 m). Da qui si prosegue verso il falso passo della Malgina (2 670 m), da cui si raggiunge la cresta nord-est, che conduce in vetta.
Dente di Coca (2.924 mt)
Sempre da Valbondione, che come si è capito è il punto di partenza privilegiato per questo tipo di escursioni, ci si dirige verso il Passo di Coca, secondo l’itinerario che abbiamo già spiegato. Arrivati al passo, si prosegue in direzione est lungo il sentiero che percorre la cresta. Esistono anche altre vie di salita, sugli altri versanti della montagna. Quello sulla parete nord, in particolare, è ricordato perché è stato aperto dai fratelli Longo nei primi decenni del Novecento ed è stato percorso solo tre o quattro volte, con una sola ascensione invernale. I fratelli Longo, Innocente e Giuseppe, sono protagonisti di una tragica vicenda: entrambi, infatti, morirono a 26 e 29 anni sul Cervino, travolti da una bufera di neve. Quando vide i corpi assiderati dei figli, il padre non resse al dolore e morì diciassette giorni dopo, probabilmente di crepacuore. Ai fratelli Longo è stato dedicato il rifugio sopra Carona e proprio a Carona si corre ogni anno il celebre Trofeo Longo, una corsa agonistica a coppie (maschili, femminili e miste).
Pizzo del Diavolo di Tenda (2.914 mt)
Si tratta della vetta più alta della Val Brembana, da cui si ha una bellissima vista sul gruppo Scais-Redorta. L’escursione proposta dal CAI prevede il raggiungimento del rifugio Calvi, da Carona. Dal rifugio si scende poi al lago Rotondo (1 972 m), da cui si raggiunge una baita posta a 1 958 d’altitudine. Superata la valle che scende dal monte Grabiasca, si attraversa il fiume Brembo e si procede lungo i regolari pendii che portano alla bocchetta di Podavit (2 624 m), da cui si ha accesso alla cresta e, infine, alla vetta.
Monte Torena (2.911 mt)
Il Monte divide l'alta valle Seriana dalla valle di Pila. Il percorso che da Valbondione porta verso il Torena è piuttosto lungo. Una volta raggiunto il Rifugio Curò si costeggia il lago del Barbellino e si prosegue in direzione del lago del Barbellino Naturale. Si ha la possibilità di scegliere tra due sentieri: il primo punta a nord, verso le cime di Caronella e le sorgenti del Serio. Da questo punto si procede verso il passo del Serio ma, prima di raggiungerlo, si attraversa il ghiaione, si raggiunge una prima vetta, quella più bassa, e si prosegue poi in cresta fino a raggiungere la croce. Il secondo sentiero, invece, costeggia il lago del Barbellino in basso e conduce verso il passo di Pila. Prosegue poi in piano fino a raggiungere il ghiaione attraverso il quale ci si arrampica fino in vetta.
Pizzo Recastello (2.886 mt)
È situato in alta val Seriana. La partenza è da Valbondione, da cui ci si dirige verso il rifugio Curò. Si costeggia poi il lago di Barbellino e si prende il Sentiero Naturalistico Antonio Curò. Proseguendo per il sentiero Curò si raggiunge, dopo un'altra ripida salita, la deviazione per il Pizzo Recastello. Si oltrepassa un ghiaione fino a raggiungere il canalino attrezzato. Da qui si può seguire la cresta o proseguire lungo il sentiero che porta in vetta.
Monte Gleno (2.882 mt)
Sul percorso del Monte Gleno si è svolta nel 1924 la prima gara nazionale di discesa libera, organizzata dallo Sci CAI di Bergamo. Dalla frazione Grumetti di Valbondione, si raggiunge il Rifugio Curò e si segue la mulattiera che costeggia il lago fino alla val Cerviera. Lasciando alla propria destra la valle, ci si alza verso la cresta dei Corni Neri, da cui si prosegue fino all’ampio vallone del Trobio. Si sale poi verso il colletto del Gleno, a sinistra della vetta. La zona è molto frequentata dai camosci e la vegetazione spontanea della zona è ricca di piante rare e protette.