Dagli abiti ai bijoux

Le Fate Boutique in via Broseta Vestirsi è un po' come viaggiare

Le Fate Boutique in via Broseta Vestirsi è un po' come viaggiare
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Elena Zanga, titolare della boutique Le Fate, ha due priorità nella sua personalissima scala di valori: il lavoro e i viaggi. Nel suo caso, non ci sarebbe l'uno senza gli altri, visto che sono stati proprio i suoi viaggi da un capo all'altro del globo a spingerla verso il mondo della moda: «Viaggiare apre la mente e dà sempre nuovi stimoli – confessa subito – quando torno da un viaggio sono sempre carica di energia e di voglia di fare». Con la valigia pronta sull'uscio per eventuali fughe last minute, a marzo 2010 ha deciso di portare il frutto del suo lungo peregrinare in un posto solo: il suo negozio, in via Broseta 27 a Bergamo. «Sono appena tornata dal Giappone, ma sono stata anche in Malesia e in Indonesia per fare immersioni, poi a Londra, Parigi, New York...», elenca, precisando che le sue sono sempre partenze di piacere, perché ama scoprire nuove culture, nuove usanze, nuovi sapori e nuove interpretazioni dello stile, che non hanno nulla a che vedere con le firme della settimana della moda milanese.

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«Non mi piacciono le griffe in senso assoluto – continua –, secondo me le collezioni vanno scelte sulla base della versatilità delle donne. Io, per esempio, ogni giorno sono una donna diversa e come me, accade anche a tante altre, anzi a tutte le altre donne». Sempre differenti, nuove, complesse ed esigenti, le clienti di un negozio di moda non cercano più qualcosa di cui hanno bisogno, ma quel quid in più che sappia suscitare un'emozione e che traduca un lato della loro personalità. Nei suoi 70 metri quadrati dedicati al fashion, espone all'incirca 12 brand più o meno noti che rispondono meglio di chiunque altro alle esigenze di un target grintoso, raffinato, non convenzionale, ma al contempo molto femminile, che ha dai 30 ai 60 anni.

«Ho in esclusiva il marchio Beatrice B, con le sue giacche lunghe, gli abiti con manica a kimono, le frange di pelle, gli A line dress e i pantaloni effetto tuxedo – racconta – ma sugli stand trovano posto anche la storica Maison di Ermanno Scervino, Space Style Concept con minidress e forme over, la particolarità parigina firmata Manoush che propone capi impreziositi da strass o ad effetto origami, ma anche stivaletti e décolleté Charini, i capolavori onirici Anniel che nascono come scarpette da ballo per approdare allo streetstyle, gli orecchini effetto vintage (ma coloratissimi) La Griffe e tanti altri ancora», tra cui si può scovare anche qualche capo disegnato e realizzato da Elena in persona.

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Con un diploma da analista contabile in tasca, più una qualifica da stilista studiata (e sudata) successivamente mentre già lavorava nell'azienda di famiglia (la Zanga Siderurgica di Albino), ha sempre covato in cuor suo il sogno di avere uno spazio che raccontasse la sua idea di tendenza e mostrasse tutti i volti della bellezza, tramite vestiti, accessori, borse, scarpe, cappelli, cerchietti e bijoux. Raggiunta la meta prefissata, ora l'obiettivo si è spostato un po' più in là: «Nei miei progetti per il futuro, c'è anche il desiderio di disegnare un'intera collezione tutta mia e non solo qualche capo spot». In attesa che anche questo sogno venga spuntato dalla lista delle cose da fare, l'intraprendenza di questa 40enne dalle mille e una risorsa trova sfogo in altre forme: «Organizzo serate di shopping a porte chiuse, per gruppi di amiche che mi chiedono una situazione particolare per dedicarsi a sé. Mi raggiungono qui dopo la chiusura, facciamo aperitivo insieme e poi sbirciano le novità in negozio, provano abbinamenti, studiano outfit e osano con gli accessori».

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Oltre a gestire e supervisionare piccoli eventi privati, solo nell'ultimo mese si può constatare lo zampino di Zanga anche al Bobadilla, dove recentemente ha organizzato una sfilata autunno/inverno, al party dello yacht club in qualità di partner e durante l'inaugurazione di una nuova palestra in centro città, a pochi numeri civici di distanza da lei. «Via Broseta è un tripudio di idee, piena di esercenti differenti, di stimoli e curiosità – conclude Elena – peccato che spesso le persone si fermino all'altezza di Piazza Pontida. Non sanno cosa si perdono...».

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