Le isole fantastiche di Matteo Rubbi L'artista di Seriate amato nel mondo

Disegnare un’isola e poi realizzarla. Il tutto con la supervisione di un artista seriatese. Non si tratta dell’ennesimo progetto di un miliardario annoiato, ma del lavoro che hanno svolto i bambini che, un mese fa, si sono recati in uno dei musei dell’«Associazione dei musei d’arte contemporanea italiani» (Amaci), in occasione dell’«Educational day», giunto alla sua terza edizione.
Le isole fantastiche. All’artista originario di Seriate Matteo Rubbi è stata affidata la realizzazione di un progetto creativo e inedito, legato appunto alle isole: il titolo è stato Isole fantastiche, poiché ai bambini è stato chiesto di progettare con un disegno delle isole immaginarie, spremendo al massimo il loro estro e la loro fantasia. Il passo successivo è stato procedere alla mise en forme delle idee: bambini e famiglie hanno realmente palsmato e modellato le isole fantastiche con la plastilina colorata. Rubbi ha una particolare predilezione per la rappresentazione di elementi naturali: le montagne, le costellazioni, il sistema solare, l’universo. E ora le isole: la natura dell’isola è particolarmente affascinante in quanto unità scissa da tutto il resto, una sorta di entità a sé stante.
A rendere speciali le isole non è solo la separazione e l’immensa massa d’acqua che le circonda e, letteralmente, le isola: ogni territorio è morfologicamente diverso, inequivocabilmente unico e irripetibile. Non esiste isola uguale all’altra, eppure, pur nelle loro differenze, le isole si raggruppano in arcipelaghi che, metaforicamente, sono segno di una volontà di stare insieme, di essere vicine, di dialogare, di confrontarsi, lo stesso input che caratterizza le persone. Per quanto isole differenti (ma assolutamente fantastiche), gli uomini sono naturalmente spinti verso la relazione, la coesione, lo s cambio. Il progetto collettivo dell’«Educational Day» mette al centro questa condivisione e questo bisogno di dialogo come opportunità di crescita, creando un arcipelago di persone, musei, culture.
Chi è Matteo Rubbi. Matteo Rubbi, classe 1980, nato a Seriate, vive e lavora a Milano, dove già la sua formazione scolastica l’aveva condotto con gli studi all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Nel 2011 vince il premio Furla e nel 2016 è tra gli otto artisti vincitori di «Artline Milano», un progetto di arte pubblica del Comune di Milano, ossia una vera e propria collezione di opere d’arte a cielo aperto all’interno del parco pubblico dell’area di trasformazione di CityLife. La sua arte non si è fermata alla Lombardia: Rubbi ha intrapreso vie artistiche che l’hanno portato a girare il mondo. Ha partecipato a diverse residenze artistiche fuori Italia, come a Parigi, a Rabat in Marocco, in Arizona e in California (Usa). Ha inoltre collaborato a diversi progetti in Francia, in Germania, in Gran Bretagna, in Lituania, in Indonesia, negli Usa. Ovviamente ha esposto anche in terra natia: nel 2011 è approdato in Gamec a Bergamo con Bounty nello spazio e nel 2016 a Solza, con Ritorno a Solzaland, un’installazione diffusa permanente atta a divenire un monumento celebrativo della comunità.
Matteo Rubbi è anche cofondatore e presidente di «Cherimus» (ossia «vogliamo» in sardo), un’associazione culturale che si occupa di promuovere e integrare arte contemporanea e identità locali del Sulcis Iglesiente (sud ovest Sardegna), formata da un gruppo composito di artisti e professionisti di vari settori e discipline, provenienti dalla Sardegna e dal resto del mondo. Attualmente Rubbi si trova in Kenya: sta lavorando a Ciak! Kibera, un progetto di cooperazione internazionale realizzato dall’associazione «Cherimus», in collaborazione con «Amani for Africa», che consiste in una serie di workshop dedicati all’arte, alla musica, alla comunicazione e alle tecnologie multimediali dedicate ai giovani residenti nelle periferie di Nairobi, in Kenya. Al termine dell’esperienza verrà realizzato un cortometraggio frutto del lavoro svolto nei workshop.