Il Liceo Federici di Trescore e il suo laboratorio "luminoso"
Che cosa si intende quando si parla di rifrazione? E quando si parla di ombra? In che modo si distribuisce la luce solare sul pianeta terra? A queste e a molte altre domande, hanno dato risposta le 120 guide dell’Istituto Lorenzo Federici che, per la XII edizione di Bergamo Scienza, hanno accompagnato i loro ospiti all’interno del loro progetto Luce: per fare chiarezza, dove tutte le curiosità e i segreti sul fenomeno sono state rivelati.
Tutti gli aspetti della luce. Dalla matematica all’educazione motoria, dall’arte alla chimica, dalla fisica alla psicologia: nel laboratorio progettato per la sua terza partecipazione a Bergamo Scienza, il Liceo Lorenzo Federici di Trescore a quattro indirizzi (Scienze umane, Scientifico, Linguistico, Classico) ha deciso di amalgamare i più svariati ambiti didattici, attraverso un unico fil rouge, rappresentato dalla luce. Un progetto multidisciplinare, dunque, una poliedricità che ha toccato esperimenti ottici più leggeri, per arrivare poi a fenomeni fisici più complessi.
L’attività è stata elaborata a partire dal mese di febbraio dalle docenti Paola Ghisalberti, Lia Martini e Virginia De Francesco ed è stata scomposta in tre momenti differenti: cromatografia, illusioni ottiche, analisi geografica della distribuzione di luce sulla terra, sono stati gli aspetti toccati nella prima fase del laboratorio, avvenuta nell’aula di chimica. Si proseguiva poi alla scoperta dei fenomeni fisici della luce, come la rifrazione e la riflessione, dove i fasci luminosi sono stati osservati da vicino attraverso il supporto di alcuni strumenti “artigianali” costruiti dagli studenti stessi con materiale facilmente reperibile. Candele, specchi e scatole di cartone hanno trasformato le mura dell’aula in un vero e proprio laboratorio della luce. L’ultimo momento ha avuto luogo in uno dei corridoi e, piuttosto che di luce, si è occupato di “non” luce: agli ospiti, una volta bendati, veniva infatti chiesto di inoltrarsi lungo un percorso ad ostacoli, per mostrare alcuni dei riflessi incondizionati che il corpo umano mette in atto in assenza di luce.
L’opinione dei protagonisti. Il Liceo, ha spiegato la docente Ghisalberti, nasce con un’impostazione prevalentemente pratica: «I ragazzi che vengono a studiare da noi privilegiano l’azione. Ma ciò che c’è di davvero diverso in Bergamo Scienza è che diventa un vero e proprio modo nuovo di fare scuola, perché la mole di lavoro è diversa e solamente così i ragazzi capiscono che l’unico modo di fare scienza è provare, provare e ancora provare». E, di certo, il modo di fare scienza nella scuola sta seguendo la strada giusta se, per tre anni consecutivi, i laboratori ideati hanno raccolto una corposa affluenza di pubblico.
A raccontare della sua prima esperienza come guida è Nicole, studentessa di quarta superiore: «È il primo anno che facciamo un’esperienza come classe. Conoscevo già il Festival, perché l’anno scorso la scuola aveva già partecipato e noi abbiamo avuto modo di capire come ci si muoveva all’interno dell’evento ma non avevamo partecipato direttamente. Mentre quest’anno siamo guide in prima persona e devo ammettere che è stata una soddisfazione personale. Di difficoltà non ce ne sono state, in fondo, il laboratorio è stato frequentato prevalentemente da bambini: con loro è facile, perché basta presentare gli esperimenti nella giusta prospettiva. Per esempio, se si presenta il Diavoletto di Cartesio come una magia, è molto probabile che la loro attenzione e la loro sorpresa resteranno costanti».
Il compagno di classe, David, parla del lavoro di preparazione: «Ci siamo messi in moto l’anno scorso, e anche durante i mesi di vacanza abbiamo impiegato alcuni pomeriggi a perfezionare determinati esperimenti. Le tappe che riguardano il progetto rientrano in parte nel programma scolastico seguito nelle discipline di chimica e fisica, talvolta rappresentano un approfondimento. In questo senso Bergamo Scienza, oltre ad essere una bellissima rassegna, è anche una possibilità di approfondire determinati argomenti, quindi serve anche noi, in tutti i sensi».