Le scuole per Bergamo Scienza

L’istituto Natta di Bergamo Una “Pioggia di fotoni sulla terra”

L’istituto Natta di Bergamo Una “Pioggia di fotoni sulla terra”
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I grandi e complessi concetti scientifici si sono fatti così piccoli da essere a portata di mano, all’Istituto Giulio Natta che, in occasione della XII edizione di Bergamo Scienza, ha voluto raccontare ai suoi ospiti di impianti fotovoltaici, di cyberknife, di nanochimica, microbiologia alimentare, e molto altro ancora. Un assaggio variegato di ingredienti scientifici, resi commestibili anche al più piccolo dei visitatori.

Pioggia di fotoni sulla terra: un laboratorio a crescita costante. Il progetto, nato nel 2008 e parte dell’attività scolastica SolarLab, ha unito diversi ambiti disciplinari, precisa Antonella Bellini, docente di Matematica e curatrice del laboratorio: «Le spiegazioni presentate ai ragazzi che visitano il nostro lavoro richiedono conoscenze di matematica, chimica, fisica, scienze della terra. Inoltre, uno studente ha tradotto tutto il materiale delle slide in inglese, quindi possiamo dire che sia stata aggiunta una materia in più».

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Il laboratorio, che è stato organizzato in un momento di presentazione del sole e della fotonica, seguita da un momento di osservazione degli impianti, è stato protagonista, nel corso del tempo, di un costante accrescimento. In particolare, la realizzazione di due impianti, quello solare-termodinamico e quello fotovoltaico, ha permesso all’istituto di affiancare ad un discorso introduttivo sull’energia fotovoltaica, una fase prettamente osservativa-dimostrativa. «L’acquisto degli impianti» spiega la docente «è stato possibile grazie a degli sponsor. Trattandosi di “regali” a tutti gli effetti, la scuola non ha dovuto affrontare alcuna spesa: il nostro unico compito è stato quello di studiare i due impianti nel dettaglio, tenerli sotto controllo per valutare quali siano i vantaggi dell’uno e dell’altro».

Il lavoro degli studenti. Il supporto di queste strumentazioni si è rivelato prezioso per implementare l’offerta didattica nella disciplina della Fisica ambientale. Ma se questi due strumenti forniscono un riscontro diretto di quanto viene spiegato durante la presentazione, è spettata alla ventina di studenti-guida la responsabilità di documentarsi e di arricchire il materiale preso “in eredità” dagli scorsi anni. «I ragazzi che decidono di partecipare a Bergamo Scienza», continua Bellini, «sanno che il loro lavoro andrà sempre oltre la semplice ripetizione di concetti. Ambiti come la fotonica e l’energia solare sono settori di studio delicati, in continua evoluzione, per questo vanno continuamente aggiornati: è importante seguire come sono cambiate le leggi, le conoscenze, i parametri internazionali».

Certo, i vecchi materiali hanno aiutato nell’ottimizzazione di preparazione dei ragazzi, ma il vero lavoro, per loro, è stato individuale: «Gli allievi coinvolti provengono dalle classi terze e quarte dell’indirizzo di biotecnologie ambientali, e dalle classi di quinta del Liceo delle Scienze applicate: in totale, circa 25. Ad ognuno di loro», conclude la professoressa, «il compito di ricercare, rielaborare e, soprattutto, allenarsi ad esporre. Quest’ultima cosa non è una capacità così immediata, specialmente quando si tratta di farlo davanti a degli sconosciuti».

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Non solo fotoni: nanotecnologia e microbiologia alimentare. Ad essere tema di discussione all’interno dell’Istituto, nelle due settimane di rassegna scientifica, non è stato solo il sole, con la sua energia e i suoi pannelli. Ma si è discusso anche di impermeabilità di foglie, di graffette che, una volta disfate, non tornano mai come prima, e di spray antiappannanti: tutto questo (e non solo) è stato trattato nel laboratorio Il piccolo chimico, la chimica in piccolo, aperto agli studenti delle classi elementari e alle famiglie i quali, in compagnia degli studenti-guida, hanno potuto assistere ad esperimenti che li hanno introdotti nel mondo delle nanotecnologie.

Ma si è parlato anche di cibo, o meglio, di ciò che non si sa di lui, nel laboratorio Gradite un microrganismo per pranzo?, dove, attraverso lieviti, batteri e muffe, ai visitatori sono state illustrate le funzioni svolte dai batteri che concorrono alla formazione dello yogurt, dell’aceto o del lievito madre. Ad una prima parte di introduzione e di osservazione al microscopio seguiva una sorta di gioco dell’oca in cui agli ospiti spettava il compito di rispondere ad alcune domande sulla funzione dei microbi che erano appena stati osservati. Tra i curatori del progetto, una studentessa della Statale di Milano, Carolina, che in qualità di membro del Comitato Giovani di Bergamo Scienza, ha proposto il progetto a febbraio e si è messa all’opera: «Le attività sono rivolte alle elementari e alle medie. Per allestire il progetto ho fatto riferimento ad una professoressa di Milano, mi ha dato una mano a far crescere le muffe. Spiegare ai ragazzini queste cose non è difficile…diciamo che è interessante vedere come reagiscono quando gli si spiega che certi batteri, senza che loro lo sappiano, finiscono per diventare parte del loro pranzo».

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