Le scuole per Bergamo Scienza

L'Istituto Vittorio Emanuele II Un percorso "dalla candela al led"

L'Istituto Vittorio Emanuele II Un percorso "dalla candela al led"
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Per la XII edizione di Bergamo Scienza, l'Istituto Tecnico e Commerciale di via Lussana illumina i suoi corridoi di una luce tutta “artigianale”: tra lampadine in provetta, lampadine a incandescenza e led di svariati colori, gli studenti-guida del Vittorio Emanuele II mostrano ai visitatori, durante i giorni della Scienza, tutte le regole alla base del fenomeno della combustione.

Il laboratorio, spettacoli pirotecnici compresi. Sul tavolo di laboratorio alcune pagliette di ferro, diverse candele, fili di cotone imbevuti di alcol. A dare una spiegazione a questi strumenti di lavoro, poi, una quarantina di ragazzi (venti delle classi terze e venti delle classi quarte), impegnati nel progetto Dalla candela al led. L’idea è nata quest’anno, su proposta della docente Bruna Comuzio, che ha voluto proporre, per l’occasione della XII edizione di Bergamo Scienza, un’analisi approfondita del fenomeno della combustione, con tutte le reazioni chimiche annesse e connesse. Quando termini difficili come stronzio e biossido di manganese regalano un piccolo spettacolo pirotecnico che entusiasma gli occhi dei giovanissimi ospiti, in fondo, la complessità scientifica si trasforma in un muro che vale la pena di scavalcare.

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Il laboratorio si rivolge prevalentemente ai più piccoli, cioè ai ragazzi delle scuole primarie e secondarie. Gli allievi studiano e approfondiscono il progetto per Bergamo Scienza fuori dagli orari scolastici e può capitare che perdano qualche ora di lezione delle altre materie d'indirizzo. Ma la fatica è sicuramente ricompensata. E i ragazzi impegnati per la prima volta chiedono sempre di ripetere l’esperienza. «Per i nostri studenti è un’esperienza entusiasmante» continua la professoressa Comuzio «e comporta da parte loro un po’ di studio: prediligono soprattutto l’attività pratica, stare in laboratorio, e bisogna ammettere che si occupano di scienza molto più attraverso questa modalità che nelle ore curricolari».

L’importanza delle domande. «Cosa vedi? Di che colore è la fiamma? Secondo te perché?». Queste sono alcune delle domande che i giovani osservatori si sentono rivolgere dalle guide. E anche se possono sembrare semplici, arrivare a formularle al momento e nel modo giusto ha richiesto una certa predisposizione all'ascolto e all'empatia, per i ragazzi dell'Istituto. «Non è così facile per loro resistere alla tentazione di dar subito ogni chiarimento ai bambini, che per comprendere al meglio devono compiere l'operazione "vedo, capisco, deduco" spiega Comuzio.

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Gli studenti sono stati preparati e formati, per quest’attività, dall’esperto Marco Testa e coadiuvati dall’ex tecnico di laboratorio, Virgilio Borlotti, che ha aiutato a preparare il materiale e a fornire ai ragazzi i giusti consigli, trasmettendo la regola della praticità e della concretezza. «Abbiamo la conferma che il lavoro è stato svolto al meglio quando, ad attività terminata, i bambini rispondono: “Davvero è già finito? Non è vero!”. Vederli uscire felici è una soddisfazione ».

La parola ai ragazzi. «Non mi aspettavo fosse così bello» afferma Maria, studentessa di terza superiore che quest’anno indossa la divisa di guida per la seconda volta. Mentre è la prima volta per Alessia, anche lei diciassettenne, che è rimasta piacevolmente stupita dall’esperienza: «Non l’avevo mai fatto prima, ma se avessi saputo che era così bello, non avrei aspettato. Sono rimasta sorpresa dalla capacità che hanno questi bambini di rispondere e ragionare su alcuni fenomeni scientifici, sapevano già un sacco di cose!».

Alcune delle domande più complesse arrivate dai piccoli? Come mai in fisica i poli opposti si attraggono mentre più per più fa meno, e da dove arriva il litio. Per fortuna, però, oltre alla capacità di ascolto, fare la guida insegna anche a sviluppare una certa astuzia essenziale nei casi di emergenza, almeno secondo Alessia e Maria: «Quando ci si trova in difficoltà con i piccoli, basta non farglielo capire, girare un po’ attorno alla cosa e distrarli con un altro argomento. In qualche secondo, al perché i poli opposti si attraggono, non ci penseranno più».

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