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I luoghi nascosti di Città Alta

I luoghi nascosti di Città Alta
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È tempo di festa, di gioia e di regali sotto l’albero. Ma non solo di palline colorate, di luci intermittenti, di festoni e di consumismo abbiamo bisogno in questo periodo, bensì di calore, di emozioni e di sorprese inaspettate. Una tra tutte, che si è trasformata in un graditissimo regalo per i partecipanti e al contempo in un omaggio per il tessuto storico di Città Alta, è stata l’iniziativa de La Comunità delle Botteghe di Bergamo Alta, che in occasione del Natale ha sostenuto la conduzione di quattro percorsi guidati affidati a guide professioniste locali. Il primo appuntamento si è svolto lo scorso sabato (14 dicembre) mattina e dopo un lavoro di squadra dei vari esercenti, il pubblico presente, una quarantina di persone, è stato accompagnato all’interno di ben quattro luoghi assolutamente d’eccezione, suggestivi e soprattutto sconosciuti dai più.

 

[Ex convento del Carmine]
Carmine 4
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Carmine 3
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Carmine 2
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Carmine 1
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Fissato il punto di ritrovo in Piazza Mascheroni e radunato il gruppo, si è potuti accedere all’ex convento del Carmine, annesso all’attuale Chiesa di Sant’Agata nel Carmine (già Santa Maria Annunciata) leggermente arretrata rispetto al primo tratto di via Bartolomeo Colleoni, per poi proseguire verso via San Salvatore e via Arena, raggiungendo così l‘ex Fontanone visconteo in piazza Reginaldo Giuliani. Sebbene l’ex convento sia stato protagonista delle Giornate del Patrimonio 2018, ancora in molti ne ignoravano l’esistenza e il vedere sguardi increduli dinnanzi a tanta silenziosa suggestione ed espressioni stupite riempie il cuore. Nella grande cisterna ci si è solo affacciati dall’alto della scala a chiocciola, rispettando le precauzioni di sicurezza che il luogo impone, ma perdersi con lo sguardo nella vasca vuota e in cui l’eco si perde ha impressionato ogni partecipante (e la stessa guida!).

 

[Ex Fontanone visconteo]
Fontanone 4
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Fontanone 3
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Da lì, l’itinerario si è snocciolato tra via Mario Lupo e piazza Luigi Angelini, stupendo i presenti per la “macabra” ma assolutamente rispettosa ricognizione delle lapidi dell’ex cimitero di Valtesse riutilizzate per la pavimentazione stradale in alcuni punti del borgo storico, terminando tra piazza Mercato delle Scarpe e via Porta Dipinta: qui altre due sorprese hanno emozionato, ovvero la risalita di un piccolo tratto di via Rocca per superare in angolo le scalette d’ingresso all’ex Oratorio di San Rocco e, quasi al temine della via, la discesa nel Teatro di Sant’Andrea oggi rinominato Spazio Sant’Andrea. Il primo sito, aperto in sole altre due occasioni negli ultimi anni, appare completamente spoglio da arredi e suppellettili di ogni tipo, anche se consola sapere che la pala d’altare (Pietà con San Sebastiano e San Rocco, opera del 1588 di Pietro Ronzelli) risulta custodita dalla Parrocchia del Duomo; il secondo, invece, recupera un teatro parrocchiale datato 1951 e in uso fino agli anni Novanta del secolo scorso, ed è rinato recentemente grazie all’interessamento del curato della Chiesa di Sant’Andrea, don Giovanni Gusmini, e del C.U.T. (Centro Universitario Teatrale).

 

[L'ex Oratorio di San Rocco e lo Spazio Sant'Andrea]
Spazio SantAndrea 3
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Spazio SantAndrea 1
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Oratorio San Rocco 1
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Oratorio San Rocco 2 - Ronzelli Pietro - Pala già Ex Oratorio San Rocco - 1588
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Quante volte in queste occasioni speciali si sente dire: «Toh, ci sono passato mille volte e mai mi sono accorto di questa presenza»; oppure: «Quante volte ho svoltato l’angolo e mai ho rivolto lo sguardo verso l’alto». Inutile dire di come ogni luogo si raccordi alla gente vivente e passata, di come si intrecci alla vita comune o ai principali fatti che hanno contraddistinto la nostra storia e quanta meraviglia rilasci il varcare la soglia di antri silenziosi, celati da antichi portali, o salire scalinate appoggiando il piede nei solchi creatisi nei secoli dai passi di monaci o avventori. A noi tutti, quindi, il compito, se non addirittura il dovere, di raccogliere il loro testimone e di divulgarlo ai più in maniera semplice, perché è solo grazie alla conoscenza diffusa che si innestano negli animi la cognizione e la sensibilità: due predisposizioni che portano alla valorizzazione del proprio patrimonio storico e artistico, intriso di vissuto passato o recente, appartenente a posteriori a ognuno di noi e da consegnare a chi verrà.

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