Dove trovare gli ingredienti giusti

La polenta in giro per il mondo (per non sentirne la mancanza)

La polenta in giro per il mondo (per non sentirne la mancanza)
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La polenta, quella pietanza gialla e versatile che dalla notte dei tempi accompagna pasti i pasti domenicali dei bergamaschi. Piace a tutti, inutile negarlo e, se un orobico dovesse passare troppo tempo lontano da casa (e lontano dal giallo mais fumante) ne sentirebbe immediatamente la mancanza. Perché la polenta è casa e condivisione in famiglia, è un piatto povero che accoglie tutte le carni e gli accompagnamenti, generoso e sincero.

Come fare, quindi, se siete costretti a risiedere all’estero, come tanti dei nostri ragazzi, per un periodo di tempo diciamo superiore al mese e mezzo (che è il tempo massimo di autonomia e lontananza di un orobico doc dalla pietanza principe della nostra cucina)? Ecco qui una piccola linea guida.

Prepararsela da sé. La cosa più ovvia e scontata sarebbe quella di procurarsi, quando si è ancora in terra bergamasca, qualche chilo di  farina gialla ben impacchettata e chiuderla in valigia. Tuttavia, noi tutti sappiamo che ogni polenta che si rispetti va cucinata nel paiolo di rame e con il cucchiaio di legno, possibilmente su stufa bergamasca o nel camino, ma per questioni di peso il trasporto di ciascuno di questi elementi può risultare alquanto faticoso.

 

Due creazioni del PolentOne, foto ScattiDiGusto.

 

PolentOne, la catena italiana. Una buona soluzione al problema, soprattutto se la gita è all'interno dei confini italiani ma non solo, è rappresentata dalla ormai celeberrima catena PolentOne. Nata dall'invenzione di Marco Pirovano, nel 2011, i locali PolentOne propongono polenta gialla take away. Un concept molto in linea con le nuove tendenze street food e che in realtà ha origine in un'antica storia di famiglia, che risale fino a Pietro, il nonno di Marco, e al suo mulino in quel di Gazzaniga. Oltre a Bergamo (piazza Mercato delle Scarpe) e Barcellona, il franchising ha negozi a Milano (due), Ponte di Legno, Brescia, Seregno, Torino, San Giuliano Milanese, Novi Ligure e... Barcellona!

 

La Polenteria a Londra.

 

La Polenteria a Londra. Se doveste, invece, trovarvi nella ventosa Londra e soffrire di un improvviso attacco di nostalgia-canaglia per la polenta, recatevi a Soho (praticamente appena dietro China Town): La Polenteria aspetta solo voi. Il locale, aperto nel 2014, è accogliente e costituisce un’ancora di salvezza naturalmente e innanzitutto per i bergamaschi, ma anche per i celiaci. Ogni cosa è 100 percento gluten free e homemade. Qui ad accogliervi troverete Gabriele Vitali, arrivato a Londra da Milano nel 2001 e che, dopo un decennio di lavoro nell'ambito della finanza, ha abbandonato il settore per dedicarsi a questo locale. E poi Silvio Vangelisti, la cui moglie un giorno disse, un po' per ridere: «Sai cosa manca in questa città? La polenta». E invece, detto, fatto. In cucina, poi, la mano di un pugliese, Sante Marzulli, sbarcato a Londra, dopo una gavetta di tutto rispetto tra fornelli e pentole, nel 2014. Al banco, Francesco Bini aka Johnny, approdato qui dopo anni di esperienza nei resort del mondo.

 

Polenta sticks in Germania.

 

La polenta stick tedesca, un trauma. Veniamo ora alle dolenti note, ossia a quei Paesi che offrono sì la polenta, ma in modo ingannevole. La tedesca Germania, conosciuta al mondo per krapfen e crauti, non si può certo definire uno Stato polenta-friendly. Il popolo di Angela Merkel, infatti, ha la malsana abitudine di associare al concetto di polenta quello di stick: un connubio che dà luogo ai suggestivi stick di polenta, ossia piccoli bastoncini a tratti croccanti e al gusto di mais. Non si può certo dire che il sapore dei suddetti bastoni abbia un sapore terribile, soprattutto perché spesso gli stick sono uniti a rosmarino e altre erbe aromatiche. Scelta senza dubbio interessante, ma che niente ha da spartire con l’autentica tradizione polentaria orobica.

Attenzione alla farina "a presa rapida" francese!

 

La polenta-cemento parigina. Anche i cugini francesi si dichiarano amanti della polenta, soprattutto nella capitale. Molti sono infatti i ristoranti parigini (in prevalenza gestiti da italiani) che offrono piatti preparati con la farina di mais. Bisogna, però, fare molta molta attenzione se si ha intenzione di prepararsi la polenta da sé, in casa,e ci si trova Oltralpe. Nei supermercati francesi è abbastanza facile, infatti, trovare la farina per polenta (rigorosamente posizionata sullo scaffale “prodotti italiani”), il problema è che, nel 99 percento dei casi, si tratta di polenta istantanea. E non di una polenta istantanea qualsiasi, ma di una polvere di mais che si lega all’acqua più velocemente del cemento a presa rapida! Risultato: lasciamo intuire a voi. Il consiglio che possiamo darvi in questo caso è allora: procuratevi una cocotte, fate scaldare un po’ di latte e aggiungete un po’ di sale. Quando il latte bolle, unitevi la farina a presa rapida. Il risultato non è sicuramente dei migliori, ma riuscirà forse per un po’ a placare la vostra nostalgia di casa.

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