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Metti un piatto al Batik di Orio che rivoluzionerà le nostre serate

Metti un piatto al Batik di Orio che rivoluzionerà le nostre serate
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Il Batik ha molte anime. Lo dice il nome stesso, Batik, un’antica tecnica decorativa che permette di creare disegni dalle trame complesse, formati da intrecci di linee e colori. Nessun nome potrebbe essere più appropriato per questo nuovissimo locale (aperto da meno di un mese) che si autodefinisce un concept. Un’idea innovativa, fluida, dinamica. Secondo la terminologia della progettazione il concept è in grado di fornire una soluzione creativa a una o più mancanze ed è esattamente questo quello che si propone di fare questa piccola rivoluzione local a Orio, a due passi dall’aeroporto e a uno da Orio Center. Tenere insieme e far comunicare tra loro i diversi aspetti di una serata.

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Basta uno sguardo per capire che si tratta di un luogo fuori dall’ordinario: enorme e centralissimo bancone bar (uno dei pilastri del Batik) circondato da sgabelli alti e una dignitosa bottigliera a vista. Tavoli di design progettati dagli stessi proprietari nella tranquilla zona lounge e nella sala più riservata, predisposta a vero e proprio ristorante (ma sempre in comunicazione con il bartender) con affaccio sulla cucina. Ma c’è ancora una cosa che fa la differenza, che rende tutto più personale, più vero, meno commerciale: i pezzi di arte contemporanea (anche opere importanti) che fanno uno dei valori aggiunti di questo Batik. Tutti gli aspetti devono essere alla massima espressione e nello stesso tempo comunicare tra loro.

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Il menu firmato Mirko Ronzoni. È così che la cucina è firmata dalla mano di Mirko Ronzoni, già vincitore di Hell’s Kitchen e cuoco sempre più nominato non solo alle latitudini locali. L’impostazione è sua: creatività, colore, materia, grande tecnica e gusto estetico per l’impiattamento, riuscendo sempre a stare in equilibrio sul filo sottile della semplicità. La carta offre una proposta più snella per l’America Bar, disponibile tutto il giorno, composta di piatti veloci tra cui ceviche di gamberi rossi, tartare, culatello, lo straordinario Club Sandwich (da provare assolutamente) e qualche insalata gourmet. Dall’altra parte un vero menù Restaurant, tra primi e secondi non scontati. Un menù al volo? Riso, lavanda e scampi del mediterraneo e Tonno rosso al sesamo nero in tataki, con mango, rapanelli, sakura mix e verdure saltate. Prezzi? Decisamente accettabili e in linea con la qualità. E a mezzogiorno c’è pure la proposta lunch con primo e secondo a 15 euro.

 

Mirko Ronzoni

 

L'arte della mixology di Kevin Angelucci. L’American Bar è guidato da Kevin Angelucci, che viene da un anno di lavoro dietro il banco di Gordon Ramsey a Londra prima, e a una significativa esperienza all’Hotel Galli di Milano. Un giovane professionista che pensa alla mixology come a un laboratorio di sperimentazione e che ha firmato la sua prima signature list con una buona dose di creatività. L’impostazione generale guarda a carte in continua evoluzione, stagionali e che utilizzino il più possibile degli ingredienti homemade, dagli sciroppi ai cordiali. Lavora in collaborazione con la cucina per completare l’esperienza estetica e talvolta intervenendo direttamente, proponendo il cocktail al posto del classico dessert: è il caso di Happy Ending con Recioto abbinato a un Bourbon, cordiale ai frutti rossi e un dessert Bitter (rhum, vaniglia caffè).

 

Kevin Angelucci

 

E poi, la musica. L’altra colonna del Batik è la musica. La sfida che ci si propone è portare a Bergamo non solo artisti nazionali e internazionali, non solo personaggi conosciuti e gruppi meno noti, ma soprattutto buona musica di qualità. Il calendario è ancora in costruzione, ma in programma c’è molto blues americano e del buon jazz dalla influenze latine. La previsione è quella di organizzare delle serate con appuntamenti fissi: dal venerdì newyorkese con musica deep con contaminazioni dal Sudamerica, fino alle domeniche ibizenche con musica balearik. I presupposti per una piccola rivoluzione delle nostre serate ci sono tutti, non resta altro da fare che tenerlo d’occhio.

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