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Metti un piatto da Cucina Cereda (che avrebbe meritato una stella)

Metti un piatto da Cucina Cereda (che avrebbe meritato una stella)
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Come si fa a rendere una carota indimenticabile? Con il coraggio e con la tecnica. Ma, se vogliamo scendere nei dettagli, il procedimento è più o meno questo: si cerca prima di tutto una carota. Buona e biologica. Poi, la si fa sbollentare leggermente e la si pulisce dalle impurità. La cottura, che dura solo qualche minuto, deve avvenire in un centrifugato di carota con succo di pompelmo, coriandolo e scorza di agrume. Tutto questo, ridotto, con una noce di burro, sarà la nappatura ideale del nostro ortaggio, unico vero protagonista del piatto, accompagnato e decorato da petali e germogli.

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Una ricerca precisa. Una semplicità spiazzante ma che riesce a farsi ricordare, forse perché costringe il commensale a concentrarsi su qualcosa che solitamente è relegato al ruolo di contorno. E in più perché è squisita. La carota e pompelmo, prova di tecnica collaudata e misurata creatività, è solo uno delle portate che compongono il menù vegetale incentrato sulla ricerca dell’ortaggio perfetto. Che non si confonda con un menù vegetariano, anzi, semplicemente vegetariano, perché qui si parla di un esercizio di cucina, peraltro riuscito, che intenzionalmente pone l’attenzione su una categoria di materie prime davvero poco esplorata.

 

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Il ristorante a Ponte San Pietro.Cucina Cereda ha trovato il suo posto ideale nel centro storico di Ponte San Pietro, da ormai sei anni, in un signorile palazzo del Cinquecento affacciato su una pittoresca piazzetta che si trasforma in dehor durante la bella stagione. Buono, semplice, mai banale: mangiare qui è sempre un momento piacevole sotto tutti gli aspetti, a cominciare dall’accoglienza, cortese e misurata. Le sale, sobrie ed eleganti e con un con tocco di contemporaneità alle pareti, mettono l’ospite subito a proprio agio e rilassano. Il servizio accurato ma non distaccato è il tramite perfetto tra il commensale e i piatti della cucina.

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Tutti i menu. L’esperienza al tavolo si rinnova sempre, con creazioni che a volte ripropongono grandi classici, a volte sono costruite con creatività partendo da un’emozione personale delle chef. Sono, in ogni caso, sempre ben studiate e coinvolgenti. E, da non tralasciare, scorrendo il dito sul menù à la carte, ci si accorge che ogni proposta ha qualcosa che attira, un elemento di stupore che ci incuriosisce. Se proprio non sapete scegliere basta farsi guidare da uno dei menù degustazione già pensati per voi. Quello di pesce è uno dei più scelti di sempre (forse per la qualità altissima, forse perché costa solo 55 euro), ma in questo periodo il consiglio è per quello di selvaggina, particolare, ma anche in questo caso sempre all’altezza delle aspettative. Il più interessante però è quello che si rivolge al pubblico più giovane, si chiama 30x30 e permette a a chi non ha ancora compiuto 30 anni di lasciarsi guidare in un’esperienza di alto livello mantenendo una spesa decisamente abbordabile. Una promozione intelligente che svela l’attenzione del padrone di casa per le nuove generazioni e non trascura un tipo di formazione che potremmo definire gastronomica.

 

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E la stella Michelin? E anche questa è una delle chiavi del successo di Cucina Cereda: altissimo livello per un ottimo rapporto qualità-prezzo. Raro da trovare in questa proporzione. Il piccolo regno-laboratorio di Beppe Cereda è oggi una delle tappe fondamentali dell’appassionato, avendo disegnato, con la sua personalità, un pezzetto della geografia ristorativa orobica. E quando arriverete alla fine della cena sarete pieni di certezze: sicuri di aver mangiato bene, sicuri di aver spero bene i vostri denari (di certo non troppi) e sicuri di avere in tasca un posto da raccomandare. Ma fra tutte queste certezze di sicuro vi rimarrà una domanda: a quando la stella?

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