In Città Alta

Metti un piatto a Lalimentari Il posto giusto per le cose buone

Metti un piatto a Lalimentari Il posto giusto per le cose buone
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Un po’ defilato dalla confusione e affacciato in via Tassis, una parallela della Corsarola che scende proprio all’angolo del teatro Sociale: piena Città Alta, piena Bergamo. Lo stesso vale se volessimo raccontare in due parole la filosofia de Lalimentari e la sua schietta proposta. Il padrone di casa qui è Paolo Chiari, nome già ben conosciuto nell’ambito della ristorazione locale.

 

 

Un crudo stagionato perfetto (con burratina). Bergamo a tavola, dicevamo, ma niente perlinato alle pareti o vecchie credenze tarlate: l’atmosfera è decisamente più pop, basta un’occhiata ai muri variopinti e alle sculture a forma di cactus (per non parlare del frigorifero arancione) per capire l’aria che tira. Alle pareti, ovunque, nelle due salette che compongo il locale, una grande raccolta di prodotti di qualità che sono anche un marchio di garanzia, di ricerca e gusto per le cose buone, dal riso, alle conserve, ai prosciutti appesi. E proprio da qualche fetta di questo prosciutto crudo stagionato oltre 34 mesi si deve cominciare. Tagliato sottile, è una di quelle cose per cui vale la pena chiedere un tagliere: il consiglio di Paolo (ed è bene seguirlo) è quello di accompagnarlo con una burratina.

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I casoncelli Dop. Scorrendo il dito tra i primi, la lingua che si parla è il bergamasco, anche se si inciampa in qualche divagazione notevole come lo spaghetto al ragù bianco. I casoncelli attirano la nostra attenzione: l’oste garantisce che sono quelli veri, anzi quelli Dop, fatti così come sentenzia il disciplinare di produzione. Buoni sono buoni, anche se non indimenticabili, ma sempre molto meglio di tanti piatti un po’ faciloni che si trovano in giro. Quello che però difficilmente si scorda sarà la scarpetta nel burro fuso che rimane sul piatto, dolce, saporito e sincero.

La polenta. Il naturale proseguimento non può che essere la polenta, che non ha veramente nulla di scontato, anzi. Prima di tutto perché ha anche una parte di farina di grano saraceno, che la rende totalmente altro rispetto alla classica versione gialla e allo stesso tempo più saporita. Il motivo è semplice: spiega Paolo che nelle montagne della valle Brembana storicamente si praticava il commercio di formaggio in cambio di farina nera che veniva dall’altra parte delle Orobie. Un omaggio alla tradizione dunque, ma originale.

 

 

Morbida, soffice, cotta al punto giusto e con il giusto gusto di formaggio e burro a tenere insieme in carattere più rustico delle farine di montagna. Certo non come la taragna valtellinese, che prevede che il condimento non si sciolga completamente e rimanga filante, ma sicuramente altrettanto golosa. Tranquilli, però, gli intransigenti della tradizione locale possono avere anche la classica polenta bergamasca, se preferiscono. Bene, questa è la base, poi ci si può sbizzarrire con i contorni e gli accompagnamenti, da quelli più scontati come salame e formaggi nostrani fino al gorgonzola di Novara, per arrivare alle acciughe del Cantabrico. Oppure c’è sempre il confortante brasato, ma se potete scegliere, prendete il coniglio, tenero e polposo.

 

 

Vini e futuro. Dulcis in fundo, il budino di vino preparato con il Moscato di Scanzo rosso di Biava e servito con una crema al mascarpone, da accompagnare a un calice di passito nella sua versione originale: liquida. A proposito di vino, essendo Lalimentari una cantina, come recita l’insegna, la lista dei vini è più che interessante e sufficientemente varia per accontentare un po tutti i gusti, con una buona prevalenza di rossi (anche importanti). Se volete godervi questo angolino di ristorazione così com’è, nascosto nel vicoletto di via Tassis, dovete affrettarvi: a breve il ristorante si trasferirà in piena piazza Vecchia e ancora nessuno sa quali sono i progetti.

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