A Palazzo Creberg

Una mostra che ci racconta la Bergamo dell'Ottocento

Una mostra che ci racconta la Bergamo dell'Ottocento
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Il 30 ottobre è l'ultimo giorno per poter visitare presso il Palazzo Storico del Credito Bergamasco, negli orari di apertura della filiale Bpm, la mostra Lo specchio della città, realizzata dalla Fondazione Credito Bergamasco. Come raccontato, trattasi di un atteso inciso sulla variegata medio-alta società bergamasca del XIX secolo, rileggibile grazie alla galleria dei 18 ritratti “nascosti” dell’Accademia Carrara, cioè solitamente non esposti nelle sale della pinacoteca (tranne due, quelli dei consorti Ritratto di Bice Presti Tasca di Giacomo Trecourt e Ritratto di Giovanni Presti di Francesco Coghetti, presenti rispettivamente in sala 26 al secondo piano e in Sala Cavalli di Palazzo Frizzoni).

Giacomo Trécourt, Ritratto di Beatrice Presti Tasca, 1845
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Giacomo Trécourt, Ritratto di Beatrice Presti Tasca, 1845

Giacomo Trécourt, Ritratto di Beatrice Presti Tasca, 1845

Francesco Coghetti, Ritratto di Giovanni Presti, 1842
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Francesco Coghetti, Ritratto di Giovanni Presti, 1842

Francesco Coghetti, Ritratto di Giovanni Presti, 1842

Giacomo Trécourt, Ritratto di Lena Presti bambina, 1848-1850 circa
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Giacomo Trécourt, Ritratto di Lena Presti bambina, 1848-1850 circa

Giacomo Trécourt, Ritratto di Lena Presti bambina, 1848-1850 circa

Francesco Coghetti, Ritratto del signor Presti, 1842
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Francesco Coghetti, Ritratto del signor Presti, 1842

Francesco Coghetti, Ritratto del signor Presti, 1842

Il percorso può snodarsi lungo un itinerario cronologico oppure può offrire diverse letture a seconda delle personalità ritratte, del loro status, della loro posizione all’interno della società bergamasca, dei loro ruoli e delle loro attività imprenditoriali o filantropiche. Ma ognuno spicca di suo, non solo per la bellezza o per la ruvida schiettezza dei tratti, patinati entrambi dal tipo di stesura o uniformati da una tavolozza “reale”, secondo l’impronta lombarda (“i pittori della realtà” dal Dna moroniano), ma per molto altro, considerato il secolo in cui uomini e donne si sono trovati a vivere. Un secolo, il XIX, a cavallo tra l’ancien régime e l’età “modernissima” della rivoluzione industriale, dall’invenzione della fotografia e dall’incalzante progresso novecentesco, che ha trainato vorticosamente verso l’apprestarsi del nuovo millennio, concedendo poco spazio alla riflessione sui gravi fatti politici e militari accaduti. Anche a scuola l’Ottocento lo si affronta di volata, dato che si giunge placidi placidi dal Medioevo alla Rivoluzione Francese di fine Settecento e poi di corsa il tempo fugge e precipita fino alle Guerre Mondiali (sacrosante).

Le opere scelte, ben commentate grazie alle ricche schede di catalogo stese da uno dei due curatori, il dr. Paolo Plebani (insieme al dr. Angelo Piazzoli), che è anche uno dei due conservatori della Fondazione dell’Accademia Carrara, offrono al visitatore un duplice, triplice e ulteriore itinerario: come anticipato dai media, infatti, si possono scegliere ritratti afferenti le diverse professioni svolte nel secolo e legarli a tutte quelle presenti in città, che spalancano un panorama variegato sul nostro tessuto economico (architetti, esploratori, impresari, musicisti, organari, pittori e scultori, ma anche decoratori, campanari, fotografi, insegnanti, letterati, medici). Oppure tramite l’aristocrazia, che risulta non più imbellettata rispetto agli avi barocchi, bensì più sobria e per questo sapientemente indagata “tra le setole dei pennelli” e che rivela decine di storie più o meno tristi di vite spezzate in giovanissima età o permette di balzare di palazzo in palazzo tra il colle e i borghi storici, indagando le simpatie filofrancesi o austroungariche dei singoli personaggi ritratti.

Giovanni Scaramuzza, Ritratto di Giuseppe Pallavicini, 1840
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Giovanni Scaramuzza, Ritratto di Giuseppe Pallavicini, 1840

Giovanni Scaramuzza, Ritratto di Giuseppe Pallavicini, 1840

Pietro Bouvier, Ritratto di Giulia Teresa Marenzi in giardino, 1904
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Pietro Bouvier, Ritratto di Giulia Teresa Marenzi in giardino, 1904

Pietro Bouvier, Ritratto di Giulia Teresa Marenzi in giardino, 1904

Romeo Bonomelli, Ombrellino rosso, 1895
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Romeo Bonomelli, Ombrellino rosso, 1895

Romeo Bonomelli, Ombrellino rosso, 1895

Giuseppe Rillosi, Ritratto di Giuseppina Luza Weisss, 1851
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Giuseppe Rillosi, Ritratto di Giuseppina Luza Weisss, 1851

Giuseppe Rillosi, Ritratto di Giuseppina Luza Weisss, 1851

Cesare Tallone, Ritratto della figlia Irene, 1898
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Cesare Tallone, Ritratto della figlia Irene, 1898

Cesare Tallone, Ritratto della figlia Irene, 1898

Giuseppe Rillosi, Ritratto di Giuseppe Luzac, 1851
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Giuseppe Rillosi, Ritratto di Giuseppe Luzac, 1851

Giuseppe Rillosi, Ritratto di Giuseppe Luzac, 1851

Giovanni Carnovali, Ritratto di Pietro Ghidini, 1848
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Giovanni Carnovali, Ritratto di Pietro Ghidini, 1848

Giovanni Carnovali, Ritratto di Pietro Ghidini, 1848

O ancora tramite volti, sguardi e particolari del costume si respira quella propulsione a una nuova imprenditorialità, paragonabile solo a quel fervore economico che investì l’Italia con la nascita della borghesia nel Quattrocento e che a Bergamo fu sostenuta grazie all’apporto della società degli svizzeri, i nuovi capitani d’industria d’oltralpe, che da noi trovarono terreno fertile coltivato dall’humus della tradizionale laboriosità bergamasca. Ma non solo moti, professioni, invenzioni, aristocratici e borghesi benestanti. Non solo uomini, ma anche donne, fanciulle o giovinette fino alle giovani spose, che in punta di piedi emergono, smaglianti e rompendo la ieraticità di cappotti scuri e bastoni da passeggio, cariche diplomatiche e posture ritte e statuarie degli uomini: attiviste politiche, cantanti, consacrate, educatrici laiche, letterate, pittrici e artiste quelle che popolavano la Bergamo dell’Ottocento, omaggiandola di un importante ruolo all’interno della situazione lombarda. Quelle in mostra paiono forse un poco più fiabesche, spensierate e docili, dipinte negli interni domestici tra i vasi di porcellana oppure all’aperto, avvolte dai giardini in fiore. Ma non lasciamoci tradire dall’emozione, perché si sa che dietro un grande uomo, c’è sempre una grande donna, piccola o adulta che sia.

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