L'anniversario

Musica e gioiosi ricordi, dopo vent'anni nessuno dimentica Tito Oprandi

Il 25 settembre 2000 si spegneva a 60 anni il poliedrico artista di Ambria. Un pioniere della cultura popolare, un geniale giramondo che ancor oggi accende sorrisi.

Musica e gioiosi ricordi, dopo vent'anni nessuno dimentica Tito Oprandi
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di Giambattista Gherardi

Un grande bergamasco, che ha lasciato ricordi gioiosi e infiniti, precorrendo in molti casi la salvaguardia della musica e della cultura popolari. Sono trascorsi vent’anni dal 25 settembre 2000, quando Tito Oprandi, all’età di 60 anni, dovette arrendersi ad un male incurabile. E’ una figura che ha segnato la nostra terra nella seconda metà del ‘900, con una genialità artistica supportata da indiscusse competenze e, soprattutto, una spontanea e coinvolgente socialità. Cominciò giovanissimo, fra Ambria e San Pellegrino, a suonare il sax e la fisarmonica. Erano gli anni dei complessi giovanili e della scoperta delle musica da ballo. Nell’infinito album dei ricordi di Tito ci sono le immagini con i Watussi ed i Brember, ma anche quelle con il noto presentatore Corrado ed una formazione folkloristica che di lì a poco avrebbe fatto la storia: “Me, lü e chèl otér”.

Lo storico trio "Me, lü e chèl oter"

Inizialmente era formata da Tito Oprandi, che ne era anima, voce e fisarmonica, Pierino Carminati e Camillo Rota. Quest’ultimo fu in seguito sostituito dal più noto “baffo”, alias Vittorio Capelli, in seguito scelto anche da Ermanno Olmi per una parte nel film “L’Albero degli zoccoli”. Tito Oprandi girò letteralmente il mondo con le sue canzoni e la sua allegria, divenendo ambasciatore bergamasco per eccellenza.

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In un infinito amarcord ci sono le esibizioni a Taiwan, con l’abbraccio di Sting e la condivisione dell’albergo con Michael Jackson, il viaggio in Ghana con i cuochi bergamaschi e l’esibizione davanti al re, il viaggio a Mosca, la trasferta a New York con l’immagine ai piedi della statua della Libertà e il mitico Lillo al suo fianco.

Lillo era un fidato cagnolino, ritrovato a Sedrina in un cassonetto dell’immondizia, divenuto per anni la mascotte delle Voci Brembane, il coro fondato da Tito che si esibiva con il tipico costume di Arlecchino, maschera brembana per antonomasia. Nel giorno dell’anniversario la poetessa bergamasca Carmen Fumagalli Guariglia gli ha dedicato un intenso pensiero su Facebook. Il post è divenuto occasione per un ritrovo virtuale fra amici che mai potranno dimenticare le musiche, le gag, le barzellette, le trovate teatrali, la gioia coinvolgente di esibizioni che spesso, o forse sempre, si prolungavano sino a tarda notte nelle osterie, abbattendo ruoli e formalità con sorrisi infiniti. E come non dimenticare gli incontri di Tito con celebrità di ogni tipo, le esibizioni al Casinò di San Pellegrino trasmesse dalla Rai o i versi struggenti di “Penser dü Giramond”, quasi un testamento spirituale poi messo in musica dal nipote Michelangelo Oprandi e cantato da Luciano Ravasio. Vent’anni dopo Tito Oprandi ancora canta e con lui la Val Brembana e tanti amici. Perché chi come i Bergamaschi “non molla mai”, nemmeno dimentica.

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