Viva Bèrghem
Col tempo di una volta

L'orologiaio di via Quarenghi La poesia di un mondo lillipuziano

L'orologiaio di via Quarenghi La poesia di un mondo lillipuziano
Viva Bèrghem 18 Ottobre 2014 ore 13:28

Gli ingranaggi sfilano sul bancone accanto a pinzette, minuscole viti, piccolissimi cacciaviti. Un mondo lillipuziano, dove ogni cosa misura meno di un centimetro. L'orologiaio è un mestiere antico, che solo a guardarlo ti incanta per la sua bellezza. È un lavoro artigianale che racconta una storia d'amore e di pazienza, costruito su una manualità d'altri tempi. Avvolto nel silenzio, con un monocolo sull'occhio e una minuscola pinzetta in mano, l'orologiaio aggiusta gli ingranaggi, sistema con sapienza i ruotismi, accomoda le lancette dei minuti e dei secondi, perché tutto funzioni come prima.

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Mario Arnoldi, titolare dell'Orologeria Arnoldi, in via Quarenghi 1/D, lo sa bene. Sa cosa significhi passare le giornate seduto su una sedia, operando perché torni a battere il cuore di un orologio. Uomo di grande compostezza e dignità, pare quasi un chirurgo mentre aggiusta, sistema e ripara, abbottonato in un rigoroso camice bianco dal quale spunta un'elegante cravatta. Lui che è cinquant'anni che di mestiere fa l'orologiaio, comunica la sua passione senza dire neppure una parola, e sorride timidamente quando gli parli del tuo stupore davanti a quel microscopico mondo fatto di ruote argentate e di ingranaggi, di molle e di leve, dove un'incudine misura solo qualche centimetro. La sensazione che si avverte, mentre una piccola radio diffonde le note sottili di una canzone italiana, é quella di una dimensione atemporale, lontana dal presente, capace di riportarti ad un'epoca dove l'orologio era simbolo di prestigio, un regalo di famiglia, oppure un dono importante per festeggiare i trent'anni.

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Accanto a Mario, che questo lavoro lo fa dal 1958, c'è il figlio Dario, quarant'anni indossati con garbo e compostezza. Seduti fianco a fianco riparano circa 200 orologi al mese, per una clientela variegata e tutta bergamasca. Lavorano con precisione assoluta, sostituendo minuscoli ingranaggi con pezzi di ricambio che prima lavano in una piccola lavatrice. Rimettono a posto una lancetta, sostituiscono la vite microscopica di un cinturino con cacciaviti che sonnecchiano puntati in un pezzetto di pongo, in attesa di essere usati. «Riparare un orologio ė un'avventura affascinante - racconta Dario - perché ogni volta é una nuova sfida. Da quando apri la cassa a quando l'orologio torna a funzionare ci sta tutto un percorso nel quale mettere in gioco competenze e abilità. L'orologiaio ė un mestiere che appassiona, tanto che a volte arriviamo a sera senza accorgercene. Ė un mondo fatto di piccole cose, come i cacciaviti che misurano 0,6 millimetri, ma di grande, grandissima soddisfazione!».

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A differenza della via su cui le eleganti vetrine si affacciano - via Quarenghi è notoriamente una zona multiculturale e in continua evoluzione - il negozio è un punto dove il tempo pare essersi fermato. La compostezza e la professionalità di una volta si incontrano con una clientela che muta in continuazione, per cultura ed etnia. Anche i negozianti non sono quelli di qualche anno fa. Le attività storiche hanno chiuso, e si sono cosi fatti spazio nuovi progetti. «Ė una via a cui siamo molto legati - conclude Dario - e anche con i negozianti i rapporti sono davvero ottimi, di buon vicinato. Peccato che una via tanto bella non sia più cosi viva. Sarebbe bello tornasse come una volta». Proprio come i meccanismi di un orologio perfettamente aggiustato.

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