Il vino rosso che sgorgherà dai terreni del Pozzo Bianco

Un vigneto per la città, un vigneto in Città Alta, sul colle che sta precisamente oltre la porta di Sant’Agostino; salendo, basta guardare in alto, verso la Rocca, sopra la fontana: si vedono ancora i terrazzamenti. Nel luogo dove un tempo stava il convento e il pensionato delle suore del Buon Pastore, nel complesso che ospita anche la chiesa di San Michele al Pozzo Bianco. Il vino rosso della città, del suo cuore antico. Un sogno? No, un progetto stilato da Italia Nostra.
Un sogno possibile? Perché un tempo su quel colle c’era un vigneto antico che ha resistito forse fino a venti, trenta anni fa. Poi le viti sono state abbandonate, le suore se ne sono andate, hanno lasciato il colle. Tutto il complesso ha cominciato a decadere. Quelli di Italia Nostra si sono rivolti alla cooperativa sociale Oikos per chiedere un parere, una mano. È davvero possibile impiantare un vigneto su quel colle sempre esposto al sole, già terrazzato, forse da secoli? E potrebbe venirne un vino di qualità, degno del cuore storico di Bergamo? Un sogno. Certo sarebbe un biglietto da visita straordinario per i visitatori. Un orgoglio per i cittadini. Quale città può vantare un vino che viene da uva piantata, coltivata, curata nel proprio centro storico? Alla cooperativa Oikos moderano gli entusiasmi. Dicono che impiantare un nuovo vigneto sul colle non è cosa semplice perché lo stato di abbandono è avanzato e bisognerà tornare su con le ruspe per rimodellare tutto, terrazzamenti compresi. Quelli della Oikos - cooperativa sociale - se ne intendono: sono loro che hanno realizzato le nuove piantagioni di frutti nell’area di Astino.
La storia di uno scrigno. La zona è di importanza storica e archeologica particolare. La chiesa venne fondata in epoca longobarda (un indizio è la dedicazione a San Michele), attualmente rappresenta un edificio romanico con elementi successivi. Qui accanto visse Lorenzo Lotto, il celebre artista veneziano del Rinascimento che lavorò per anni a Bergamo. Un grande pittore, un outsider, forse il più grande artista del suo tempo. Lotto viveva qui e probabilmente già allora esisteva un vigneto, oltre agli orti, sull’altro lato del colle. Qui, nella chiesa di San Michele al Pozzo Bianco, Lotto realizzò il ciclo di affreschi con scene della vita di Maria. Era il 1525. La chiesa è uno scrigno, uno dei tesori d’arte di Bergamo, forse non valutato come merita. Ultime inquiline di quest ’area erano le suore Orsoline che tenevano un pensionato per studentesse.
La predisposizione dei terreni. Poi l’uscita di scena delle suore, il passaggio della proprietà alla diocesi e quindi all’immobiliare Castello che, a quanto sembra, non è dispiaciuta dall’ipotesi di riportare il vigneto al suo posto e di potere produrre il prestigioso “vino del cuore di Bergamo” (rosso, ovviamente). Esiste un secondo luogo della città candidato ad ospitare un piccolo vigneto: la zona verde alle spalle dell’Accademia Carrara. Per fare un vino a regola d’arte, naturalmente. Del resto, la vocazione agricola della città e dei suoi colli non è una scoperta di oggi, per quanto possa sorprendere. Nel territorio del Comune di Bergamo esistono diverse aziende agricole che spaziano da Campagnola a Boccaleone a Grumello del Piano, ai colli con i famosi orti che producono tra l’altro la scarola dop. E non mancano nemmeno gli agriturismi, da via Moroni fin su alla Madonna del Bosco e a Re dona.