Il primo operaio oggi è un socio

I primi quaranta anni della Pmp Eccellenza che sorride al domani

I primi quaranta anni della Pmp Eccellenza che sorride al domani
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Ha appena varcato la porta dei fatidici "-anta", ma con la sua capacità di rimanere sempre al passo con i tempi la Pmp meccanica sembra ancora una giovinetta, pronta a scattare a ogni novità. «Un’azienda meccanica che si occupa di lavorazioni di alta precisione non può permettersi di restare indietro, ma deve sempre guardare al futuro e mantenersi giovane, restando al passo con le nuove tecnologie e in connessione con le sempre nuove esigenze dettate dalla globalizzazione. La Pmp è riuscita a rinnovarsi costantemente e questo è il motivo per il quale oggi possiamo festeggiare questi fantastici 40 anni di attività» rivela con allegria Bruno Pedretti, titolare, insieme alla moglie, dell’azienda di Curnasco che conta 80 operai. «Il 26 luglio abbiamo celebrato i quarant’anni con una grande festa in azienda. Alle 15 di venerdì pomeriggio abbiamo anticipato l’ormai tradizionale Family day, solitamente in programma per settembre, così che i figli dei nostri dipendenti potessero vedere e conoscere il luogo di lavoro dei genitori; poi siamo passati alla cena e alla serata di divertimento».

 

 

Una festa con grandi ospiti, ma soprattutto capace di unire tutti coloro che a vario titolo ruotano attorno alla Pmp, perché, come rivela Bruno, «la squadra è tutto. Un motto che mi ha sempre accompagnato nella mia vita è stato: “Pensa prima agli altri, solo dopo a te stesso”, e credo di aver dimostrato più volte come questo sia vero per me. Per esempio, una decina di anni fa, in uno dei periodi di crisi più difficili, essendomi trovato senza liquidità ho deciso di trattenere le ritenute Irpef, per riuscire con quei soldi a pagare i miei operai e non licenziare nessuno. In quell’occasione ho messo in gioco letteralmente la mia persona, perché sono stato condannato e poi assolto. Da ciò, mi sembra evidente di come i miei dipendenti e i rapporti umani che si instaurano con ciascuno di loro contino tantissimo per me. Ho aperto il primo agosto 1979 e il primo operaio è arrivato da partire da ottobre dello stesso anno. Dopo 40 anni, quello stesso dipendente lavora con me e dal ’90 in qualità di socio. In questi decenni sicuramente ho imparato sempre meglio a gestire la mia squadra, ma fin dall’inizio ero consapevole della sua importanza. Un po’ come per lo spirito imprenditoriale: secondo me, uno ci deve nascere e deve dimostrare di averlo fin dal principio, altrimenti non si metterebbe mai in proprio».

Figlio di contadini, Bruno ha aperto gli occhi per la prima volta in una stalla nel ’53 ed è cresciuto in vari collegi della Lombardia, dove ha forgiato il proprio spiccato carattere. «I miei genitori erano contadini. Io ho iniziato al patronato San Vincenzo, poi sono stato dagli Artigianelli a Brescia e infine dai Salesiani di Milano. Ho sempre avuto una predilezione per le materie tecniche nelle quali ero formidabile, invece in Italiano ero terribile. Tuttavia, non sono stati tanto i singoli insegnamenti in ambito scolastico, ma è stato il collegio a plasmarmi. Tornavo i famiglia dai miei solo ogni sei mesi e, vivendo da solo, ho imparato fin da piccolo a farcela con le mie forze e avere fiducia nelle mie capacità, scommettendo ogni giorno sul domani. Il futuro non va visto come un nemico, ma deve diventare quell’amico che conosci tanto bene da poterne prevedere in anticipo le mosse, soprattutto se vuoi fare l’imprenditore. Poi certo, gli errori si compiono sempre; ma l’importante è aver cercato la migliore soluzione, anche a costo di prendere scelte avventate».

 

 

Pmp, con il suo 40 per cento destinato all’esportazione prevalentemente in Germania e Svizzera, è un’eccellenza nel suo settore e un fiore all’occhiello per il nostro territorio. «Sono consapevole del livello della mia azienda e degli interessi che arrivano anche dall’estero. Tuttavia, non ho mai pensato di espropriare, anche se devo ammettere che mi è stato proposto. Attualmente, quello che più mi preme è trovare nuove persone da inserire: servono giovani ragazzi con una formazione meccanica e tanta voglia di impegnarsi e lavorare. Credo che ci sia poca consapevolezza e poca conoscenza di quello che si fa realmente all’interno di un’azienda come la mia. Per questo, ritengo fondamentale l’iniziativa del Pmi Day-giornata della piccola e media impresa, organizzata da Confindustria, alla quale ho partecipato. Abbiamo aperto l’azienda a dei ragazzi di terza media e mostrato loro i nostri ambienti e i nostri ambiti di lavoro a scopo di orientamento nella scelta dell’istituto secondario di secondo grado. Tuttavia, credo che sarebbe importante riuscire a portare anche i genitori. Spesso associano l’idea dell’azienda di meccanica a un lavoro fisico e poco qualificato, che non vorrebbero per i propri figli. Al contrario, ormai il nostro lavoro si fa quasi con il camice. I tempi sono cambiati e la tecnologia ha modificato il modo di lavorare. Io che ho seguito la mia Pmp in questi 40 anni lo so bene e spero di poter continuare ancora a lungo».

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