Quarant'anni fa, la grande nevicata dell'85: le foto e i ricordi di chi c'era
Tra il 13 e il 17 gennaio molte scuole furono chiuse e in diverse aziende si bloccò il lavoro, ma qualcuno trovò il modo di divertirsi

I primi fiocchi iniziarono a cadere una domenica pomeriggio di quarant'anni fa. Quello fu l'inizio della nevicata del secolo in Bergamasca, 72 ore di puro bianco dappertutto e disagi per chi doveva andare al lavoro e a scuola, ma anche il fascino di uno spettacolo che era stato portato dai venti gelidi della Russia.
Una situazione che durò dal 13 al 17 gennaio del 1985, con lo strato di neve che arrivò a misurare fino a cinquanta centimetri in città, settanta nelle valli e addirittura due metri in alta montagna.



Scuole chiuse e disagi al lavoro
Ormai, per i bergamaschi della città e della provincia l'anniversario di quando cominciò a fioccare è diventata un'occasione per ricordare, anche sui social, magari corredando i post di qualche foto che rende bene l'idea di quello che si visse in quei giorni. Per esempio, c'è il racconto di chi studiava alle superiori e fu mandato lo stesso dai genitori a lezione, partendo da un comune della provincia diretto al capoluogo: «Il viaggio da quaranta minuti durò tre ore per arrivare al Liceo che nel frattempo fu chiuso per neve. Per me e gli altri studenti di provincia isolati a Bergamo fu una pacchia vagare nella città imbiancata».
Oppure quello di un lavoratore: «Misurati settanta centimetri ad Ambivere. In fabbrica scoppiarono i tubi dell'acqua e restammo un mese in cassa integrazione, avevo 22 anni. Fra spalare neve e arrangiarsi a fare la spesa, chiusi in casa guardando la neve scendere, non è che mi divertii molto. Però c'era un'atmosfera di consapevolezza che si stava assistendo ad un evento memorabile».
Ma c'è anche chi invece dovette partire molto prima per arrivare comunque al lavoro: «Come la ricordo, da Ponte San Pietro a piedi al lavoro all'ospedale Maggiore di Bergamo. Presi un febbrone e rimasi a casa per otto giorni. A Longuelo invece mi capitò di cadere e anche il pullman che avevo preso non andava».
Un evento eccezionale
Scrive un'utente commentando le immagini della nevicata nel capoluogo: «Io sono andata con gli sci da casa mia a Bruntino». Un'altra rammenta: «I militari a spalare in via Ortigara, dove se non ricordo male c'era una caserma. Avevo ventuno anni e sono scesa da Selvino a Bergamo».
Qualcuno ne approfittò per divertirsi: «Alcuni miei amici scesero da Colle Aperto con gli sci» scrive un signore, mentre una donna racconta: «Facevo la terza liceo artistico e vivevo in via San Tomaso in un convitto, a scuola ci sono andata tutta la settimana. Il sabato, per rientrare a casa mia, mi ci vollero tre ore e mezza di treno per fare trenta chilometri».
Tanti furono però anche i disagi: «Io frequentavo le superiori e la scuola riaprì una settimana dopo. Dovevi camminare lontano dai tetti perché i blocchi di neve cadevano improvvisamente ed era pericoloso. Ricordo che le grondaie di casa mia vennero sostituite a fine evento perché si erano rotte sotto il peso dei blocchi di neve che cadevano. In tanti si ruppero gambe e spalle scivolando per strada». Uno dei temi ricorrenti su quella nevicata: «La ricordo con piacere. Scuole chiuse».