4 borghi dimenticati sulle Orobie

Foto di Angelo Corna. In copertina, il borgo di Cacciamali ad Ardesio.
Le moderne strade carrozzabili consentono di raggiungere agevolmente la miriade di nuclei abitati, più o meno consistenti, disseminati sul vasto territorio che si estende alla base delle nostre montagne e valli. Tuttavia, una buona parte di questi borghi e contrade viene dimenticata durante la stagione invernale o addirittura è stata lasciata a se stessa, in balia del tempo trascorso, relegata in lontani ricordi. Ne ricordiamo quattro, che possono essere un ottimo spunto per una semplice passeggiata all’aria aperta, ma anche un buon motivo per riassaporare un poco di storia bergamasca.
Catremerio - Zogno




Catremerio è uno splendido e antico borgo di montagna, posto a 988 metri di altitudine e adagiato sotto le pendici del Pizzo Cerro. Ricco di storia, gode di una singolare architettura rustica dovuta alla posizione delle sue due contrade. Un tempo si raggiungeva per la mulattiera che sale da Brembilla, ora comodamente in auto seguendo la strada che parte dal centro del paese di Zogno e si snoda tra boschi e casolari. Il nome Catremerio lo fa risalire alla potente famiglia dei Tremeris (Cà=casa, Catremeris), antica famiglia della Valle Brembilla, insediatasi qui intorno al ‘500. Sono numerosi gli elementi architettonici dell’epoca rimasti inalterati, anche ad opera del restauro avvenuto nel 1993. Gli interni a volta, i ballatoi in legno che collegano i caseggiati, i comignoli e i tetti in coppi e tanti altri particolari sono infatti tipici delle case contadine del Cinquecento e Settecento. Da visitare la piccola chiesetta che risale a inizio Ottocento, dedicata a San Gaetano nel 1887. È stata restaurata tra il 1951 e il 1952. Di rara bellezza e di notevole interesse storico e paesaggistico è la contrada di Crusnello, a 1094 metri, raggiungibile attraverso una mulattiera in circa un quarto d'ora. Sorge su un piccolo costone roccioso, circondata da pascoli ed è costituita da un gruppo di case e stalle in pietra antica che risalgono alla fine del Cinquecento. Ormai è disabitata da cinquant’anni: vi salgono solo in primavera i contadini, per portare le mandrie al pascolo.
Cacciamali - Ardesio




Cacciamali è una minuscola frazione di Ardesio, in alta Val Seriana. Posto a est del fiume Serio, sulle pendici del Monte Secco, è completamente composto di case in pietra costruite prima del Novecento. Oggi è abitato solo nella stagione estiva e da chi trascorre un periodo di vacanza o da chi fa escursionismo lungo le ripide creste del Monte Secco. La frazione di Cacciamali prende nome dalla famiglia Cacciamalus de Cacciamalis, le cui origini risalgono al Trecento. La contrada era abitata un tempo da un buon numero di famiglie, che si erano insediate per la presenza di una vena d’argento sul Monte Secco. Con la chiusura delle miniere avvenuta nel 1700, l'economia della contrada divenne rurale, portando sempre di più i paesani a emigrare. Di notevole interesse storico è la Chiesa di Santa Maria Bambina, del 1600, che in origine venne chiamata Oratorio di San Sebastiano. Solo un secolo dopo verrà dedicata alla nascita di Maria. L'altare è diviso in due parti eseguite in epoche e da artisti differenti; la parte inferiore raffigura san Sebastiano a sant'Antonio Abate, mentre la parte superiore raffigura la nascita di Maria con sant'Anna partoriente. Nel piccolo oratorio sono presenti degli affreschi raffiguranti Santa Lucia con un cartiglio che ne racconta la devozione, un San Cristoforo, un eterno Padre e una tela di autore ignoto. All'interno della chiesa viene conservata la campana del 1586, danneggiata a seguito di un masso staccatosi dalla montagna nel 1974 e che cadendo sfondò il tetto della piccola chiesina.
Pianca - San Giovanni Bianco




Pianca è una piccola frazione di San Giovanni Bianco, posta a 850 metri sul livello del mare e abitata nel periodo invernale da circa 20 persone. È situata alla base del monte Cancervo ed è raggiungibile comodamente in auto. Si compone di numerose contrade sparse, molto caratteristiche: gli edifici sono addossati l'uno all'altro come nei tipici borghi alpini. Il patrono della frazione è Sant'Antonio Abate protettore degli animali, che viene ricordato tutti gli anni il 17 gennaio. Un'altra ricorrenza molto sentita è la Madonna della Pietà, la prima settimana di Luglio. Oltre a visitare il caratteristico borgo, composto dalle tipiche case in pietra della Val Brembana, si può visitare la bella Chiesa di Sant’Antonio Abate, risalente al 1400 e che conserva al suo interno ancora affreschi originali. Con una breve passeggiata, partendo poco sopra la chiesa, è anche possibile raggiungere la santella dedicata alla Madonna della Pietà, dove un panorama bellissimo spazia sulla pianura bergamasca.
Predale - Selvino




Lasciamo per ultimo il borgo delle Pietre di Predale, che tra tutti è probabilmente il luogo più dimenticato, ma non per questo il meno importante. Posto sopra la cittadina di Albino, ormai nascosto tra la boscaglia, di lui restano solo ruderi abbandonati, meta di pochissimi escursionisti. Si può raggiungere con una breve camminata direttamente dal paese di Ama, o partire nei pressi della funivia Albino-Selvino seguendo il segnavia CAI 550, in circa un’ora di passeggiata. Non è facile intravedere i ruderi delle cascine, ormai nascoste dalla boscaglia, mentre si sale al paesino di Ama. Accanto a questi, il CAI ha affisso un pannello che riporta i fondamentali dati storici; Predale, o Predàl, è stato per secoli un piccolo borgo rurale, popolato da contadini e circondato da piccoli appezzamenti di coltivazioni, prati, pascoli e boschi. Per quasi mezzo secolo è sopravvissuto assieme ai vicini paesi di Amora e Ama, fino alla prima metà degli Anni Cinquanta, quando le difficoltà della vita contadina e la difficile collocazione del piccolo abitato hanno costretto gli abitanti a emigrare nel fondovalle in cerca di lavoro. Ormai è in stato di completo abbandono ma si possono ancora ammirare i ruderi, dette proprio Pietre di Pedrale, di questo antico borgo, anni fa punto di passaggio della Via Mercatorum.