Da Maslana alla Val Sedornia

Quattro itinerari facili facili per scoprire l'Alta Val Seriana

Quattro itinerari facili facili per scoprire l'Alta Val Seriana
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[Foto © Pierino Bigoni]

 

Abbiamo pensato di condurvi in Alta Valle Seriana con alcuni facili itinerari che consentono di ammirare una natura meravigliosa, panorami mozzafiato, la fauna tipica delle Orobie, su vie dove soffia anche, tra l’altro, il vento delle tradizioni e della storia. Si tratta di passeggiate perfette per questa stagione, con il cielo di un azzurro intenso e nitido, contro cui si stagliano maestose le vette tormentate delle montagne.

 

1) Maslana di Valbondione

Maslana di Valbondione
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Maslana di Valbondione, le Cascate del Serio.

Maslana di Valbondione
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Maslana di Valbondione
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Maslana di Valbondione
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Maslana di Valbondione
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Maslana di Valbondione, il Rifugio Curò.

Maslana di Valbondione
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Maslana di Valbondione, il Rifugio Curò.

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Maslana di Valbondione, il Rifugio Curò.

Maslana di Valbondione
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Maslana di Valbondione
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Maslana di Valbondione
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Maslana di Valbondione
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Maslana di Valbondione
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È certamente una delle più antiche contrade di Valbondione. Si narra, ma non esistono documenti che possano convalidare l’ipotesi, che già i Romani tenessero in questa zona un certo numero di damnata ad metalla per l’estrazione di minerali ferrosi da miniere i cui imbocchi sono ancor oggi visibili nei boschi che circondano la borgata. E uno dei cognomi più comuni a Valbondione è proprio Semperboni: si pensa possa derivare dagli schiavi liberati quia semper boni fuerunt.

A Maslana oggi stabilmente non abita più nessuno ma, agli inizi del Novecento, ospitava ancora una settantina di persone, dedite allo sfruttamento dei boschi, alla produzione di carbone da legna, all’utilizzo dei pascoli e all’allevamento. Una vita magra, la loro. Maslana, che si compone di tre nuclei – Case Polli, Case Piccinella e Ca’ de Sura - si raggiunge da Valbondione in 45 minuti di comodo cammino, percorrendo la mulattiera che ha il suo inizio a Pianlivere. Oppure seguendo la sterrata militare per il Rifugio Curò e scendendo poi verso la borgata, lungo un sentiero opportunamente segnalato. Chi sale per la mulattiera può ammirare i colori accesi delle foglie dei faggi, e, più a valle, le acque cristalline del Serio che scorrono canterine verso valle. Fermandosi, di tanto in tanto, si può ammirare, sul fondo valle, l’abitato di Valbondione e, più in alto, le piste da sci di Lizzola.

Ma è la borgata, con le sue case di pietra, le piccole finestre protette da artistiche inferriate, le stradine che fiancheggiano le case, che merita di essere ammirata. Un tuffo nel passato che non può che suscitare sentimenti di ammirazione e che fa tornare spontaneamente alla mente quello che Piero Jahier scrisse ammirando un luogo simile a Maslana pensando alla vita che vi si conduceva un tempo: «Là ognuno vive secondo il suo cuore ed è capito e non ha bisogno di mentire».

Nei prati che circondano Maslana si possono avere, soprattutto in primavera, incontri ravvicinati con gli stambecchi mentre, superate le Ca’ de Sura, si raggiunge un ponte medievale che scavalca il Serio neonato. Poco più a Monte, l’Osservatorio floro-faunistico, da dove, cinque volte l’anno, si può ammirare la Cascata del Serio, straordinario e possente spettacolo della natura che, con il suo triplice salto di 315 metri, è la più alta d’Italia e la seconda d’Europa.

 

2) Valzurio, la valle dell’Eden

Valzurio
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Valzurio, Leontopodium alpinum Rino Olmo.

Valzurio
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Valzurio, le marmitte del Moschel.

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Valzurio, le marmitte del Moschel.

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Valzurio, le dighe dell'Ogna.

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Valzurio, la baita bassa di Remesclèr.

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Valzurio, la baita bassa di Remesclèr.

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Valzurio, il Moschel.

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Valzurio, la cascatella del Vervé.

La Valzurio: una lunga valle prodiga di suggestioni, che ha respinto il cemento e le speculazioni. Le parrocchiali di San Bernardo e di Santa Margherita, il borgo del Dosso, la cascatella del Vervé, il giardino dei prati del Moschel, il torrente Ogna con le sue acque cristalline e le sue marmitte dei giganti, i faggi secolari della baita di Verzuda Bassa, l’affresco sulla baita bassa di Remesclèr. E poi i pascoli, dove in primavera cresce il Buon Enrico (Paruc), dove vivono le marmotte che presto andranno in letargo, dove si aprono gli imbocchi delle antiche miniere abbandonate di barite: il tutto sullo sfondo del vertiginoso spigolo Nord-Ovest della Presolana e di montagne note come il Ferrante e il Timogno. Questo, in estrema sintesi, quanto è concesso di ammirare all’escursionista che desidera percorrere la parte alta della valle, dove l’occhio e il sentimento vengono catturati  dagli splendori della natura.

Per raggiungere le baite del Moschel si imbocca, a Villa d’Ogna, la strada per Nasolino. Quindi si raggiunge Valzurio (contrada bruciata dai nazifascisti il 14 luglio 1944), dove si può sostare per una bibita all’ostello Baita Valle Azzurra e quindi, sempre in auto, si raggiunge il parcheggio di Spinelli. Da qui inizia l’escursione, di circa un’ora e trenta. La stradella, larga e comoda, taglia con ampi tornanti prati ancora ben curati e poi si inoltra in boschi secolari dove, in autunno, si possono sentire i bramiti d’amore dei cervi. Giunti in località Fopa Fosca, ci si imbatte nel Silter del Rui, ricostruito dal Comune. Qui già dal Settecento i mandriani conservavano i latticini, in quanto il casello, a causa di sorgenti fredde che salgono dal sottosuolo, era, ed è, caratterizzato da una temperatura ideale.

Da lì, in 10 minuti, ci si lascia alle spalle il bosco e il sipario si allarga ai prati e alle stalle del Moschel, ampia zona prativa circondata da montagne stupende. Ed è proprio in questo contesto naturale di grande fascino che si torna con la mente alle parole del grande poeta bergamasco Giacinto Gambirasio, quando declamava: «Mé ve salude corne, ‘ndo ‘l canta la coturna, ‘ndo col penser a ‘s turna quando che ‘s ga ‘l magù. So chèste sime ‘l domina l’incànt de la natura, e l’aria frèsca e pura la sgura zo i pulmù» (Io vi saluto montagne, dove canta la coturna, dove col pensiero si torna quando si è tristi: su queste cime domina l’incanto della natura e l’aria, fresca e pura, purifica i polmoni). Chi è dotato di buona gamba, da qui può raggiungere le numerose baite dei pascoli circostanti, il rifugio Rino Olmo o il Rifugio Albani.

 

3) Rifugio Alpe Corte e Zulino Basso

Rifugio Alpe Corte e Zulino Basso
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Rifugio Alpe Corte e Zulino Basso, il laghetto di Valcanale.

Rifugio Alpe Corte e Zulino Basso
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Rifugio Alpe Corte e Zulino Basso, Valcanale. Baita mezzo Zulino e Arera.

Rifugio Alpe Corte e Zulino Basso
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Rifugio Alpe Corte e Zulino Basso, Valcanale.

Rifugio Alpe Corte e Zulino Basso
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Rifugio Alpe Corte e Zulino Basso, Valcanale.

Rifugio Alpe Corte e Zulino Basso
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Rifugio Alpe Corte e Zulino Basso
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Rifugio Alpe Corte e Zulino Basso
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Rifugio Alpe Corte e Zulino Basso
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È un itinerario tra i più classici e noti della bergamasca. Da Ardesio si raggiunge il laghetto di Valcanale da dove, poco più a monte, inizia l’ampia sterrata che, in circa un’ora, consente di raggiungere il Rifugio del Cai di Bergamo, uno dei pochi in grado di ospitare anche i disabili. La stradella che si percorre per raggiungerlo è anche il primo tratto del Sentiero delle Orobie. Sale dolcemente, attraversa ruscelli canterini e un fitto bosco di abeti e larici.

Ad un certo punto il bosco si apre e, al centro di un ampio spiazzo erboso, appare il rifugio, posto a 1410 metri sul livello del mare. Qui è opportuna una breve sosta, per mangiare un panino e per ammirare i monti che sui elevano, a Sud Ovest, montagne dolomitiche che fanno parte del Gruppo Arera. Dal rifugio ci si potrebbe dirigere verso i pascoli del Neél o verso i laghi Gemelli. Noi optiamo per i pascoli di Zulino.

Si imbocca un sentiero pianeggiante che inizia poco sotto la struttura e lo si percorre per circa un’ora. Attraversa fitte abetaie e consente di godere di un panorama mozzafiato sulle montagne che delimitano a Sud la Valcanale. Si raggiunge, quindi la Baita Bassa di Zulino (1441 metri s.l.m.), ampio rustico dove d’estate soggiornano i mandriani. Poco oltre la baita, una grande pozza di abbeverata per il bestiame, dove si specchiano alberi e montagne e dove, se si procede con circospezione, è facile ammirare gruppi di caprioli al pascolo.

 

4) Valle Sedornia

Valle Sedornia
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Valle Sedornia, Lago Spigorel.

Valle Sedornia
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Valle Sedornia, il masso dei Druidi.

Valle Sedornia
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Valle Sedornia
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Antichissima valle boscosa che si apre nel Comune di Gandellino, tra la Cima Calvera e il monte Costa Magrera. Sembra derivi il suo nome dal Dio Saturno (Valle Saturnia), divinità italica e romana agreste, preposta all’agricoltura e alla la fecondità della terra. Si può raggiungere anche da Boario di Gromo, ma proponiamo di seguire la sterrata che si apre a monte della contrada dei Tezzi Alti. Dopo un breve tratto in salita, il percorso si inoltra tra prati e quindi tra fitte abetaie, dove numerosi sono anche gli abeti bianchi. Dopo 30 minuti di cammino, si raggiunge lo Spiazzo della Martisola, utilizzato un tempo come deposito del minerale ferroso escavato nella miniera di Vigna Soliva.

Al centro delle Spiazzo, un enorme masso con numerose coppelle: sembra sia stato utilizzato dai sacerdoti Druidi per i riti dell’acqua. Si continua il cammino e si raggiunge la cappella di San Carlo, eretta per ricordare il passaggio di San Carlo Borromeo, che, proveniente dalla valle di Scalve, scese verso la valle Seriana per le sue visite pastorali.

Da qui allo Spiazzo dell’acqua, il tragitto è breve. È posto sulle rive del torrente Sedornia ed è dotato di tavoli e panchine per un gustoso pic-nic. Dalla località alle stalle Prati di Vigna il passaggio non è impegnativo. Più difficile è invece il percorso che consente di raggiungere il laghetto Spigorel, posto tra pascoli verdeggianti e montagne di origine calcarea.

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