San Pietro alla Salvagna

Quella chiesetta del Cinquecento fra Bergamo e Stezzano è uno scrigno: salvatela!

Costruita nel 1563, appartiene all'Istituto di cerealicoltura. Custodisce un prezioso ciclo di dipinti di Gian Paolo Cavagna

Quella chiesetta del Cinquecento fra Bergamo e Stezzano è uno scrigno: salvatela!
Pubblicato:

di Paolo Aresi

La si vede sempre, anche perché lei non si sposta mai. La si vede, ma non ci si fa caso perché è una presenza discreta, lungo la statale quarantadue, tra Colognola e Stezzano, proprio accanto all’Istituto di cerealicoltura. È una chiesetta campestre, certamente antica, con davanti un portichetto. Si passa in auto, si sfreccia via, nemmeno ci si rende conto. Ma se, per caso, si passa dalla strada a piedi o in bicicletta, allora la velocità scende e la prospettiva cambia, le cose assumono valore. Belle o brutte che siano. Così si può decidere di fermarsi, di andare a vedere. Perché una chiesetta così, sul bordo della statale, tra ponte dell’autostrada e ingresso del paese di Stezzano?

È una chiesa vecchia di secoli, davanti si alza un portichetto a tre archi, ma l’impressione è che si tratti di una costruzione più recente, che sia dell’inizio del Novecento. Oltre il portichetto la facciata, costruita nello schema tipico delle chiesette campestri dei secoli scorsi: ingresso con portoncino rettangolare e due finestre ai lati, simmetriche. Sopra l’ingresso un affresco che sembra rappresentare la crocifissione di san Pietro, ma il dipinto se ne sta andando, si fa ben fatica a decifrarlo. Appena sopra la trave del portoncino è incisa la scritta: “Almae virgini principi Q apostolorum” (Vergine che dà la vita e guida degli apostoli). Sopra la finestra di destra un’altra scritta incisa nella pietra con la data MDLXIII, verosimilmente la data di costruzione della chiesetta (1563). Anche sulla finestra di sinistra sta incisa una scritta, ma non si riesce a comprendere.

La chiesetta è piccola, pochi metri di lunghezza, tutta in pietra, ed è chiusa. Il campanile è a vela, sopra la parte posteriore del tempio. Le pesanti ante di legno esterne non sono fissate e possono venire aperte: l’inferriata alla finestra protegge il piccolo tempio, ma lo sguardo può spaziare all’interno e vedere: i raggi di luce entrano da finestre che stanno in alto, e illuminano la piccola navata, il tetto a capanna, il minuscolo presbiterio: la chiesetta anonima appare tutta affrescata! Ci sono crocifissioni, dipinti di architetture dal sapore rinascimentale, angeli in volo. Nel presbiterio un piccolo altare e sopra un dipinto che, sebbene rovinato, si riesce ancora a distinguere: rappresenta una Madonna in trono con bambino e santi, stanno dentro a una cornice architettonica dipinta, con due colonne, architrave e ampie volute. Ma anche le pareti laterali che si intravedono sono dipinte. Nella navata ci sono ancora degli inginocchiatoi di legno, pieni di polvere. I banchi invece non ci sono più.

WhatsApp Image 2022-02-15 at 11.20.56
Foto 1 di 3
WhatsApp Image 2022-02-15 at 11.15.10
Foto 2 di 3
WhatsApp Image 2022-02-15 at 11.17.47
Foto 3 di 3

Dove ci troviamo? Che chiesa è? Perché un piccolo scrigno come questo è stato abbandonato? La visura storica dell’immobile dice di una superficie di 63 metri quadrati catastali e afferma che la proprietà è del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura che ha sede a Roma. C’è anche il codice fiscale. Insomma, la chiesetta è dell’Istituto di cerealicoltura. Non sarebbe il caso che l’Istituto pensasse al recupero di questo gioiellino?

Alla fine un passo avanti, Internet ci regala la scoperta del nome: si tratta della chiesa di San Pietro alla Salvagna, lungo la via Stezzano, in comune di Bergamo, come è scritto anche all’esterno del portico. Il nome Salvagna deriverebbe dai nobili Salvagni che fecero costruire la chiesetta nei campi di loro proprietà. I Salvagni erano una famiglia importante di Bergamo, abitavano in Città Alta nel luogo dove più tardi venne eretto il palazzo Medolago Albani davanti a porta San Giacomo. All’interno è custodito un ciclo pittorico di uno dei più grandi artisti bergamaschi, quel Gian Paolo Cavagna che nacque in borgo San Leonardo, in città, verso il 1550.

La presenza di affreschi del Cavagna conferma l’impressione avuta spiando l’interno della chiesetta, un’idea di eleganza, di armonia, di notevole decoro artistico.
Una ragione in più per intervenire, per salvare questo luogo vecchio di quasi cinque secoli, che certamente ha rappresentato un punto importante per la fede non solo della famiglia Salvagni, ma anche di tanti contadini che lavoravano qua attorno. Un luogo di fede e di cultura che Bergamo farebbe bene a non buttare via. Ricordiamo appena che, a poche centinaia di metri da qui si trovano anche la chiesa di San Pietro ai Campi, con il suo bel campanile romanico, e la ex chiesa di San Sisto, nel centro del paese di Colognola.

Seguici sui nostri canali