Rebussi, fiori nel cuore di Bergamo
Ci sono luoghi che caratterizzano una città, o perché punti di passaggio sulle vie principali, o per il loro essere perfetti punti di incontro e ritrovo. Anche Bergamo ne è piena e c’è un negozio, annoverato fra le attività storiche della città, davanti al quale tutti passano ogni giorno, ma distrattamente, tanto che, nominandolo in una conversazione, qualcuno potrebbe faticare a ricordare dove si trovi. Eppure Rebussi, il fiorista dei Propilei di Porta Nuova, è lì dal 1931.
Ma sì, quello che fino a poco tempo fa aveva l’esposizione anche sui gradini dei Propilei (di uno solo, quello che, con la fronte rivolta a Città Alta, sta sulla sinistra). Poi, dal 2008, il Comune ha limitato l’esposizione esterna e, quasi in contemporanea, il negozio ha avviato una ristrutturazione generale che gli ha regalato tratti e linee luminosi e contemporanei.
I nonni, il banchetto, il roseto a Seriate. L’attività fu aperta dal nonno Giovanni Rebussi: era, di fatto, un banchetto di fiori, collocato all’esterno dello spazio attuale. Oltre che venditori, i nonni erano coltivatori e gestivano un roseto a Seriate: Rebussi iniziò a farsi un nome proprio grazie alle sue rose, rinomate per la varietà di tonalità pastello e, soprattutto, per l’incantevole profumo. Accanto al roseto, vero fiore all’occhiello della famiglia, si coltivavano gladioli, peonie, dalie e crisantemi.
Due dei cinque figli portarono avanti la tradizione: Graziella in negozio e Renato in campo, specializzandosi nella coltivazione in serra delle annuali. Ma i costi della coltivazione medio-piccola stavano diventando troppo alti: i due fratelli furono costretti a cedere il roseto.
La bella realtà Rebussi continuò in negozio, fino alla terza – l’attuale – generazione: Giovanni e Nicoletta. Giovanni comincia a cinque anni ad aiutare lo zio nel campo ed è lui che convince la sorella a prendere in mano l’attività: a ventritrè anni rivoluziona la sua vita per dedicarsi al negozio. Una passione che oggi, dopo vent’anni di gestione, è ancora intatta.
Innanzitutto, i fiori (e l’orgoglio di prendersene cura). In città, le realtà floreali sono tante e variegate e anche il negozio si è rimodernato, sia per stare al passo coi tempi, sia per la necessità di cambiare il vecchio mobilio danneggiato dall’umidità. Della bottega originale rimane la scala in ghisa che sale sul soppalco e alcune graziose colonnine. Per il resto, pur con un occhio d’attenzione al gusto contemporaneo dell’allestimento floreale, i Rebussi puntano ancora sulla professionalità e sui fiori prima di tutto. Nessuna forzata velleità da flower designer, semplicemente una sincera passione che si mantiene nel tempo.
I tempi cambiano. Una piccola fetta di clientela è ancora legata alla famiglia di fioristi più longeva di Bergamo e molto del loro successo si basa, in città, sul passaparola dei clienti soddisfatti. Ma i tempi cambiano e nelle piccole cose, come nel gesto di regalare un mazzo di fiori, si coglie tutta la consistenza perduta degli anni passati. Una volta, se una donna comprava un mazzo di fiori era vista con curiosità e sospetto, mentre oggi non c’è nulla di strano (anzi, sempre più spesso sono loro a regalarne agli uomini, non il contrario). Rispetto ai Paesi del nord, gli italiani, bergamaschi compresi, hanno perso l’abitudine di portare fiori alla fidanzata in occasione delle ricorrenze e alla padrona di casa quando sono ospiti: spesso prediligono l’idea di un regalo utile.
La rosa è ancora il fiore più venduto. Le mode sono più forti delle tradizioni e il mestiere del fiorista è diventato sempre più difficile perché le costanti cambiano. Se la rosa rimane sempre il fiore più richiesto, a Bergamo e non solo, le ricorrenze seguite non sono più le stesse. Una volta Natale era la festa principale per i cadeaux floreali, che ora sono però in netto calo. La festa della mamma segue ondate imprevedibili, mentre San Valentino rimane ancora il giorno più importante per il settore.
I fiori vengono ormai commercializzati anche in periodi dell’anno completamente diversi da quando sbocciavano una volta. Il motivo è pratico: la coltivazione in serra permette di avere varietà in ogni periodo dell’anno e, ovviamente, il fiore reciso dura di più in inverno che nella stagione calda. Per questo le richieste aumentano e i clienti acquistano tulipani – il fiore della primavera – a dicembre, anche se non profumano e costano di più.