La restauratrice in Borgo Palazzo dove rinascono grandi opere
Una passione cresciuta nel tempo. Silvia Baldis è restauratrice da trent’anni. Fra le sue mani passano opere di grande valore, che il tempo ha velato di patine scure. Cornici ricoperte di foglia d’oro, dipinti con santi e profeti, statue di Madonne e pale d’altare si risvegliano, nel laboratorio di via Borgo Palazzo 31, con le loro tinte originali, ritrovando l’intatta bellezza di una volta. Gli interventi di conservazione e recupero avvengono anche con la supervisione delle Sovraintendenze ai Beni Storici e Culturali, dato che la maggior parte delle opere proviene da Musei e dalla Curia di Bergamo. Per quest’ultima, Silvia ha da poco terminato il restauro dell’ancona dell’Immacolata in Sant’Agata del Carmine, definita dalle cronache del tempo «la più bella e più magnifica, che si ritrovi nella Città di Bergamo», proveniente dalla cappella dell’Immacolata Concezione, in San Francesco a Bergamo, e vero capolavoro artistico. Molti altri sono i soggetti sacri che qui alloggiano, in attesa di essere restituiti alla bellezza originale: due tele per un monastero, una grande opera per una parrocchia di Città Alta, un dipinto ad olio che raffigura un cardinale, alcune colonne tortili di inizio Novecento, e anche un imponente fonte battesimale in legno, rivestito all’interno di stoffa.
«Il percorso di restauratrice è iniziato quasi per caso – racconta Silvia, una cinquantenne dagli occhi chiari e la voce gentile -, senza nessun particolare motivo. Con l’avanzare degli studi però, ho scoperto in me una passione sincera per questo campo, fatto di tanta pazienza e competenze sia chimiche che biologiche, oltre naturalmente a nozioni di Storia dell’Arte». Nel suo laboratorio c’è tutto ciò che può far pensare ad un luogo dinamico, poiché tutto o quasi può essere spostato agevolmente: ci sono tavole riscaldanti che permettono di eseguire dei lavori dei dipinti su tela, pennelli, poggiamano per ritoccare le opere con la mano ferma, e una quantità di emulsioni di ultima generazione.
«L’ambito della pulitura è molto complesso – continua la restauratrice d’arte -, anche se oggi abbiamo degli strumenti di lavoro che si sono perfezionati con l’andare del tempo. Così è per le emulsioni acquose che permettono di lavorare nel rispetto dell’opera e anche dell’operatore, non contenendo più elementi cancerogeni. Queste emulsioni hanno anche il grande pregio di permettere al restauratore una pulizia selettiva dell’opera d’arte». Cambiano gli strumenti, cambiano le tecniche e muta anche il punto di vista con cui un’opera oggi viene restaurata: l’approccio odierno, infatti, è quello del minimo intervento, così che l’opera venga toccata solo dove è strettamente necessario.
Lo studio Silvia Baldis Restauratore d’Arte si avvale della manodopera di ben sei persone, tutte con una scuola di restauro alle spalle e una grande passione nel campo. Proprio al laboratorio di Silvia furono affidati i delicati restauri degli affreschi ritrovati nel 2004 sotto il pavimento del Duomo di Bergamo, una scoperta eccezionale, che ebbe anche grande risonanza sulla stampa locale.