A ognuna il suo nome

Ricordi, storie e leggende delle "pozze" di Nese: dal Calderone alle Tre Gemelle

Lungo il torrente Nesa ce ne sono tante. Molti in passato ci andavano a pescare, oggi sono frequentate dai ragazzi per i tuffi

Ricordi, storie e leggende delle "pozze" di Nese: dal Calderone alle Tre Gemelle
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di Elena Conti

Siamo nel pieno dell’estate e la calura, in certi giorni, si fa insopportabile. Qualcuno è già al mare o in montagna, ma per chi è costretto a rimanere ad Alzano e cerca un po’ di refrigerio, la meta più ambita sono le celebri Pozze di Nese, un piccolo angolo di paradiso costellato di splendidi laghetti naturali disseminati lungo il torrente Nesa.

Le pozze sono amatissime dalle famiglie alzanesi e dai giovani, che spesso si lanciano in gare di tuffi. Ma forse non tutti ricordano che molte hanno un nome, tramandato da generazioni. Ce ne sono alcune molto particolari, e altre ancora che hanno ispirato leggende locali.

Mario Baldassarri, cresciuto a Nese, è un profondo conoscitore delle pozze. Le frequentava da ragazzo, dai 6 ai 25 anni, prima con i genitori e poi con gli amici, per pescare e divertirsi.

«Nei dintorni sono conosciute come “Buche di Nese”, ma per noi del paese sono sempre state “le pozze”. Sono presenti lungo tutto il corso del torrente, ma le più conosciute sono quelle del Burro, contornate da prati, e quelle in zona cava, facilmente raggiungibili dal paese. Partendo dalla Busa, la prima pozza che si incontra è il “Calderone”, raggiungibile percorrendo un piccolo canyon. È molto suggestiva perché è una specie di caverna, aperta solo su un lato, accessibile scavalcando un muro di cemento armato. Su di essa c’è una storia interessante: in tempo di guerra, Mussolini aveva emesso un’ordinanza per fondere le campane e ricavarne il materiale per costruire cannoni. I residenti, pur di salvarle, le avrebbero gettate sul fondo del “Calderone” per nasconderle. La leggenda dice che ancora oggi si sentono suonare le campane dal fondo del “Calderone”».

«Poco sopra ci sono le “Tre Gemelle”, tre pozze simili fra loro raggiungibili dalla cava. Da lì è possibile risalire tutto il corso del torrente fino alla zona detta “Pisarotta”, scoprendo altre pozze immerse nel bosco e di più difficile accesso; dove la risalita del torrente è complessa, dal lato destro si può seguire il sentiero dell’acquedotto. Fra le pozze del Burro si trova proprio la “Pisarotta”, la più grande, che presenta una bellissima cascata. Più in alto ancora c’è la “Vasca”, dall’inconfondibile conformazione, e salendo ancora si trova il “Cono” (...)

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