Un locale che è un must

Il Miyabi in via San Francesco Il sushi così non l'avete mai provato

Il Miyabi in via San Francesco Il sushi così non l'avete mai provato
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Se chiamate per prenotare con poco anticipo è probabile che vi rispondano che non c’è posto. Se proprio insistete, un tavolino magari ve lo trovano, ma scordatevi di ottenere il favore durante il fine settimana. Da quando i ristoranti che propongo cucina giapponese e preparazioni a base di pesce crudo sono diventati di moda, locali di questo genere sono spuntati come funghi, non sempre di qualità e non sempre autentici. Per fortuna ci sono ancora i cultori della materia, per i quali le cose fatte a regola d’arte hanno davvero valore. E meno male che i bergamaschi sanno apprezzarle (si veda alla voce di cui sopra: mai un tavolo vuoto).

Così, c’è questo posticino, a Bergamo, che propone ai suoi ospiti un pezzo autentico di Giappone. Un locale non troppo vistoso, anzi un po’ nascosto, sul lato destro di Via S. Francesco, appena dopo l’Irish Pub. Si chiama Miyabi, che significa qualcosa come la forza della leggerezza. Non ci sono insegne appese al muro, sulla strada, solo il nome del locale sul tappetino d’ingresso. Qui non si fa pubblicità, non si cerca di attirare i clienti a ogni costo. Ivan, che lo gestisce, ha fatto una scelta ben precisa: «Un’insegna racconta tutto e niente, può essere invitante per poi deludere. Noi abbiamo deciso, forse rischiando un po’, l’unica pubblicità efficace: il passaparola dei clienti soddisfatti».

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Appena varcata la soglia, più che in un ristorante si ha l’impressione di entrare in un’abitazione privata, in casa di un amico. Questa l’intenzione di chi ha progettato il locale: gli spazi sono confortevoli e intimi e la cucina, rigorosamente a gas, è a vista, sia per quanto riguarda la parte dove si finiscono i piatti, sia per quella dove si operano le primissime preparazioni. In fondo alla stanza, dietro il bancone, sono visibili i frigoriferi, proprio come in una cucina di casa. Lo chef non ha niente da nascondere.

Il successo e l’indiscussa bontà. La strategia (niente insegna, tutto molto accogliente, preparazione a vista) ha avuto successo, a giudicare dal fatto che i 40 posti disponibili sono sempre occupati, tutta la settimana, sia a pranzo sia a cena. Cinque cuochi alle preparazioni fredde e altri due a quelle calde, la squadra dello chef Noriko lavora senza sosta. Spesso si fanno due turni di clientela. E già qualche avventore comincia a venire apposta da fuori Bergamo e da fuori provincia, addirittura da Milano.

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Lo chef del ristorante Miyabi.

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A soli due anni dall’apertura, dunque, Miyabi è già diventato un’icona nella ristorazione bergamasca. Tanto per fare un esempio, è tra le prime posizioni sul popolare Tripadvisor. Del resto è, onestamente, proprio quello che mancava in città: la stessa considerazione l’hanno fatta Ivan, originario di Crema (dove già gestiva un ristorante sushi) e lo chef Noriko Ochiai (insieme alla moglie Hiko), quando hanno deciso di aprire il locale in terra orobica.

Ma, al di là delle osservazioni “di mercato”, perché tanto successo? Semplicemente perché è buono. Al Miyabi si mangia bene, lo dicono tutti. E soprattutto si assaggia qualcosa di autenticamente giapponese. Ben lontani dagli all-you-can-eat a prezzo fisso, perché in quel caso potete riempirvi lo stomaco, ma di cultura giapponese avete visto ben poco. Qui, invece, l’ispirazione segue le regole della cultura nipponica, con materie prime di provenienza italiana, ad eccezione di quei pochi ingredienti, le alghe per dirne uno, che devono proprio venire dal Giappone. Per tutto il resto, appunto, si usano i prodotti del territorio, persino la salsa di soia è preparata nel ristorante. E, per quanto riguarda il pesce, ogni giorno lo chef seleziona il pescato disponibile sul mercato (dicono anche sia particolarmente esigente).

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Si beve anche bene. Qui tutto deve essere buono perché l’esperienza che si vive sia totale. Oltre a qualche birra giapponese, per chi vuole essere rigoroso nell’accompagnamento, un’agile carta dei vini propone vini bianchi e bollicine. Qui lo stereotipo della combinazione, quasi obbligata, sushi-Sauvignon Blanc è già superato.

E per il fine pasto, il Miyabi ha qualche asso nella manica. Tra i distillati spicca un whisky giapponese considerato tra i migliori del mondo, lo Yoichi. Chi volesse un digestivo, invece, può gustare un bicchierino di ricercata Chartreuse.

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