Le scuole per Bergamo Scienza

La scuola primaria di Valbrembo e il suo "scrigno sotto i piedi"

La scuola primaria di Valbrembo e il suo "scrigno sotto i piedi"
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La scienza è stata messa a servizio proprio di tutti, per la XII edizione del Festival. Perfino dei piccolissimi. La Scuola paritaria San Giuseppe di Valbrembo, con il progetto Uno scrigno sotto i piedi ha guidato i bambini dai quattro agli otto anni nell’osservazione del suolo, alla scoperta di tutto ciò che lo vive e lo anima, come i vulcani, i fossili e i lombrichi.

Tutti i segreti del suolo. «L’anno scorso, per Bergamo Scienza, eravamo stati alla scuola Media di Trescore dove avevamo assistito ad un laboratorio sulla terra, sui terremoti e sulla granulometria del terreno. Eravamo stati così entusiasti che l’insegnate ci ha detto “Perché non provate anche voi a fare qualcosa? I bambini alle elementari sono molto reattivi”».  Così, Antonella Giovannangeli, docente della scuola primaria di Valbrembo, ha spiegato la sua scelta di mettere in azione la sua classe di quarta elementare nella progettazione del laboratorio Uno scrigno sotto i piedi.

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Il risultato di un anno di lavoro è stato una sorta di attività interdisciplinare, dove scienze, arte e storia si sono trovate a collaborare a stretto contatto, nell’approfondimento di un unico, vasto tema: il suolo. Presentato come uno scrigno contenente entusiasmanti segreti, il terreno è stato osservato in tutti i suoi aspetti, dai fenomeni che lo riguardano, ai piccoli abitanti che lo popolano. Così, direttamente sul campo, le giovani guide hanno passato ore in giardino, alla ricerca dei lombrichi; hanno poi studiato e riprodotto la struttura di un vulcano, ricreando attraverso una reazione di aceto, di bicarbonato e di colorante alimentare, un’eruzione vulcanica; e hanno poi analizzato le differenze che ci sono tra rocce magmatiche, arenarie e sedimentarie.

Un posto di eccellenza, nel corso del laboratorio, è stato riservato ai fossili: all’interno di alcune sensitive tabs, scatolette di plastica contenenti sabbia e roccia, gli allievi-guida hanno nascosto i fossili che loro stessi avevano creato con il gesso. Ai piccoli ospiti, invece, il compito ritrovarli, scavando con le proprie mani all’interno delle sensitive tabs, lasciandosi guidare dalle sensazioni e dall’intuito di paleontologi. Oltre alla ricerca, però, il laboratorio ha previsto un momento artistico, dedicato alla costruzione stessa dei fossili: con del didò preistorico composto di sale, farina, acqua e fondo di caffè i visitatori hanno potuto divertirsi a ricreare, secondo le preferenze, l’impronta di una conchiglia o la zampa di un dinosauro.

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I piccoli ospiti della BBS.

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I piccoli ospiti della BBS.

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I piccoli ospiti della BBS.

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I piccoli ospiti della BBS.

La sfida inaspettata. La squadra di Valbrembo ha concluso la sua prima esperienza di Bergamo Scienza con tanta soddisfazione, e qualche sorpresa inattesa. Nonostante l’apertura del laboratorio fosse infatti prevista per i bambini dai quattro agli otto anni, la scuola ha ricevuto la visita di dodici disabili adulti. «Tenendo conto dell’inclusività, noi avevamo pensato all’accessibilità, quindi avevamo organizzato tutte le attività al piano terra. Ma la visita dei disabili si è rivelata essere un vero e proprio dono, è stata un’esperienza unica», ha raccontato Giovannangeli, «Penso che sia un aspetto che dovrebbe essere preso maggiormente in considerazione in Bergamo Scienza. È bello vedere come per loro tante sensazioni siano assolutamente emozionanti. Per esempio, una signora ipovedente ha mostrato un sacco di entusiasmo nel tastare il didò, la sabbia. I bambini sono rimasti così colpiti, che non vedono l’ora di ripetere l’incontro».

Coinvolgere i piccoli studenti in Bergamo Scienza, per la scuola, è stata la conferma di un’intuizione: «Fare attività entusiasmanti in classe, e non la solita lezione frontale, apparentemente è una dispersione di tempo e di energie. Ma in realtà, si rivela un investimento paga in termini di competenze», ha concluso la docente. «Ho visto bambini solitamente taciturni e che, se interrogati in classe, dicono il minimo indispensabile, sciogliersi tantissimo durante la spiegazione dei laboratori».

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