dal racconto di maria grazia donadoni

Storie e leggende delle nostre valli Il fantasma su al «Forcellino»

Storie e leggende delle nostre valli Il fantasma su al «Forcellino»
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Le storie e leggende bergamasche ci hanno portato dalle pianure fino alle vette bergamasche, spaziando dai racconti popolari ai pezzi di storia dimenticati, custoditi solo nei ricordi di chi li ha vissuti. E che ancora può raccontarli. La leggenda di oggi ci porta a cavallo tra le valli bergamasche, alle pendici del monte Suchello, nella bella e assolata Val del Grù, confine tra Val Brembana e Seriana.

 

 

Il Fantasma del Roccolo. Il racconto nasce nel lontano 1850, nella zona conosciuta come «il Forcellino», nel Comune di Gazzaniga. In questo luogo, famoso per la cacciagione e per i volatili che affollavano le sue colline, si trovava una vecchia casa di proprietà della famiglia Piccinelli. Il casale giaceva, ormai già da anni, in stato di abbandono, e spesso era rifugio di animali selvatici e uccelli del luogo. Il fato voleva che proprio in quegli anni la vita presso il Forcellino venisse «movimentata» dai fratelli Antonio e Filippo Donadoni, i quali, appassionati di caccia, acquistarono il Roccolo poco distante e un’ampia porzione del terreno circostante. Negli anni successivi costruirono una grande casa, ribattezzata dalla gente del luogo come «Ol Palass» e, ancor oggi, in buono stato di conservazione. I fratelli Donadoni invitavano spesso amici e parenti, con cui condividevano la passione per la caccia e l’amore per la montagna, organizzando feste e banchetti nella panoramica struttura.

 

 

Campanelli e fantasmi. Una mattina nell’autunno del 1857 un vecchio cacciatore del luogo si trovava presso il Roccolo per i consueti preparativi. Mentre sistemava le reti e i richiami sentiva, a breve distanza da lui, uno strano campanello. Guardandosi attorno e non vedendo nulla riprendeva il suo lavoro ma, dopo pochi minuti, lo strano rumore tornava a ripetersi. Il fenomeno continuò e il vecchio cacciatore, impaurito, inizio a raccontare alla gente del luogo dello strano scampanellio. Gli amici, all’inizio scettici, dovettero presto ricredersi. Presso il Roccolo, ma sopratutto in prossimità della vecchia casa dei Piccinelli, i passanti iniziarono a udire strani «campanelli magici». Bastava una breve pausa nella zona per suscitare sorpresa e, perché no, anche paura. I fratelli Donadoni, proprietari dei terreni circostanti, si dicevano sorpresi di quanto stesse accadendo. E, anche se nessuno lo diceva ad alta voce, i ruderi della vecchia casa dei Piccinelli venivano accuratamente evitati… I giorni passavano, e il campanellino continuava a far sentire la sua voce. Come se non bastasse, dal vecchio casale si iniziavano a sentire strani rumori. Tonfi sordi, ante che sbattevano, grondaie che cadevano, strani fuochi durante la notte. E così via dicendo, rumori e campanelli continuarono. Ormai non vi erano più dubbi: in casa Piccinelli c’era un fantasma. Visto il patriottismo dei precedenti proprietari si pensava che l’anima di qualche garibaldino vagasse, sola e disperata, tra le campagne del Forcellino.

 

 

Il mistero svelato. Il trillo magico continuò la sua opera, secondo alcuni per mesi, secondi altri addirittura per anni. Pochi ricordano la leggenda, ma ancor meno conoscono la verità. Gli artefici hanno sempre mantenuto il segreto, limitandosi a qualche confidenza solo con gli amici stretti. «Duecento anni fa furono proprio i miei bisnonni a ritirare l’antico Roccolo in prossimità del Forcellino», racconta Maria Grazia Donadoni. «Naturalmente non salivano solo per la caccia o la contemplazione. Spesso invitavano amici e parenti per stare in allegria. Durante questi soggiorni, chi restava a “Palass” per qualche giorno sapeva di andare incontro a divertenti… sorprese! Capitava di andare a dormire e trovare un passerotto sotto le lenzuola, o di essere svegliati in piena notte da urla e gemiti, o ancora di trovare il vischio sulla sedia. Qualcuno di questa allegra combriccola pensò di attaccare un piccolo campanello a un povero gufo. Quest’ultimo, messo in libertà, si aggirava nella zona compresa tra casa Piccinelli e il Roccolo, diffondendo il suono del campanello e suscitando sorpresa e preoccupazione tra i cacciatori che frequentavano la zona. I miei avi, dal canto loro, non si aspettavano che un semplice scherzo potesse riscuotere un così notevole successo, e si guardavano bene dal chiarire il mistero. La fantasia poi ha fatto il resto. I rumori provenienti dalla vecchia casa, ormai in stato di abbandono, altro non erano che il lavoro del tempo. Vento e intemperie finirono con scardinare le porte, e le correnti d’aria fecero il resto, provocando tonfi, crolli e mandando i vetri in frantumi. - Continua Maria Grazia. - Nata la leggenda i rumori sembravano fatti apposta per confermarla!».

 

 

Conclusioni. La leggenda si è persa nel tempo, e il povero fantasma ha lasciato le montagne di Aviatico ormai da tempo. Oggi resta l’antico Roccolo e il bellissimo Forcellino Donadoni, da 200 anni casa di famiglia. Chissà. Magari, come ogni leggenda, aspetta solo di essere riportata alla luce con un racconto. Che sia l’occasione buona?

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