Il successo del Salone del Mobile Un mercato che a Bergamo resiste
Apre le porte la dodicesima edizione del Salone del Mobile di Bergamo, che si struttura quest'anno sui due fine settimana del 15-17 e del 21-23 novembre, segnando importanti riconferme e qualche novità positiva.
Partiamo dal presupposto che il Salone del Mobile di Bergamo è, insieme a Torino, uno dei principali appuntamenti del settore in nord Italia. Poiché si potrebbe obiettare che il più grande e importante è quello di Milano, occorre fare una precisazione: i Saloni, ad esempio la fiera internazionale del mobile che ogni anno si svolge nel capoluogo lombardo, nonostante attirino un altissimo numero di curiosi, sono in realtà un appuntamento dedicato agli addetti del settore. Gli espositori sono aziende che si propongono in particolare ai commercianti, attivando scambi a livello di impresa – impresa (il famoso b2b). Il Salone che sta per aprire a Bergamo, invece, è fatto dai commercianti per il pubblico e, in quest'ambito, è un appuntamento che si sta dimostrando sempre più importante e peculiare.
Numeri dell'edizione 2014. La prima grande riconferma arriva dalla quantità di espositori, 75 per 121 marchi presenti; numeri che confermano quelli dell’anno scorso. Ciò che cambia è la provenienza, dato che il bacino si è molto allargato, coinvolgendo 14 provincie e 6 regioni diverse. In particolare si parla di Lombardia, Veneto, Puglia, Piemonte, Friuli ed Emilia, un elenco che ben sottolinea l'ascesa di interesse che questo appuntamento ha saputo conquistarsi nel panorama nazionale. Si tratta in particolare di mobilifici, anche se in alcuni casi, e in particolare per il settore cucine, sono presenti direttamente i grandi marchi come Veneta Cucine o Scavolini.
Eventi e formazione. Ci saranno anche 20 appuntamenti gratuiti per spiegare come usare gli incentivi fiscali per la ristrutturazione e per dare utili consigli di riammodernamento degli spazi. Il salone si propone in questo senso di essere anche occasione di supporto per i numerosi visitatori in cerca di un consiglio pratico e una spiegazione esaustiva. Show cooking, Style&Design, Eco Green, sono alcune delle macroaree trattate dagli appuntamenti che si rivolgono ad un pubblico da sempre molto eterogeneo.
Il mercato bergamasco del mobile tiene. Nella bergamasca il settore tiene, soprattutto se si paragona la situazione con quella delle provincie bresciana e brianzola. Questo non è un dato scontato, visto che la crisi immobiliare ha colpito, a caduta, anche tutto il comparto arredo.
I motivi sono da ricercare in vari ambiti. Primo: il mercato ha saputo ben gestire i bonus fiscali messi in campo dal governo e, anche grazie ad una comunicazione efficiente rivolta al pubblico, le persone hanno imparato a conoscerli e usarli. In questo senso, vanno bene cucine e bagni, mentre restano in sofferenza i complementi d'arredo legati al soggiorno. Il mercato tiene anche grazie al positivo ricambio generazionale che ha garantito, in quasi tutte le realtà della provincia, l'ingresso di seconde generazioni preparate, motivate e capaci di apportare rinnovamenti. Va ammesso anche un dato importante: quasi tutti i produttori di mobili del territorio hanno una forte tradizione alle spalle. Si tratta di realtà commerciali attivate anni fa e, in molti casi, chi ci lavora è la famiglia direttamente proprietaria degli stabili. Ciò garantisce un abbattimento dei costi e la possibilità di mantenere servizi di assistenza post vendita e qualità del prodotto anche con prezzi più competitivi.
Quali sono i problemi del mercato? Dauna parte la tassazione che colpisce, a dire il vero, tutti i settori. Dall'altro la concorrenza della grande distribuzione e la pubblicità allusiva che attira i clienti con stratagemmi non sempre corretti. Alludere a concetti di artigianalità, per esempio fa supporre che la produzione pubblicizzata sia effettivamente realizzata con determinati criteri e non fortemente industrializzata e esternalizzata. Queste grandi e imponenti campagne marketing sono difficili da contrastare e costringono i piccoli negozi a dover investire per comunicare che qualità non significa “caro” ancor prima di proporre i propri prodotti.