Sulle tracce dei Mille a Bergamo
La Porta di San Lorenzo è ormai comunemente detta “Garibaldi” per il passaggio dell’eroe dei due mondi avvenuto l’8 giugno 1859: fu lui a invitare i giovani bergamaschi a riconoscersi come volontari in vista della spedizione in Sicilia. Quasi 180 partirono da Bergamo per Marsala nella notte fra il 5 e il 6 maggio 1860, con indosso le Camicie Rosse dei garibaldini, tinte a Gandino presso la Tintoria degli Scarlatti di Prat Serval. Poiché Bergamo diede il numero maggiore di volontari all’impresa, fu fregiata del titolo di Città dei Mille, proprio per il compimento dell’unità nazionale e per i meriti conseguiti dai corpi di volontari durante la Seconda Guerra di Indipendenza.
Ma Garibaldi giunse a tale esito anche grazie ai rapporti stretti con altri bergamaschi, tenacemente impegnati nella lotta per l’indipendenza del Paese: quindi dobbiamo la nostra Unità, che ha compito 150 anni nel 2011, festeggiati con una miriade di manifestazioni ed eventi ad hoc, a tante valorose persone comuni, ma anche a Gabriele Camozzi, Francesco Cucchi, Francesco Nullo, che la storiografia ricorda a più riprese. La nostra città li omaggia con targhe e monumenti, mentre, se si vogliono ripercorrere le loro gesta, basta attendere la riapertura del Museo storico di Bergamo - Sezione Ottocento, allestito in Rocca. Il museo, dedicato al compianto direttore Mauro Gelfi, ha ereditato il patrimonio storico e artistico del Civico Museo del Risorgimento e della Resistenza.
Giuseppe Garibaldi
(Nizza, 1807 - Isola di Caprera, 1882)
Generale, combattente e patriota, fu in prima linea durante la Prima Guerra di Indipendenza e poi ancora nella difesa della Repubblica Romana nel 1849. Dieci anni dopo fu nominato generale sardo e gli fu affidata l’organizzazione della divisione dei Cacciatori delle Alpi, il corpo che combatté valorosamente nella Seconda Guerra di Indipendenza. Dopo altre campagne armate, tra cui la Terza Guerra di Indipendenza nel 1866, si ritirò dalla vita militare per dedicarsi all’attività politica. Fu eletto deputato del Regno nel 1874 e fu uno dei fondatori della Lega della Democrazia.
Monumento, Rotonda dei Mille
Il suo monumento venne commissionato dalla città di Bergamo ai fratelli Alberto e Cesare Maironi da Ponte e posizionato in Piazza Vecchia al posto della Fontana Contarini. Il cambio di arredo della piazza, cuore del nostro millenario centro storico, scatenò una miriade di polemiche, così che nel 1922 lo si rimosse per collocarlo in Bergamo Bassa: dalla rotonda su cui si erge da si diramano cinque vie dedicate a personaggi del Risorgimento che sono Giuseppe Garibaldi, Daniele Piccinini, Francesco Cucchi, Vittore Tasca, Francesco Crispi.
Porta Garibaldi, già Porta San Lorenzo
La dedicazione a Garibaldi risale al 1907, in omaggio all’ingresso del nizzardo avvenuto l’8 giugno 1859 in compagnia dei Cacciatori delle Alpi. La lapide posta nel 1907 ricorda questo avvenimento: «Sole e libertà arrisero il mattino dell’VIII giugno MDCCCLIX quando Giuseppe Garibaldi fugati col nome gli Austriaci entrò per questa porta restituendo il popolo bergamasco a se stesso e all’Italia. Auspice la Società dei Veterani e Reduci bergamaschi».
Gabriele Camozzi
(Bergamo, 1823 - Dalmine, 1869)
Partecipò alla liberazione di Bergamo nel 1859, durante la Seconda Guerra di Indipendenza, arruolandosi nei Cacciatori delle Alpi in appoggio all’esercito sabaudo.
Targa commemorativa, Cortile della Rocca
È posizionata nel Cortile della Rocca, all’ingresso del Museo storico sezione Ottocento, e recita: «A Gabriele Camozzi cospiratore milite e proscritto nel MDCCCXLIX al grido della crollante Brescia fu solo a rispondere con un pugno di bergamaschi memoranda fede e ardimento memorando primo esempio alla convulsa Italia di magnanimo ossequio al dovere della solidarietà nazionale».
Francesco Cucchi
(Bergamo, 1834 - Roma, 1913)
Arruolatosi volontario nel corpo dei Cacciatori delle Alpi, nel 1859 partecipò alla spedizione dei Mille a Palermo, rimanendovi ferito. Nel 1864 Garibaldi lo mandò in Veneto e nella penisola Balcanica in segreto, perché mettesse le basi per un’insurrezione contro l’Austria. Dopo l’unificazione d’Italia fu impegnato politicamente e venne eletto deputato del Parlamento, rimanendovi attivo per ben 27 anni.
Monumento, Piazza Matteotti
Il busto in onore di Francesco Cucchi, realizzato dallo scultore milanese Attilio Prandoni, fu inaugurato il 30 maggio del 1920 e collocato di fronte all’opera in onore di Francesco Nullo: è composto da un basamento in pietra verde su cui si erge la scultura scolpita su un blocco di marmo bianco.
Francesco Nullo
(Bergamo, 1826 - Krzykawka-Polonia, 1863)
Si unì nel 1859 a Garibaldi nelle file dei Cacciatori delle Alpi, in qualità di tenente colonnello insieme a numerosi altri bergamaschi, tra cui Gabriele Camozzi e Francesco Cucchi, per combattere contro gli austriaci, ma l’impresa che lo rese celebre fu la Spedizione dei Mille. Si occupò personalmente dell’arruolamento dei volontari bergamaschi e a tal proposito sul Libro d’Onore scrisse: «Io sono superbo di appartenere alla valorosa schiera dei figli di Bergamo che fregiano i fogli di questo libro d’onore». Inoltre fu il primo a issare la bandiera tricolore in Palermo e venne nominato Colonnello sul campo, dopo la Vittoria del Volturno dell’1 ottobre 1860. Celebre il suo grido ai garibaldini bergamaschi vittoriosi con gli altri Mille nella battaglia di Calatafimi: «Ché i Bergamasche, toc interne a me!». Francesco Nullo, in nome della storica collaborazione tra Italia e Polonia, morì eroicamente in terra polacca, dopo essere accorso in aiuto dei patrioti che combattevano per conquistare l’indipendenza dall’Impero Zarista Russo.
Monumento, Piazza Matteotti
Opera di Ernesto Bazzaro del 1907, eretta per ricordare e onorare il valoroso patriota, fedelissimo di Garibaldi.
Targa commemorativa, via XX settembre
La lapide commemorativa fu posata nel 1895 dalla società Veterani e Reduci sulla casa in cui Nullo abitava. Vi si legge: «In questa casa abitava Francesco Nullo uno dei Mille morto a Krzykawka il 5-5-1863 combattendo per l’indipendenza della Polonia».