L'anniversario

Un pezzo di Alto Adige fra le Orobie: festeggiati a Gandino i 70 anni della chiesina di Valpiana

Consacrata nell'agosto 1954, fu realizzata dai volontari su progetto di Carlo Montecamozzo, professionista specializzato in sale teatrali ad Ancona e Roma. Un opuscolo per ricordarne la storia.

Un pezzo di Alto Adige fra le Orobie: festeggiati a Gandino i 70 anni della chiesina di Valpiana
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Una particolare “contaminazione” architettonica, dettata da casuale coincidenza e, soprattutto, dal sinergico entusiasmo di una intera comunità. È stato ricordato domenica 18 agosto a Gandino il Settantesimo anniversario della consacrazione della chiesa di Santa Maria degli Angeli in località Valpiana, per tutti “la Chiesina”. In occasione della riuscita serata conviviale di sabato, presente il parroco don Ferruccio Garghentini, è stata presentata una piccola mostra con foto storiche, raccolte in un opuscolo curato da Giambattista Gherardi e Tipografia Radici Due. Domenica il vicario don Manuel Valentini ha presieduto la messa, mentre causa maltempo è stata annullata la processione.

La Chiesina ormai conclusa nel 1954

L’idea di edificare una chiesa fra i monti si concretizzò sin dal 1950. “L’afflusso di nostra gente e di altri ancora sui nostri monti nei mesi d’estate – si legge su la Val Gandino 7/1950 - ha fatto sentire il bisogno di una chiesetta alpestre in Valpiana, che dia la possibilità di sentire la S.Messa nei giorni festivi ai mandriani delle alture circonvicine. Tale chiesa verrà dedicata a S.Maria Assunta a ricordo del Dogma. (…)”. Parole del prevosto mons. Giovanni Maconi, principale artefice della nuova costruzione.

Il mensile “La Val Gandino” ricorda in quella stessa edizione i lavori di restauro compiuti presso la chiesa di San Rocco oppure la devozione per la cappellina del Carmine sulla via del Campo d’Avene. Nell’estate del 1950 si svolse sul pizzo Corno una celebrazione per i 50 anni del collocamento della Croce; il prevosto sostò al ritorno presso una cascina di Valpiana dove incontrò alcuni malghesi e villeggianti (si stimava una presenza sui monti circostanti di circa 400-500 persone durante l’estate) e lanciò la proposta, tesa a favorire la partecipazione alla S. Messa domenicale. L’idea, nell’immediato e negli anni a seguire, fu raccolta con grande entusiasmo e commovente generosità. Il signor Luigi Torri (Mas-cio) fu oblatore del terreno, individuato “su un colle laterale alla mulattiera e prospiciente l’inizio della ridente conca”.

Fu lo stesso mons. Maconi a tracciare le fondamenta in una giornata fredda e piovosa, e ad avviare i lavori su progetto del prof. Carlo Montecamozzo di Milano, che in quegli anni operava a Gandino per le innovazioni presso il Cineteatro Loverini dell’Oratorio. Non si trattava di un professionista qualsiasi, ma di un architetto protagonista della ricostruzione del Teatro Delle Duse ad Ancona e attivo anche nella realizzazione a Roma dell’Auditorium della Conciliazione. Fu autore di brevetti specifici per scene in serie ad uso multiplo. Lavorò all’Auditorium di Jerago con Bornago (Varese) che chiaramente richiama l’antico Loverini di Gandino e, in Bergamasca, all’Auditorium San Zeno di Osio Sopra. Montecamozzo sviluppò un progetto per la chiesa di Valpiana chiaramente improntato alle architetture della Val Gardena.

L'allestimento per il 70esimo

Il 5 agosto 1951, festa della Madonna della Neve, fu posata la prima pietra, benedetta da mons. Maconi su apposita delega del Vescovo mons. Adriano Bernareggi. Il prevosto diede lettura della pergamena che fu successivamente murata a ricordo dell’avvenimento. Dopo la benedizione impresse nella pietra, con l’ausilio di un martello, il Segno della Croce. I lavori si avviarono febbrili, tanto che si riteneva possibile la posa del tetto entro l’autunno dello stesso anno. Il cantiere era sempre attivo e in particolare nei fine settimana, quando salivano da Gandino squadre di volontari. In prima fila va ricordato l’impegno del Gruppo Alpini, che organizzava “gite” (così venivano chiamate) di lavoro in Valpiana, che si concludevano in allegria nelle vicinanze oppure presso la baita dell’alpino Antonio Ongaro. Al compimento dell’opera questo fu il commento del cronista: “La graziosa e linda Chiesetta in stile gotico-romanico, di metri 7 per 12, servita da quattro stanze, servizi, portichetto, acqua potabile, coperta da ardesie della Carona (offerte da persone che desiderano l’incognito), dotata di snello campanile alto m.20, che pare gareggi con le prospicienti cime, ricorda le belle Chiese di Val Gardena.”

Il 22 agosto 1954 mons. Giuseppe Maggi (vescovo missionario originario di Brembo di Dalmine e già prigioniero in Cina) consacrò l’altare in una giornata piovosa, avviata al mattino con il ritrovo di fedeli e autorità presso la Basilica e la salita a piedi con corteo aperto dal Corpo Musicale di Leffe.

Compiuto lo sforzo energico di completamento della struttura muraria, si moltiplicarono gli slanci generosi per dotare la nuova chiesa di arredi e opere accessorie. Il signor Andrea Bertocchi dava vita alla torre col dono di tre campane e offriva l’altare in marmo di Carrara arabescato. La pavimentazione fu offerta dal signor Pietro Presti mentre la signora Gaetana Zani residente a Bergamo offrì il prezioso calice d’argento opera di Attilio Nani. La croce in acciaio inossidabile posta sul campanile fu donata dagli operai gandinesi della SALGA. Nel giugno del 1952 il pittore gandinese Vincenzo Ghirardelli portava a termine la pala dell’altare, con tela e telaio donati dalle sorelle Astori: un quadro di m.1,50 per 2,50 rappresentante la Madonna degli Angeli librata sull’amena Valpiana. Il quadro ritornò a Gandino negli anni ’90 per un breve restauro e per l’esposizione antologica dedicata all’artista. Da ricordare anche i piccoli ex-voto presente nella chiesina. Uno di questi, un piccolo dipinto a olio, è pure opera del pittore Ghirardelli, che riprodusse nel 1957 (su richiesta dell’alpino Felice Rudelli) il primitivo ex-voto realizzato esattamente un secolo prima da Luigi Caccia. Quest’ultimo, padre di sette figli, era scampato ad una caduta lungo il sentiero che scende da Valpiana alla località Clusven, ove rientrava carico di fieno magro, nel periodo invernale. Il dipinto originale era ormai disperso, consumato dal tempo, ma l’impegno di Rudelli, negli anni immediatamente successivi alla costruzione della nuova chiesetta di Valpiana, consente ancor’oggi di apprezzare questo piccolo segno di devozione.

Negli anni successivi all’inaugurazione del 1954 sono state costanti le migliorie apportate alla Chiesa e alle sue parti accessorie. Già nel 1957 fu realizzata la definitiva sistemazione del piazzale e della facciata, con l’affresco opera di Remigio Colombi. Nello stesso anno mons. Francesco Ghilardi benedì la lapide, posta sulla parete esterna laterale, a ricordo di mons Maconi (scomparso l’anno prima), il cui testo fu dettato dal prof. Angelo Zilioli. Nel 1973 una data storica e “rivoluzionaria”: alle 12.10 del 15 febbraio (al suono delle campane) il mezzo cingolato “apripista” portò la strada carrabile ai piedi della Chiesina. Da allora aumentò la frequenza soprattutto nei mesi estivi e nel luglio del 1974 si celebrò anche un matrimonio. Nel 1975, il 17 agosto, la S.Messa (celebrata da mons. Recanati) si svolse per la prima volta all’aperto.

Nel 1979 furono collocate le nuove vetrate istoriate, nel 1981 e nel 1984 si registrano importanti interventi per il tetto, nel 1985 la tinteggiatura esterna e nel 1987 la nuova tettoia del piazzale. Nel 2001 il Gruppo Alpini porta a termine il livellamento del piazzale e ricolloca gli originali sedili in pietra. Il 26 giugno 2010, al termine di una processione partita da Boda Bassa, furono benedetti l’altare e l’ambone dorati, realizzati dal Gruppo Liturgico di San Damiano d’Asti. A presiedere la concelebrazione fu il Vescovo mons. Angelo Gelmi, affiancato dal parroco mons. Emilio Zanoli e da don Luigi Torri. Nel 2023 sono stati realizzati importati lavori di risanamento delle facciate esterne, coordinati da Gianluigi Salvi e Tino Nani. Al competente impegno della ditta Restauri Bergamo di Ivano Cattaneo, con sede a Negrone di Scanzorosciate, si è aggiunta l’infinita disponibilità dell’impresa edile Clemente Savoldelli, che ha provveduto all’allestimento dell’impalcatura e ad altre opere accessorie. I lavori dovevano svolgersi nel 2022, ma una frana bloccò la strada per alcune settimane.

Da sinistra: don Christian Mismettu, don Ferruccio Garghentini e gli alpini Tino Nani e Gianni Rudelli

A “custodire” la Chiesetta nei primi anni dopo la costruzione furono la signora Rita Servalli e il signor Felice Rudelli. Successivamente la figura di riferimento divenne Maria Caccia (Mariola), affiancata per tanti anni dal marito Andrea Castelli. Dopo di lei a raccogliere il testimone sono stati Renzino Rottigni e, tuttora, Gianluigi Salvi. La festa annuale è stata accompagnata anche quest'anno, al sabato sera, da botti fragorosi e grandi falò. Una tradizione che risale probabilmente ai festeggiamenti per la posa della prima pietra del 1951, sottolineati appunto da “fragorosi mortaretti".

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