A Valbrembo, nel regno degli alianti Imparare la gioia di volare nel blu

A Valbrembo, nel regno degli alianti Imparare la gioia di volare nel blu
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Corrono sulla pista attaccati a una fune, uniti a un piccolo aeroplano che li porta in alto e poi li sgancia, li lascia liberi di solcare l’aria, di salire fino alle montagne e navigare fino alla Valtellina, al Trentino, addirittura al Friuli. Valbrembo è il regno degli alianti, l’aeroporto del volo a vela dal 1972, quando il primo nucleo di appassionati diede vita all’Aeroclub volovelistico alpino. Primo presidente fu Aldo Capoferri. Oggi il club dispone di diciotto alianti e sei aeroplani usati per il traino. Iscriversi al club e potere usare gli alianti (ma anche approfittare della piscina, del bar, dei campi da tennis...) costa dai mille ai duemila e ottocento euro all’anno. Gianfranco Ceci, avvocato e consigliere comunale di Bergamo (vicesindaco con la giunta Tentorio), fa parte del consiglio direttivo dell’Ava.

In quanti siete iscritti?
«Siamo più di cento, con diverse modalità di iscrizione. I soci più assidui possono arrivare a volare cento, anche centocinquanta ore in un anno. La durata di un volo può essere molto variabile, da un minimo di venti minuti a un massimo di otto, nove ore, nelle giornate più lunghe e più belle dell’estate».

Non si vola di notte?
«No, il volo è a vista, si vola soltanto con la luce. E non si vola in situazioni pericolose, con il cielo nuvoloso, con il rischio di temporali... Responsabili del volo sono il pilota, che è il comandante del velivolo, e il direttore di campo. La stagione migliore per il volo va da marzo a ottobre, perché le giornate sono più belle e più lunghe, ma anche perché si creano le correnti d’aria più adatte al volo».

 

 

Gli alianti decollano agganciati a piccoli aerei a motore che li trascinano in alto... fino a che punto?
«Fino a settecento metri sopra il campo di volo, nel nostro caso, quindi, lo sgancio si verifica sui 950 metri di quota».

E poi che cosa succede?
«Succede che il pilota conduce l’aliante individuando le correnti d’aria, il vento... in qualche modo questa esperienza mi ricorda quella della vela sul mare. La prospettiva è differente, ma il fascino è simile».

Fino a dove si può arrivare?
«Questo dipende molto dalla capacità del pilota e dalle condizioni della giornata. Un buon pilota può percorrere cinquanta, cento chilometri, ma ci sono anche quelli che riescono a spingersi a trecento, quattrocento chilometri. Qualcuno parte da Valbrembo e arriva fino al Friuli...».

Quali sono gli itinerari classici da Valbrembo?
«Il volo turistico si ferma sulle Prealpi, dura una ventina di minuti, si sorvola la Roncola, l’Ubione, si passa al Canto Alto, alla Maresana. Poi si può aprire l’orizzonte e andare oltre».

Al Volo Club di Valbrembo fanno riferimento piloti molto bravi.
«Sì, per esempio Angelo Gritti ha vinto diversi titoli italiani. Alberto Sironi ha stabilito alcuni record; una volta, nel 2011, ha volato per oltre undici ore da Bergamo fino alla Slovenia e ritorno, ha percorso oltre mille e 290 chilometri».

 

 

Fino a che quota si può arrivare?
«Si possono superare i tremila metri, arrivare anche a cinquemila, seimila metri. Al di sopra di quota tremila e cinquecento è obbligatorio avere con sé l’ossigeno».

Ma non è rischioso volare con l’aliante?
«Non particolarmente. Certo bisogna prestare molta attenzione, essere prudenti. Io mi sono preoccupato davvero una volta soltanto, era una bella giornata, ero decollato da non molto e ho deciso di girare dietro al monte Ubione... mi è capitato un vuoto d’aria, in quaranta secondi ho perso cinquecento metri di quota. Ecco, in quel caso un po’ di paura l’ho provata. Ma l’errore era stato mio: dovevo capire che, date le condizioni della giornata, avrei potuto trovare una situazione difficile in quel punto».

Qual è il momento più bello?
«Dipende. Quando stai facendo il corso per il brevetto, il momento più bello è quando per la prima volta devi volare da solo. Allora provi trepidazione, preoccupazione, ma anche una grande gioia perché ti confronti da solo con il cielo. E poi sempre, quando voli, il senso dell’azzurro, del silenzio perché senti soltanto le ali che tagliano il vento. E i panorami che ti tolgono il fiato, tanto sono belli. Penso alla corona delle Alpi, alle cime innevate, alle valli, ai laghi... È come quando scali una montagna, ma qui sei staccato dalla terra, e galleggi nell’aria».

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