Ronzoni torna a Hell's Kitchen (e intanto si dà al veg creativo)

«Oggi, come piatto speciale, oltre al nostro menù con le portate classiche, abbiamo Tagliolini alle ortiche con verdure croccanti in crema di curry e Straccetti di muscolo di grano alla mediterranea con olive, capperi, pomodoro e basilico, etrambi assolutamente veg!», spiega Mirko Ronzoni, 26enne bergamasco di Dalmine. L’avevamo lasciato esultante su Sky Uno a luglio 2015, vincitore di Hell’s Kitchen Italia, con un menù che comprendeva Capesante con castagne glassate e vitello con i ricci di mare, Riso alla barbabietola e spaghetti con branzino e caffè, Scenario d’astice con panelle e anatra croccante con consommé di cicale di mare, Burro di arachidi con cioccolato e mango. E lo sapevamo pronto a partire per l’avventura da Executive Chef nel ristorante di Hell’s Kitchen del Forte Village in Sardegna. Notizie fresche di stampa lo danno ora ri-arruolato nelle cucine di Sky (dal 4 ottobre, martedì ore 21.15, per otto puntate) come chef-assistent di una delle due squadre (quella blu, maschile) che si contenderanno la vittoria. L'ha voluto con sé nientemeno che il padrone di casa, Carlo Cracco: «Il Mirko è uno che buca il video». Ma di che sta parlando allora Ronzoni?
GoodFood Veg, una nuova sfida. Ebbene, dopo l’esperienza sarda estiva e dopo aver girato le nuove puntate per Sky ad autunno-inverno 2015, Mirko è tornato a casa per dare vita a un progetto creativo, innovativo ed estremamente dinamico, gli stessi aggettivi che descrivono alla perfezione il suo creatore. L’idea, già operativa da mesi e inaugurata con una grande festa alla Domus di Piazza Dante sabato scorso, si chiama GoodFood Veg ed è un’attività iniziata coraggiosamente lo scorso maggio e che da allora è in evoluzione, in una costante ricerca di nuovi orizzonti gastronomici e soprattutto di un approccio salutare al cibo, tendenza ormai al riparo dall’accusa di essere unicamente un trend modaiolo.
La filosofia. Ma andiamo con ordine: i pilastri sui quali si basa la filosofia di GoodFood Veg sono principalmente l’utilizzo di materia prima di qualità, salutare e, dove è possibile, con basso impatto ambientale (si legga: a chilometro zero) e un’interpretazione creativa dei piatti, che oscilla tra la cucina vegetariana e vegana ma sempre rigorosamente biologica. Una bella sfida, che richiede una grande dose di originalità da parte del nostro vincitore, anche se a quanto sembra Mirko ne ha una scorta quasi inesauribile. L’intenzione è quella di aprire la strada verso questo tipo di cucina cercando di mantenere un alto livello gastronomico.
Chef-à-porter, menu e prezzi. Tutto comincia con un laboratorio perfettamente attrezzato in via Giulio Cesare 29 (che, su prenotazione, nella pausa pranzo si trasforma in un vero e proprio bistrot), anche se l’anima del business, nonché l’idea originale, è quella di creare qualcosa di simile a quello che è stato definito uno chef à porter. Chi è particolarmente attento a quello che compra duramente la spesa, lo sa, il cibo di qualità costa un po’ di più, ma i prezzi qui sono assolutamente concorrenziali, considerando poi che ti bussano alla porta di casa, o di ufficio: si va dai 12 fino ai 17 euro, con tanto di contorni, dolci (veg!) e un estratto.
L’app per le prenotazioni. Mirko, insieme al suo braccio destro Marco Gandolfo, ha messo insieme un buon ricettario, sufficientemente variegato per non annoiare i suoi clienti e cui aggiunge ogni giorno qualche creazione speciale. Attraverso un’app, scaricabile qui per Apple e qui per Android, è possibile visualizzare le proposte disponibili e i piatti speciali, si assembla il lunch che si preferisce e con una semplice ordinazione da smartphone si riceve direttamente a casa o in ufficio un pranzo gustoso e salutare.








Le collaborazioni bio. L’idea funziona. Lo dimostrano i numeri e le interessanti collaborazioni che si stanno strutturando, oltre al take away, con bar e gastronomie, sempre più attente a un certo stile di vita e a una certa filosofia di alimentazione. Una delle più importanti è quella con Vicinia, bioshop in via XXIV maggio, dove si trova un punto gastronomico firmato GoodFood Veg e che funge da vera e propria dispensa per il laboratorio, garantendo costantemente prodotti e materie prime di qualità bio e assolutamente naturali.
E le bibite? Nel vostro pocket lunch le preparazioni veg si accompagnano poi a una selezione di bibite firmate Spumador e a qualche estratto salutare studiato ad hoc. Presto, promette lo chef, la proposta verrà ampliata con una selezione di vini toscani, un rosso, un bianco e un rosé IGT, che vantano un’etichetta totalmente vegana e quindi in linea con la filosofia di GoodFood. Per quanto riguarda le birre artigianali, invece, altro prodotto a cui Mirko, appassionatissimo di foodpairing, sta guardando con interesse, la sfida è quella di trovare un produttore che voglia sposare in pieno lo stile biologico e naturale, magari creando una birra su misura che possa entrare a pieno titolo sugli scaffali del bistrot.
Progetti per il futuro. Siamo all’inizio, ma i risultati già ci sono e le premesse per diventare un marchio riconosciuto esistono tutte. Intanto è arrivato il servizio di catering, appena nato ma già funzionante, e domani, forse, sarà la volta di una nuova idea originale, magari da proporre e replicare anche fuori da Bergamo.



















