Gigi Datome nuovo re del Pilo «Porto un po' d'amici, vi aspetto!»
Clamoroso al Cibali? No, incredibile a Bergamo, più precisamente nel celeberrimo parco Rosolino Pilo, vera “Mecca” dei cestisti bergamaschi: all’interno del torneo King of the Pilo, che si svolge il 30 giugno e l’1 luglio, è infatti prevista la presenza di Luigi “Gigi” Datome, volto arcinoto del basket italiano e capitano della nazionale, nonché fresco vincitore dell’Eurolega tra le file dei turchi del Fenerbahce. Le motivazioni che hanno spinto la “barba” più famosa del basket italiano a visitare la Città dei Mille, sono da ricercare nella provocazione social di Fabio Viscardi (attivo su Twitter col nickname @Whiskastz), classe ‘91 di Bonate Sotto e giocatore amatoriale di pallacanestro a Brembate Sopra, che lo scorso 9 aprile ha chiesto al campionissimo quanti retweet servissero per farlo giocare in una partitella della sua squadra del CSI. Datome ha risposto sparando alto, ma la quota fissata di diecimila retweet è stata presto raggiunta grazie a un notevole battage mediatico. Eppure l’ala classe ’87, cresciuta cestisticamente in Sardegna, non si limiterà a “pagare pegno”: l’iniziativa diverrà un apposito evento, il “Gigione Day”, con magliette dedicate e canotte da gioco del Fenerbahce che saranno messe all’asta per una causa benefica. Quale occasione migliore, quindi, per intervistare il protagonista del movimento cestistico italiano?
10k ?
— Gigi Datome (@GigiDatome) 9 aprile 2017
Datome, tu sei attivissimo sui social e proprio Twitter ti ha “ingabbiato” in questa scommessa diventata un evento, per di più con uno scopo solidale. Te lo aspettavi?
«Sicuramente ho sottovalutato la sfida e l'effetto mediatico che ha scaturito. Evidentemente in tanti ci tenevano a farmi giocare con una squadra CSI (ride, ndr). Il seguito mi ha fatto sicuramente piacere, tant'è che ho deciso di raccogliere dei fondi proprio durante l'evento a favore dell’AGPD, l’Associazione Genitori e Persone con Sindrome di Down: spero che tutti siano attivi anche nel contribuire e non solo nel retwittare».
Oltre diecimila retweet, roba da “tweetstar”. Ti senti un po’ un “influencer”?
«Diciamo che ho un bel seguito sui social, ma non so dopo quanti follower si diventi una “tweetstar”. “Influencer” è una parola un po’ abusata oggi. Più che altro spero di avere un'influenza positiva almeno sui più giovani».
Dove e quando hai mosso i primi passi nel mondo della pallacanestro?
«Ho cominciato da piccolissimo alla Santa Croce Basket Olbia, la società della mia famiglia, emulando mio fratello più grande Tullio».
C’è una figura di riferimento, non necessariamente un allenatore, che ti ha affiancato in modo decisivo?
«No, non credo ci sia stata una persona in particolare, ma da tante persone ho preso qualcosa che reputavo positivo e ho provato a farlo mio. Può esser stato un comportamento, un gesto tecnico o un motto. Si può prendere qualcosa di buono da tutti».
Sei stato Mvp della Serie A con la maglia della Virtus Roma, poi sei andato nella Nba e ora hai vinto l’Eurolega con il Fenerbahce. Ti pesa non essere riuscito a vincere qualcosa da protagonista in Italia e con la maglia azzurra, di cui sei capitano?
«Se dovessi pensare al palmares, uno scudetto e una supercoppa italiana con Siena ci sono. Ovviamente non li sento miei come i titoli in Turchia dove ho contribuito tanto, perché lì ero molto giovane. I titoli turchi di questi anni hanno un peso specifico diverso dai corrispondenti italiani, la Lega Turca ha messo tre squadre alla seconda fase di Eurolega, il livello di competizione è altissimo. Di non aver vinto con la Nazionale mi dispiace un sacco, ma spero di poter rimediare presto».
Come vedi da fuori, tu che l’hai vissuto in prima persona, il nostro basket?
«È un campionato competitivo, non scontato, ma purtroppo di livello più basso rispetto al passato. Dispiace che tanti americani lo usino solo per mettersi in mostra, ma al tempo stesso dà la possibilità a tanti italiani di stare in campo e ciò è buono per il movimento e per la sua crescita».
Grazie ai social, i tifosi hanno potuto conoscere il Datome lontano dal parquet: amante dei libri, della musica, attivo in tante iniziative sociali e ambientali. Ma a cosa davvero non puoi rinunciare, oltre alla palla a spicchi?
«Agli affetti, alla serenità, all'onestà intellettuale e alla curiosità».
E ai giovani vorresti trasmettere questi valori? Oggi lo sport italiano è tornato a puntare forte sui giovani. Ma c’è anche il rischio che tanti si montino la testa tra ingaggi a tanti zeri, gossip e procuratori sempre più protagonisti.
«Non credo che i tanti zeri o i gossip siano la causa del montarsi la testa. Un giocatore può esser libero di fare quello che vuole, basta che faccia il suo lavoro bene, con impegno, cercando di essere un esempio per tutti, squadra e tifosi. Soprattutto i più giovani. Penso che la differenza stia nelle persone che ognuno ha attorno, dalla famiglia agli amici. Con le giuste frequentazioni è impossibile che un giocatore, seppur giovane, si monti la testa».
Bergamo è una piazza piccola se paragonata ad altre, ma affamata di basket e che sogna una squadra nella massima serie. Tutti aspettano questo “Gigione Day”. Cosa ci dobbiamo attendere da questo King of the Pilo 2017?
«Sarà sicuramente una bella festa. Ringrazio gli organizzatori di King of the Pilo per il supporto. Mi auguro che ci potremo divertire e, come ho detto, che potremo anche aiutare tante persone che hanno bisogno di noi. Ci saranno ospiti a sorpresa, miei amici, e credo sarà uno spettacolo decisamente interessante. Faccio un appello agli appassionati: venite numerosi. Vi aspetto!».