Val la pena sopportare il freddo

Un incanto tra due montagne Cammino tra Araralta e Baciamorti

Un incanto tra due montagne Cammino tra Araralta e Baciamorti
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Se conosciamo le nostre montagne, conosciamo anche queste due vette, che "spuntano" sopra la Valtaleggio e sono spesso meta di escursionisti che, durante la stagione estiva, ne risalgono i crinali con un appagante giro ad anello. Due montagne curiose, l'Araralta e il Baciamorti, quest’ultima legata a un curioso toponimo che già conosciamo e che ancora una volta ci riporta indietro nella storia. Durante la stagione invernale il panorama cambia, trasformando la facile salita estiva in un’escursione di tutto rispetto, da affrontare con la giusta attrezzatura, idonea a queste rigide temperature. Il risultato, per chi non teme freddo e gelo, è il panorama che si staglia sulle Orobie bergamasche e lecchesi. Uno spettacolo che con la neve toglie il fiato e ripaga di ogni sforzo compiuto.

1 - Scorci alla partenza
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Scorci alla partenza

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4 - Tracce
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16 - Crinali tra Baciamorti e Araralta
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Crinali tra Baciamorti e Araralta

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18 - Vetta Baciamorti
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Vetta Baciamorti

La partenza. Il via per la nostra escursione è il paesino di Capo Foppa, frazione di Pizzino, in Val Taleggio. A seconda dell’innevamento, possiamo risalire la carrareccia che ci condurrà fino all’imbocco del sentiero CAI 153, dove è possibile trovare parcheggio lungo il ciglio della strada. Imbocchiamo il sentiero, che si snoda in falsopiano tra faggi e betulle, toccando dopo quasi un’ora di cammino la bella Baita Baciamorti, di proprietà privata. Il panorama si apre sui vicini monti Cancervo e Venturosa, mostrando le loro pareti che, da questa angolazione, sembrano quasi inaccessibili. Il bosco lascia il posto alla prima neve e seguendo le tracce di sentiero presenti nella neve proseguiamo fino a raggiungere il famoso Passo di Baciamorti e la sua storia.

Il ripido crinale. Se pensavamo di “salvarci” con una passeggiata, ci siamo sbagliati. Il nostro percorso prosegue a sinistra e risale la cresta della montagna, visibile davanti a noi. Passo dopo passo non ci resta che risalire il ripido prato coperto di neve, fino a raggiungerne il culmine, dove a metri 2.009 troviamo sepolta nel ghiaccio una piccola madonnina, posata dal Club Escursionisti Arcoresi. A seconda delle condizioni del manto, potrebbero servire ciaspole o ramponi (quest’ultimi non dovrebbero mai mancare nello zaino di un’escursionista che si accinge a una gita in montagna in questa stagione). In vetta la Valle Imagna, la Val Taleggio, la Valtellina e la Val Brembana si mostrano a noi in tutta la loro bellezza. Uno spettacolo da togliere il fiato, che ci inviterà a una pausa e a scattare più foto possibili.

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19 - Discesa al tramonto
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Il giro ad anello sulle creste. Possiamo comunque tornare sul sentiero comune all’andata. Se non siamo ancora stanchi e abbiamo avuto la fortuna di trovare una bella giornata, possiamo invece proseguire lungo la cresta della montagna, toccando la seconda elevazione della giornata: il monte Araralta. In realtà questa cima dista soltanto poche decine di metri dal monte Baciamorti, ma è comunque quotata sulle carte e contraddistinta come “montagna” a tutti gli effetti. Un motivo in più per aggiungerla al nostro curriculum alpinistico. La traccia ora prosegue in direzione opposta, sempre lungo la larga cresta che ci condurrà ai pascoli che ospitano la Baita Cabretondo. Stiamo ricalcando le orme di uno storico tracciato, conosciuto come “Sentiero delle Orobie” e marchiato dal segnavia CAI 101. Proseguiamo in falsopiano, lasciando alle nostre spalle le vette appena conquistate, fino a raggiungere la Bocchetta di Regadur a metri 1.853 e la vicina Baita Regina, splendida struttura privata. Non spaventatevi se faticate a trovarla, una bella nevicata potrebbe averla completamente nascosta. Abbandoniamo il Sentiero delle Orobie e la sua storia proseguendo in discesa lungo il segnavia CAI 120, che ci condurrà al Rifugio Cesare Battisti, anch’esso privato. La traccia continua in falsopiano lungo i Piani dell’Alben, regalando bellissimi panorami sui vicini Piani di Artavaggio, il monte Sodadura e le montagne lecchesi, tra cui spiccano Resegone e Grigne.

Il rifugio Gherardi. Se vogliamo concludere la giornata con un poco di riposo, magari seduti al calduccio dinnanzi a una bella polenta fumante, possiamo accomodarci al Rifugio Gherardi (m.1.650), ormai visibile davanti a noi. La struttura, di proprietà del CAI di Bergamo e gestita dall’associazione Alpi Ande Due, è aperta tutti i weekend della stagione invernale, escluso il mese di gennaio. Per informazioni e prenotazioni: 035814749.

6 - Il rifugio Gherardi
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Il rifugio Gherardi

7 - Piani dell'Alben
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Piani dell'Alben

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Ritorno e conclusioni. Sazi e soddisfatti, possiamo riprendere il nostro cammino che ci porterà a incrociare Baita Foppa Lunga e altre piccole strutture, ormai vittime del tempo trascorso. Tra scorci e panorami, raggiungiamo dopo poco più di mezz’ora di cammino il parcheggio di Capo Foppa, punto di partenza della nostra escursione. Questo percorso, che durante la stagione invernale può regalare grandissime emozioni, permette l’ascesa a due vette che toccano i 2.000 metri di altezza. L’intero percorso può durare anche cinque ore ed è lungo 12,5 chilometri, con un dislivello positivo di 800 metri. Il giro ad anello può essere effettuato anche in senso contrario.

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